Alla fine ha prevalso il buon senso e la plenaria del Parlamento europeo ha bocciato la proposta di considerare gli allevamenti di bovini al pari delle industrie più inquinanti, obbligandoli a rispettare le stesse regole in tema di tutela ambientale.

È quanto prevedeva la Commissione europea nella proposta di revisione della direttiva sulle Emissioni Industriali.

 

Come già anticipato da AgroNotizie, la Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo aveva espresso voto contrario alla proposta della Commissione.

Voto poi contraddetto dal successivo intervento della Commissione Ambiente dello stesso Parlamento, favorevole invece a inserire gli allevamenti bovini nella direttiva in discussione.

 

Il voto

Con 367 voti a favore, 245 contrari e 16 astenuti, i parlamentari europei riuniti a Strasburgo l'11 luglio hanno deciso a larga maggioranza (quasi il 60%) di mantenere immutate le norme in vigore per quanto riguarda la zootecnia.

Queste, ricordiamo, prevedono che siano tenuti a rispettare vincoli analoghi a quelli delle industrie solo gli allevamenti di suini con più di 2.000 capi (oltre i 30 kg) o con più di 750 posti per scrofe e gli allevamenti avicoli con oltre 40mila animali, nonché le aziende agricole con almeno 750 Uba (unità bestiame adulto).

Dunque con l'esclusione degli allevamenti di bovini.

 

I commenti dei protagonisti 

È stato scongiurato, ha commentato l'europarlamentare Paolo De Castro, un errore scientifico e pratico, che avrebbe messo a repentaglio decenni di progressi della filiera bovina, dove abbiamo raggiunto i più alti standard produttivi e di benessere animale.

 

"Ancora una volta - ha detto De Castro - siamo stati in grado di creare un'ampia condivisione politica della strategia a sostegno di un'agricoltura sempre più sostenibile, evitando spaccature all'interno del Parlamento che non consentono mai di avanzare in modo efficace".

 

Significativo il commento del relatore Radan Kaven che dopo il voto ha sottolineato come una migliore protezione dell'ambiente non debba necessariamente portare a più burocrazia.

Auspicando al contempo una politica europea realistica, economicamente fattibile, attenta alla competitività.

 

Giudizio positivo

Apprezzamenti per il voto del Parlamento sono giunti dalle rappresentanze di tutta la filiera zootecnica, a iniziare dalle organizzazioni agricole.

È stata fermata una "norma ammazza stalle", come l'ha definita il presidente di Coldiretti Ettore Prandini.

Una vittoria per la zootecnia italiana ed europea, afferma il presidente di Cia Cristiano Fini, e Tommaso Battista, presidente di Copagri, ricorda che l'allevamento bovino non solo ha ridotto le proprie emissioni, ma contribuisce al sequestro di carbonio.

L'inclusione degli allevamenti bovini, proposta dalla Commissione e bocciata dal Parlamento europeo, avrebbe comportato la chiusura di numerose strutture produttive, favorendo al contempo le importazioni dai paesi terzi, ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.

 

Le opinioni della filiera

L'ideologia mascherata da finto ambientalismo non è passata, ha commentato Luigi Scordamaglia, di Filiera Italia, mentre il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari, Carlo Piccinini, ha espresso un ringraziamento al lavoro svolto dagli europarlamentari per aver recepito le preoccupazioni del mondo produttivo.

Sulla stessa lunghezza d'onda Assocarni, che apprezza come gli europarlamentari abbiano compreso Il valore della filiera bovina nei suoi aspetti di circolarità, presidio del territorio e impegno a favore dell'ambiente.

 

Attendendo la parola fine

Ma la partita non può dirsi conclusa.

Il Parlamento Europeo ora dovrà avviare i negoziati con il Consiglio per giungere al testo definitivo della legge, atteso per inizio autunno.

È augurabile che la Commissione ritiri la sua proposta iniziale, tenendo conto del voto espresso dal Parlamento europeo.

 

Nel frattempo si svolgeranno a breve i triloghi fra Parlamento, Commissione e Consiglio dei Ministri per l'Ambiente.

Ancora una volta saranno le capacità di trovare consenso e creare alleanze a fare la differenza.