Nello Stato del Queensland, in Australia, un imprenditore agricolo locale è convinto che in futuro l'agricoltura non avrà più bisogno di trattori e pesanti attrezzature, ma tutto verrà fatto con i droni. Il suo nome è Roger Woods e quest'anno ha raccolto la sfida lanciata da alcuni vicini e ha gestito un campo di girasoli esclusivamente tramite velivoli senza pilota.

"L'aspetto più critico è stato la semina, visto che i semi di girasole devono essere messi a dimora ad una distanza costante e ad una profondità corretta", ha raccontato Woods ad una emittente locale. Il terreno è stato lavorato in maniera tradizionale e sul suolo sono stati aperti dei solchi per la semina. Poi il drone, grazie ad un sistema di posizionamento di precisione, ha lasciato cadere nei solchi i semi a distanza regolare. Ma in altre parti del campo i semi sono stati semplicemente lasciati sulla superficie del terreno.

"Abbiamo fatto una dozzina di esperimenti e alla fine il risultato è stato soddisfacente. Abbiamo usato 45mila semi per ettaro, avendo come obiettivo quello di veder germinare circa 30mila piante", ha spiegato Woods. Guardando le immagini trasmesse dall'emittente locale saltano però agli occhi i vasti spazi vuoti lasciati dal drone.

 

 

Un'idea di marketing che guarda al futuro

La semina, per ora, è più conveniente lasciarla alle seminatrici, anche se Woods, che gestisce una attività di contoterzismo con i suoi droni, afferma che il suo metodo è più rispettoso del terreno evitando il compattamento del suolo causato dal passaggio dei mezzi.

Al di là della semina, che lascia a desiderare, interessanti sono stati invece i trattamenti di difesa e fertilizzazione. In Australia infatti la normativa è meno stringente rispetto all'Europa ed è consentito applicare prodotti fitosanitari con velivoli senza pilota. Woods ha quindi diserbato e applicato prodotti per la difesa usando i suoi droni. E anche la fertilizzazione è stata effettuata tramite l'impiego di concimi fogliari irrorati dall'alto.


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I droni di Woods, dei DJI Agras, sono in grado di portare sopra i campi volumi variabili di miscela (fino a 40 chili) e di nebulizzarli con precisione. Le pale dei rotori creano poi una corrente di aria verso il basso che spinge il prodotto sulla coltura, evitando fenomeni di deriva. Insomma, sul fronte dell'irrorazione i droni hanno qualcosa da dire, soprattutto se utilizzati in zone difficili da raggiungere (come nel caso della viticoltura eroica).


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Il campo seminato a girasoli sembra dunque essere stato una trovata pubblicitaria per sensibilizzare gli agricoltori della zona sulle opportunità offerte dai velivoli senza pilota e l'opinione pubblica sulla sicurezza dei trattamenti effettuati con drone. Lo stesso Woods ha riportato che i suoi operatori sono stati aggrediti da alcuni residenti preoccupati che i prodotti fitosanitari potessero danneggiare la loro salute.

 

 

La Società di Woods, Drone Commander, crede fermamente nelle potenzialità offerte dai droni. Lo sanno bene i tanti agricoltori che quest'anno sono stati afflitti dalla piaga dei topi. Condizioni ambientali favorevoli hanno portato questi roditori a moltiplicarsi velocemente nel Sud dello Stato, divorando interi raccolti di orticole e cereali. E così Woods è stato assoldato per lanciare con i suoi droni esche avvelenate. Il tutto sorvolando le colture, senza quindi causare danni al raccolto.

Ma l'inventiva di questo agricoltore australiano non si ferma qui. E sul suo sito sponsorizza anche servizi non agricoli, come la dispersione delle ceneri dei defunti tramite i suoi velivoli.

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