I prodotti agricoli e zootecnici sono spesso ritenuti colpevoli delle malattie dell’uomo perchè inquinati: un tema ricorrente nella pubblicistica, che nel fenomeno "Terra dei fuochi" in Campania aveva trovato la sua più plastica esaltazione, con la caccia scatenata dalla autorità al fondo inquinato e al suo sequestro.

Ma per fare giustizia dei luoghi comuni e per stabilire una correlazione reale tra i mali e cause occorrono nuovi mezzi perché se l’uomo è ciò che mangia, è vero anche che si pone nell’ambiente circostante in maniera molto più complessa e l’origine delle malattie, a cominciare dai tumori, è sempre di più multifattoriale.

Si è parlato di questo e molto altro durante “Uomo e ambiente: nuove strategie di controllo” il seminario tenutosi ieri, 23 novembre 2016, a Napoli, promosso e organizzato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici dal Dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e dalla Thermo Fisher Scientific.
 
Ed è stata occasione per l’Izsm di lanciare Spesstudio di esposizione nella popolazione suscettibile -  il nuovo programma di monitoraggio della popolazione umana esposta all’inquinamento ambientale, sviluppato di concerto con l’Istituto nazionale tumori Pascale di Napoli, che completa un ciclo di attività, iniziato con Qr Code Campania, il progetto volto a consentire ai consumatori di conoscere - attraverso la lettura del codice Qr - i dati dell’azienda produttrice di un bene alimentare e quante e quali analisi vengono effettuate e con quali risultati sugli alimenti, e seguito da Campania Trasparente, il piano di biomonitoraggio ambientale che ha analizzato migliaia di campioni di tutte le matrici agricole e ambientali del territorio della Campania.
 
Antonio Limone, direttore generale dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, ha illustrato le nuove strategie di controllo messe in campo dall’Izsm  nel rapporto tra ambiente e salute umana. “Tre sono i progetti in campo. – ha spiegato Limone – Qr Code Campania, Campania Trasparente e Spes”.
 
“Campania Trasparente ci ha permesso di analizzare vegetali, produzioni animali, suolo, aria, acqua e persino il fegato e la milza dei cinghiali e delle volpi e, con oltre 100mila evidenze scientifiche, ci ha fornito il quadro sul quale è stato impiantato il progetto Spes – ha detto Limone, che ha spiegato che Spes sarà - uno studio sulla popolazione esposta suscettibile, uno studio che ci permette, attraverso la lettura di biomarcatori di esposizione e di effetto, di comprendere la correlazione tra ambiente e salute, più semplicemente quanto un contaminante influisce sulla salute umana e quanto eventualmente modifichi il genoma umano”.
 
Spes prevede  la definizione di tre aree con differente livello di impatto ambientale (alto, medio e basso). Per ciascuna area di impatto sono stati definiti differenti cluster di esposizione e in base al cluster individuato è stata avviata la campagna di reclutamento dei soggetti coinvolti nello studio: 4200 persone sane di entrambi i sessi e di età compresa tra i 18 ed i 49 anni. I soggetti sottoposti ad analisi, dovranno riferire quanto e cosa mangiano, ma anche i propri stili di vita, e ogni altro comportamento giudicato a rischio. Il campionamento adottato è di tipo stratificato con selezione delle unità a probabilità costanti. Le variabili di stratificazione sono il comune di residenza, il sesso e l’età. L’analisi statistica verterà su test parametrici e non-parametrici, univariati e multivariati, in modo da poter isolare le singole cause dell'eventuale male sin dal suo insorgere.

Da almeno tre decenni in Campania, vaste aree delle province di Napoli e Caserta sono state oggetto di una attività illecita costituita da sversamenti incontrollati di rifiuti industriali e urbani di natura estremamente eterogenea.
 
“In quest’area, un gran numero di studi di monitoraggio sia su matrici ambientali che su organismi viventi ha mostrato livelli compatibili con quelli attesi da inquinanti collegati alla combustione dei rifiuti, quali diossine, composti diossino-simili e i policlorobifenili . Ciò ci ha portato a proporre uno studio innovativo sull’epigenetica e sui biomarkers – è scritto nella scheda di presentazione del progetto, dove si sottolinea - La complessità della patologia oncologica, la sua multifattorialità ed i risultati dei trend temporali rimandano a valutazioni più complesse ed articolate”.
 
Per capire le nuove vulnerabilità ambientali ed alimentari non ci si può dunque solo affidare agli strumenti classici utilizzati sinora  - analisi epidemiologica di eventi patologici maggiori quali cancro e malformazioni congenite - “Ma occorre ricorrere a nuovi strumenti analitici – è scritto nella scheda - quali biomarcatori prossimali, end-point iniziali ed intermedi di malattia, che identifichino e misurino nei tessuti e fluidi biologici, segni precoci di modificazione funzionale o strutturale prima che si manifesti il danno clinico e per valutare la suscettibilità individuale".