Secondo la previsione dell'Osservatorio del vino Ismea-Unione italiana vini, presentata il 4 settembre scorso a Roma alla presenza del ministro Gian Marco Centinaio, di Raffaele Borriello, direttore generale di Ismea, e Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale del Comité européen des entreprises vins, con la vendemmia 2018 le regioni Campania, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna dovrebbero produrre oltre 14,9 milioni di ettolitri di vino, per un incremento su base territoriale del 10,17% rispetto al 2017 e a fronte di un vigneto Italia che dovrebbe portarsi a casa circa 49 milioni di ettolitri: +15% sullo scorso anno.

La vendemmia 2017 per le regioni del Mezzogiorno d'Italia, a meno dell'Abruzzo, era stata di poco superiore a 13,5 milioni di ettolitri di vino, stando alle dichiarazioni di vendemmia rese ad Agea: con grande sfoggio di qualità, dovuta al clima caldo e siccitoso, ma con una severa riduzione delle rese per ettaro e della trasformazione in cantina.

E un elemento di queste previsioni vendemmiali 2018 per il Mezzogiorno balza subito all'occhio: nonostante la ripresa produttiva, che rilancia l'Italia quale primo produttore mondiale di vino, il dato del Sud sarà ben al di sotto di quello della media 2013-2017 stilato proprio da Ismea su dati Agea e pubblicato nella "Scheda di settore vino" nell'aprile 2018. Colpa dei danni del maltempo accanitosi su alcune regioni meridionali, si è detto in conferenza stampa.

Ma sullo sfondo ci sono le due principali regioni vitivinicole del Mezzogiorno, che presentano tendenze opposte: la Puglia è l'unica regione che continua a crescere in quantità - addirittura oltre la media 2013-2017, e sembrerebbe che proprio qui - dove si lamentano danni ingentissimi - il maltempo non avrebbe colpito. Mentre la Sicilia è la regione che recuperando meno tra 2017 e 2018 vede assottigliarsi le quantità prodotte rispetto al 2013-2017, segno evidente che continua la conversione produttiva da vino da tavola verso le Dop, ma forse anche sintomo della riduzione assoluta delle superfici vitate. E si registra una nuova tendenza in atto: la crescita del vigneto Italia a discapito del Sud.
 

Previsioni di vendemmia per regioni

Ecco la produzione prevista nel Mezzogiorno d'Italia di vino e mosti nel 2018, disaggregata per regioni, secondo le stime di ieri di Ismea ed Unione italiana vini - Osservatorio del vino, raffrontate al dato finale di vendemmia 2017 e alla media elaborata da Ismea sui risultati delle vendemmie tra il 2013 ed il 2017.

La Campania, che nel 2017 si era fermata 618mila ettolitri, nella vendemmia 2018 dovrebbe toccare i 711mila, portando a casa un incremento del 15% sull'annata precedente. Ma c'è poco da stare allegri, visto che le medie produttive 2013-2017, pure appesantite dalla pessima annata dello scorso anno, danno la regione patria del Taurasi e del Fiano ad un milione 454mila ettolitri.

Il Molise nella vendemmia targata 2018 dovrebbe sfiorare i 200mila ettolitri (199mila il dato previsionale), contro i 173mila dello scorso anno. Anche alla regione della Tintilia tocca un incremento del 15% sulla trascorsa campagna. Ma le medie produttive Ismea 2013-2017 riportano il valore di ben 283mila ettolitri, pertanto anche in questo caso si dovrebbe ancora risalire la china.

Nonostante i danni da maltempo acclarati in Puglia, la produzione 2018 di vino dovrebbe attestarsi ad oltre 9,1 milioni di ettolitri, ben il 12% in più degli oltre 8 milioni dello scorso anno. E la terra del Negroamaro e del Primitivo vedrebbe in tal caso addirittura una decisa avanzata in questa vendemmia rispetto alla produzione media del 2013-2017, che secondo Ismea si attesta a poco oltre 6,8 milioni di ettolitri.

La Basilicata nelle previsioni Ismea-Uiv dovrebbe invece attestarsi a 76mila ettolitri nel 2018, contro gli appena 65mila dello scorso anno, mettendo a segno un bel +18%. Ma la regione dell'Aglianico del Vulture ha alle spalle una media produttiva Ismea nel 2013-2017 di ben 128mila ettolitri.

La Calabria è tra le meridionali la regione che cresce di più rispetto alla vendemmia 2017: quella prevista per quest'anno dall'Osservatorio del vino è accreditata a 131mila ettolitri, il 20% in più degli appena 109mila dello scorso anno. Eppure la terra del vitigno Gaglioppo e del vino Cirò ha una media produttiva sul 2013-2017 di ben 467mila ettolitri, che resta lontana dai risultati previsti.

La Sicilia è a ben vedere la regione che sembra recuperare meno: 4,1 milioni di ettolitri nel 2017, dovrebbe superare di poco i 4,3 milioni nel 2018, con una crescita del 5% tra un anno e l'altro. Anche per la regione dello Zibibbo e del Nero d'Avola vale il confronto però con una media produttiva 2013-2017 da 5,8 milioni di ettolitri.

La Sardegna, che nel 2017 si era attestata a 354mila ettolitri, è attesa toccare i 395mila nel 2018, con un incremento del 12%. Ma la terra del Cannonau deve fare i conti con dati anche in questo caso lontani dai 697mila ettolitri prodotti mediamente tra 2013 e 2017.
 

I dati Ismea-Agea sulla crescita del vigneto Italia

I dati reali di questa vendemmia saranno noti solo a primavera. Ma in futuro la produzione del Mezzogiorno potrebbe iniziare a risentire di un'altra tendenza in atto: dal 2016 il vigneto Italia ha ripreso ad espandersi, passando dai 638mila ettari del 2015 ai 652mila del 2017 censiti da Agea. Questi 14mila ettari in più sono andati alle regioni del Centro Nord Italia (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia e Toscana).

A questa crescita a trazione settentrionale dei vigneti, fa da contraltare un gigante come la Sicilia che nel 2017 - pur mantenendo il primato di regione più vitata d'Italia - per la prima volta è scesa sotto i 100mila ettari. Secondo Ismea tale tendenza è favorita dal nuovo sistema autorizzativo, che dal 2016 implicitamente consente il trasferimento di diritti di reimpianto da una regione all'altra, favorendo quelle più forti sul piano della struttura imprenditoriale preesistente.