E' partito ieri all’Istituto agronomico mediterraneo di Bari del Ciheam, un corso rivolto a 20 tecnici provenienti dalle istituzioni partner del progetto Di.R. Il distretto rurale come modello d’integrazione dei sistemi produttivi territoriali. Di.R. è promosso e finanziato nell’ambito del Nuovo programma di prossimità adriatico interreg/Cards-Phare orientato allo sviluppo socio-economico e la cooperazione tra i Paesi dell'Area adriatica. Il corso ha l’obiettivo di addestrare i partecipanti all’uso di una piattaforma informatica utile alla identificazione delle aree territoriali che presentano caratteri di distretti rurali. Si chiama Ru.Di. (rural district) ed è stata realizzata da esperti informatici dell’Iamb, sulla base di una metodologia di ricerca messa a punto dall’Università di Bari. Il distretto rurale è un modello di organizzazione territoriale in istituzioni, imprese, associazioni interagendo tra loro in una logica di area-sistema, attuano una politica di diversificazione produttiva, di integrazione economica, di valorizzazione delle tradizioni culturali e delle vocazioni territoriali, ponendo l'attenzione su aspetti sociali, di gestione e di identità del territorio. La piattaforma telematica Ru.Di. è un sistema informativo di supporto, in grado di acquisire dati, fare una classificazione del territorio, analizzare i sistemi territoriali rurali in modo da valutare se possano costituire distretto. La piattaforma Ru.Di. rappresenta sia uno strumento utile per la pianificazione e gestione delle aree rurali e dei sistemi produttivi locali, sia per l’erogazione di dati, informazioni, mappe, scenari e servizi in genere. Le aree pilota individuate dal progetto sono nelle province di Bari, Forlì-Cesena, Teramo, Campobasso, Pesaro-Urbino. Partners del progetto Di.R., guidati dalla Regione Puglia, sono l’Iam di Bari, l’Università di Bari, la Provincia di Bari, la Regione Abruzzo, la Regione Molise, la Provincia di Pesaro-Urbino, la SVIM Marche Spa e l’Altraromagna srl. La sponda adriatica orientale è rappresentata dal ministero albanese dell’Agricoltura, alimentazione e protezione dei consumatori, dall’Istituto croato per la divulgazione in agricoltura, dalla facoltà di Agraria di Banja Luka (Bosnia and Herzegovina, Republika Srpska), dall’Istituto Federale di Agropedologia (Federation of Bosnia and Herzegovina), e dal Comune di Cacak (Serbia).