Sul caso Xylella c’è un capitolo che riguarda il ministero per le Politiche agricole e che parte da un’ordinanza del Tar Lazio che si incastona nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Lecce sulla gestione  dell’emergenza.

Il Tar Lazio ha accolto in questi giorni parzialmente il ricorso presentato da 19 aziende agricole biologiche della provincia di Lecce, ordinando al ministero delle Politiche agricole l’esibizione di alcuni documenti amministrativi relativi alla gestione dell’emergenza Xylella fastidiosa in Salento.

Il ricorso lamentava l’illegittimità del silenzio-rigetto del Mipaaf in relazione all’istanza di accesso agli atti presentata dagli imprenditori ricorrenti nell’aprile scorso e riguardante l’autorizzazione data nel 2010 dal Mipaaf all'Istituto agronomico mediterraneo di Valenzano (Bari) per introdurre il batterio Xylella fastidiosa a scopo didattico in Puglia.
 
La stessa lamentela era stata rivolta dai ricorrenti rispetto al diniego della Regione Puglia e dell’Istituto. In relazione alla prima, i giudici hanno dichiarato “la cessazione della materia del contendere”, mentre per il secondo il ricorso è stato dichiarato “improcedibile per carenza di interesse”, essendo stati chiesti documenti simili a quelli che potrebbe fornire il ministero e attualmente protetti da un’immunità giurisdizionale accordata all’Istituto, che renderebbe necessario sollevare prima una questione di legittimità costituzionale.
 
Per quanto riguarda il ministero, invece, era stato chiesto di poter accedere all’autorizzazione fornita all’Istituto agronomico mediterraneo per l’introduzione del batterio Xylella fastidiosa nell’ambito di un workshop scientifico del 2010, a tutti gli atti del Comitato tecnico scientifico costituito nel settembre 2014 sulla Xylella e del parere del Comitato fitosanitario nazionale.
 
Tale documentazione è stata acquisita in originale della Procura di Lecce, nell’ambito dell’inchiesta nella quale figurano dieci indagati e che lo scorso 18 dicembre ha portato al sequestro di tutti gli ulivi per i quali era stata disposta l’eradicazione.
 
Il Tar Lazio ha rilevato che “nonostante l’amministrazione non sia in possesso della documentazione richiesta, può estrarne copia dietro autorizzazione dell’autorità giudiziaria e solo il diniego di quest’ultima può impedirne il rilascio, ove ricorra il segreto istruttorio. Di conseguenza, è stato intimato al ministero di inoltrare esplicita richiesta alla Procura di Lecce entro trenta giorni, al fine di fornire copia degli atti richiesti ai ricorrenti. 
 
Inoltre, ad oggi, non risultano istanze di ricorso al Tribunale del Riesame di Bari avverse alla convalida del sequestro d’urgenza degli olivi destinati all’eradicazione, operata dal Gip di Lecce, Alcide Maritati, che ha tramutato lo scorso 28 dicembre il provvedimento d'urgenza della Procura della Repubblica in sequestro preventivo.