Indicazioni geografiche, principio di precauzione, protezione delle denominazioni. L’affaire Ttip, l’Accordo di libero scambio transatlantico fra Unione europea e Stati Uniti, che coinvolgerebbe un mercato di 850 milioni di persone, si ingrossa.
Nulla appare più scontato e, nonostante il pressing di Obama mirato a concludere il negoziato prima della scadenza del suo mandato, la trattativa è ancora in alto mare. Anzi, ad essere sinceri, si stanno cominciando ad alzare le barricate.

Pochi giorni fa il commissario europeo all’Agricoltura Phil Hogan lo ha affermato molto chiaramente, intervenendo ad un dibattito organizzato a Bruxelles dalla testata americana Politico. “La Commissione europea non si affretterà a chiudere i negoziati commerciali con gli Stati Uniti, mentre il presidente Barack Obama è in carica”, è stato lapidario il commissario Hogan.

“Non siamo interessati a completare il negoziato rapidamente durante la presidenza di Obama - ha ribadito - perché non ho intenzione di accettare i suoi termini”. La posizione degli Stati Uniti si è irrigidita notevolmente sul versante delle indicazioni geografiche, un tema sul quale l’Unione europea non intende retrocedere. Dovranno essere riconosciute e tutelate.
“Un accordo che sacrifica le indicazioni geografiche - ha dicharato Hogan - è improbabile che possa essere ratificato dai 28 Stati membri dell’Unione europea”.

A dare manforte al collega dell’Agricoltura è intervenuta in questi giorni anche Cecilia Malmström, attraverso il proprio blog. Il commissario alla Salute ha sostenuto che l’Ue non permetterà che l’attuale livello di tutela dei consumatori diminuisca in seguito al Ttip. “Deve essere chiaro e detto ancora e ancora - ha scritto Malmström - che nessun accordo commerciale Ue potrà mai abbassare il livello di tutela dei consumatori o di sicurezza alimentare o dell’ambiente. Gli accordi commerciali non cambieranno le nostre leggi in materia di Ogm o il modo di produrre carne sicura o il modo di proteggere l’ambiente”.

Malumori e prese di posizioni contro Washington anche dal presidente francese François Holland. “A questo punto del negoziato la Francia dice no”, ha detto Holland. “Non siamo per un libero scambio senza regole e non accetteremo mai di mettere in discussione i principi essenziali della nostra agricoltura, della nostra cultura, per la reciprocità dell’accesso ai mercati pubblici”.
Una linea che aveva precorso il segretario di Stato francese per il Commercio estero, Matthias Fekl, convinto che a queste condizioni molto probabilmente un accordo sul Ttip si sarebbe arenato.

Anche il quotidiano francese Le Monde aveva sollevato il caso, ponendo l’accento proprio sulla tutela delle Dop. “Tra i temi sui cui gli europei si battono c’è la questione della tutela dei prodotti locali del vecchio continente, perché non si debbano trovare le noci di Grenoble prodotte in California o Parmigiano contenente un derivato del legno in Pennsylvania. I casi di contenzioso tra l’Unione europea e il resto del mondo per l’uso improprio delle denominazioni abbondano, in particolare sull’alimentare”, hanno scritto Pierre Breteau e William Audureau, citando proprio il caso del Parmigiano Reggiano come emblema della battaglia per la tutela delle indicazioni geografiche.

Gli Stati Uniti, però, starebbero cercando di forzare la mano ed accelerare verso le conclusioni.
Secondo alcune rivelazioni sul trattato riservato ad opera di Greenpeace Olanda, Washington sarebbe intenzionata ad ostacolare l’esportazione di auto dall’Unione europea agli Stati Uniti, qualora Bruxelles si dovesse rifiutare di acquistare più prodotti agricoli dagli Stati Uniti.
I media affermano che gli Stati Uniti si opporrebbero al principio europeo che prevede che i prodotti possano essere autorizzati alla vendita solo se è provato che non siano dannosi per la salute umana e l’ambiente.
Ma sul tema la posizione dell’Ue, esternata dal commissario Malmström, non ammette margini di manovra.

In Germania nei giorni scorsi sono scesi in piazza alcuni attivisti - si parla di 50mila persone - con una lega di oltre 130 organizzazioni, tra le quali il sindacato Verdi, i Verdi ed il movimento no global di Attac. Gli agricoltori temono infatti che, qualora l’accordo venisse firmato, il mercato europeo verrebbe inondato di carne e latte statunitensi.

In Italia il comitatoStop Ttip” Italia ha lanciato per il prossimo 7 maggio 2016 a Roma una manifestazione contro l’approvazione del Ttip. Il ritrovo sarà alle ore 15 in Piazza della Repubblica, il corteo si dirigerà fino a Piazza del Popolo, dove fino a sera si svolgerà un presidio.