Dalla sicurezza alimentare a una transizione ecologica equilibrata, che non comprometta la produttività e la competitività di intere filiere, a partire dall'ortofrutta. E poi accelerare al massimo sulla partita del digitale in agricoltura, considerato l'intervento più urgente per garantire quel tasso di innovazione di cui il settore ha bisogno.

 

Sono alcuni dei temi che Massimiliano Giansanti, rieletto per i prossimi due anni alla vicepresidenza del Copa, la rappresentanza degli agricoltori europei a Bruxelles, affronta. Giansanti, ricordiamo, è anche presidente di Confagricoltura.

 

Quali saranno le priorità per il prossimo mandato?

"Per quello che mi riguarda nella fase contingente il primo tema da affrontare con maggiore urgenza è la revisione della proposta di Regolamento sulla riduzione dei prodotti fitosanitari, perché per come è stato presentato è evidente che dovremo fare di tutto affinché il Regolamento possa essere modificato. Se dovessimo applicare in Italia la proposta presentata, rischieremmo di fare sparire intere filiere. Pensiamo al settore ortofrutticolo.

 

Un secondo tema è legato invece all'obiettivo contenuto nella proposta di revisione della Direttiva Ue sulle emissioni industriali, che equipara le stalle ai grandi impianti industriali. Ecco, valutare un'azienda zootecnica al pari di un insediamento industriale, è un approccio che, lo abbiamo già ripetuto in passato, penalizza l'agricoltura e distorce la realtà. Vigileremo e ci attiveremo affinché una simile proposta venga profondamente corretta.

 

Per l'Italia e per l'Unione Europea un'altra priorità è lavorare sulla sicurezza alimentare. E dobbiamo farlo da una parte per garantire e migliorare la qualità dei nostri prodotti, contrastando l'impostazione del Nutriscore, che toglie dignità ai nostri prodotti. Dobbiamo ancorare alla terra i prodotti agricoli e tutelare i redditi degli agricoltori".

 

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Parlando di redditi degli agricoltori, ci spostiamo sul terreno della Politica agricola europea. Cosa vi preoccupa della riforma che entrerà in vigore dal prossimo gennaio?

"Lo abbiamo sempre detto: la Pac così come è stata impostata non ci è mai piaciuta, perché sempre di più sta diventando una politica ambientale e sociale e sempre meno una politica economica. Se vogliamo tutelare i redditi e la competitività delle imprese agricole, non possiamo non dire che la riduzione del 15% delle risorse della Pac è drammatica e garantire la capacità produttiva per l'agricoltura europea è una sfida impegnativa.

 

La proposta italiana è un compromesso migliorativo, ma pur sempre di una politica che, così come è stata definita dalla Commissione Ue, non giudichiamo coerente con la necessità di produrre di più e cogliere la sfida dell'autosufficienza alimentare. Con questo non voglio negare gli obiettivi di una sostenibilità che, accanto a quella economica, deve essere anche economica e sociale. Ma dobbiamo essere allo stesso tempo consapevoli che la transizione ecologica è necessaria, ma impegnativa, soprattutto se si vogliono coniugare sostenibilità ambientale e necessaria produttività".

 

Sul Nutriscore il Copa ha una posizione comune?

", assolutamente. Il Copa ha una posizione comune contro il Nutriscore e io sono lì a presidiarla. Gli Stati membri, al contrario, sulla questione non hanno una posizione omogenea".

 

Cosa, dal vostro Osservatorio internazionale, l'Unione Europea non ha colto della situazione agricola attuale, dove si intersecano crisi climatica, costi di produzione fuori controllo, autosufficienza alimentare non completamente raggiunta, fragilità delle imprese agricole?

"Partiamo dalla Pac, che essendo stata completamente snaturata e svuotata della propria missione, non dà elementi di garanzia per i cittadini perché non siamo come Europa autosufficienti. Inoltre, la Pac nemmeno garantisce un equo reddito agli agricoltori, perché non solo in Italia, ma anche in Europa le aziende segnano un profondo rosso.

 

Un altro aspetto è legato alla crisi climatica. Deve essere rovesciato l'approccio: l'agricoltura è vittima e non responsabile del cambiamento climatico, nonostante gli attacchi dei mass media. Non finiremo mai di sottolineare che l'agricoltura, oggi, grazie alla propria attività e alla presenza di aree boschive e forestali, contribuisce direttamente all'abbattimento della CO2.

 

Le aziende agricole sono chiamate a produrre in maniera competitiva, se vogliamo avere un ruolo sempre più forte nella dimensione del mercato globale. Ma è evidente che per affrontare questo percorso di crescita dobbiamo favorire processi di investimento nelle aziende e permettere una nuova dimensione produttiva, costruendo realtà versatili, in grado di produrre per un mercato agroalimentare internazionale, di produrre energie rinnovabili non solo limitatamente al fabbisogno aziendale, ma anche per il mercato, così da avere una fonte ulteriore di reddito".

 

Quali sono le innovazioni più urgenti da introdurre in agricoltura?

"La prima su tutte è la digitalizzazione dell'agricoltura. Lo Stato dovrà fare un investimento per costruire una rete rurale digitale. Le aziende agricole devono avere la possibilità di essere connesse attraverso la fibra ottica o la rete ultraveloce e beneficiare di quelle opportunità che la rete, insieme ad altre soluzioni innovative, assicura".