La notizia era già stata annunciata da tempo, già a partire dalla primavera quando fu firmato l'accordo d'intesa, poi al Sana di Bologna, e infine l'atto ufficiale sottoscritto alla presenza del notaio, fatto quattro giorni fa, il 13 dicembre 2021 presso Palazzo Leopardi a Ancona.

Prende così forma piena il 'Distretto Biologico Marche – La biodiversità che ci unisce – Società Cooperativa' che si presenta come il più grande distretto biologico d'Europa.

All'atto di costituzione erano presenti tutte le realtà associative coinvolte - Cia, Coldiretti, Podagrico, Confagricoltura, Legacoop, Confcooperative, Agci - oltre al presidente della Regione Francesco Acquaroli e il vicepresidente e assessore alla Agricoltura Mirco Carloni.

Acquaroli ha parlato di un "passo fondamentale di una sfida per costruire il futuro, per segnare la capacità di essere all'avanguardia e di saper aggregare i territori con un obiettivo comune".

Mentre per Mirco Carloni, con questo atto "le Marche rilanciano la tradizione dell'essere la culla del biologico italiano e scrivono una nuova pagina della storia dell'agricoltura marchigiana".

L'assessore Carloni ha ricordato anche il percorso che ha portato alla firma, un percorso cominciato a febbraio con l'approvazione da parte della giunta dell'atto che ha definito i criteri per il riconoscimento dei distretti del cibo, tra i quali quello del biologico, requisiti che in questo caso hanno voluto favorire l'aggregazione dei tanti imprenditori e trasformatori che da decenni nella Regione si occupano di agricoltura biologica.

Nei mesi successivi le organizzazioni di rappresentanza del mondo agricolo, le centrali cooperative e la Camera di Commercio delle Marche hanno firmato il patto per il biologico: un documento di intenti con i quali i sottoscrittori e la Regione si sono impegnati a perseguire obiettivi comuni.

Obiettivi che comprendono l'incremento della superficie agricola utile coltivata a biologico; il potenziamento della ricerca, della sperimentazione e della formazione nel settore; la tutela e la valorizzare della biodiversità; l'estensione della certificazione del biologico fino alla tavola dei consumatori; la promozione del consumo dei prodotti biologici nelle mense e nei circuiti commerciali; la promozione delle Marche come Regione biologica con una elevata qualità della vita per accrescere la loro attrattività turistica.

Così, nell'ottica della giunta regionale, l'agricoltura biologica, anche e soprattutto attraverso la creazione del distretto, ha tutte le potenzialità non solo per far viaggiare un marchio unico delle Marche, ma soprattutto per dare impulso all'economia locale e mantenere o migliorare la qualità del territorio.

La Regione conta di poter riconoscere il distretto nel giro di pochi giorni e candidarlo a soggetto con un ruolo primario anche a livello nazionale ed europeo: sarà tra poco emanato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali il bando per il finanziamento dei distretti del cibo a cui le Marche potranno aderire anche con il settore del biologico, con contributi per il settore primario e quello della trasformazione alimentare.

Una realtà quella del distretto, che ad oggi vede partecipare 2100 aziende agricole, con 71mila ettari coltivati (che rappresentano il 60% della superficie a biologico nelle Marche) e un fatturato stimato in 100 milioni di euro.

Numeri che mettono le Marche al primo posto per l'agricoltura biologica in Italia e che ora, con il distretto, la fanno salire anche ad un primato europeo.