Dopo un lungo periodo di prezzi in calo, finalmente il mercato dei conigli mostra qualche cenno di ripresa, ma assai contenuto. Nell'ultima seduta della Cun (commissione unica nazionale) le quotazioni si sono collocate ad una media di 1,43 euro al chilo (con minimo di 1,40 e massimo di 1,46 euro), segnando un apprezzamento di appena 3 centesimi rispetto alla settimana precedente. In pratica quotazioni analoghe a quelle dello scorso anno (media di 1,41 euro al chilo) e ancora lontani dal “record” del 2013, quando nella seconda parte di giugno i prezzi si spinsero ad un massimo di 1,57 euro al chilo, sempre per la tipologia “conigli leggeri”. Anche allora si era distanti dal coprire i costi di produzione, che sfiorano i due euro per chilo. Non si vedono dunque vie di uscita a breve da questa lunga crisi del settore. Anche le quotazioni registrate dalle borse merci, ormai alle ultime battute, non lasciano molte speranze. A Verona i prezzi si sono fermati a 1,43 euro al chilo e a Forlì, piazza da sempre più “generosa” nei riguardi dei conigli, non si è andati oltre 1,44 euro al chilo.

Crisi dalle molte facce
Mentre i prezzi del vivo languono, sul mercato delle carni macellate si assiste al contrario ad un repentino rincaro di ben 40 centesimi. Un comportamento anomalo dei mercati che conferma la “debolezza” delle rappresentanze degli allevatori nelle sedi di contrattazione, come evidenzia anche l'Anlac (associazione nazionale liberi allevatori di conigli) per voce del suo presidente Saverio De Bonis. Nell'osservare gli andamenti dell'offerta, si legge in un comunicato della stessa Anlac, si nota nel primo trimestre dell'anno un calo della produzione interna, conseguenza in molti casi della chiusura degli allevamenti. Il recupero dei prezzi che avrebbe dovuto far seguito alla minore offerta di prodotto è però stato annullato dalle importazioni. Nello stesso periodo si è infatti registrato l'arrivo di conigli cinesi sottocosto e un deciso incremento delle importazioni dall'Ungheria (+135%). La crisi della coniglicoltura riconosce dunque molte cause e sarebbe auspicabile, afferma Anlac, che i rappresentanti degli allevatori che partecipano alla formazione del prezzo nella Commissione unica, siano liberi da vincoli con la controparte industriale.