E' con un ampio spaccato sulla situazione del comparto che si è aperto l’intervento del presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai, nel corso dell’audizione in commissione Agricoltura del Senato sulle problematiche della filiera lattiero casearia italiana. Alai ha evidenziato, in primo luogo, l’eterogeneità delle caratteristiche degli allevamenti e delle diverse condizioni produttive che connotano (anche in termini di costi) le imprese del territorio.
In una situazione che registra pesanti difficoltà a carico di tutti gli allevamenti - ha sottolineato il presidente del Consorzio - ma con aggravi specifici per quelli operanti in montagna e per i giovani allevatori che si sono insediati più recentemente non è pensabile che possa essere lasciata al mercato una selezione fra allevatori e caseifici che indebolirebbe tutto il sistema”.
Il presidente del Consorzio ha poi sottolineato la delicatezza del passaggio che sta avvenendo sul versante produttivo: da una parte, infatti, con la cessazione del regime delle quote latte si passerà da una produzione contingentata per trent’anni ad un regime libero le cui ripercussioni segneranno profondamente il futuro del settore in Europa, mentre dall’altra si è già arrivati, nell’ambito del sistema Parmigiano Reggiano, alla gestione volontaria di una regolazione dell’offerta legata direttamente ai produttori, visto che proprio il Consorzio del Parmigiano Reggiano è l’unico ente di tutela che ha assegnato le quote latte da trasformare in formaggio direttamente agli allevatori.

Governo della produzione
A fronte della debolezza che i caseifici scontano sul versante della commercializzazione diretta (con il passaggio del prodotto a commercianti stagionatori che a propria volta si relazionano con il mondo della distribuzione), proprio il governo della produzione – ha detto Alai – è un elemento strategico, attraverso il quale, come se fossimo di fronte ad un’unica “fabbrica” – si punta ad orientare e governare il mercato, con una diretta ricaduta sull’esito delle contrattazioni e delle quotazioni, i cui andamenti sono positivi o negativi proprio in base all’entità quantitativa dell’offerta.
Nel successivo dibattito sono stati poi affrontati diversi temi, dalle iniziative per l’export alla modulazione dell’offerta, a eventuali funzioni del Consorzio nel campo degli acquisti collettivi, sino alla possibilità di costituire società commerciali, alla convivenza, all’interno del Consorzio, di produttori e stagionatori-commercianti.

Il no di Coldiretti...
Critica la posizione di Coldiretti, che anche in altre occasioni si è espressa in disaccordo con la “governance” del Consorzio del Parmigiano Reggiano. “Prima di pensare alla riduzione della produzione il Consorzio dovrebbe tornare a valorizzare il prodotto in Italia e all’estero, che in questi anni è stato abbandonato o ceduto nelle mani di altri soggetti, facendo il lavoro che gli compete.” E’ quanto affermato dal vicepresidente nazionale della Coldiretti, Mauro Tonello, nel corso dell’audizione in commissione Agricoltura del Senato. L’attuale governance del consorzio - ha proseguito Tonello - ha dimostrato grossi limiti abbandonando l’attività di pubblicità in Italia. Al tempo stesso, l’attività promozionale all’estero è stata lasciata nelle mani degli esportatori. Starde sbagliate,, a detta dei vertici Coldiretti.

e della Cia
Promuovere nuove forme di aggregazione della produzione, spingere su un nuovo progetto di Consorzio con l’obiettivo di un’equa ripartizione del valore aggiunto e dei rischi finanziari nella filiera e migliorare le politiche a sostegno dell’export: solo così si può far fronte alla difficile situazione del comparto del Parmigiano Reggiano, segnato dal crollo dei prezzi e dalla stagnazione dei consumi domestici. Questa in sintesi la posizione di Cia-Confederazione italiana agricoltori, che sul tema è intervenuta in audizione in commissione Agricoltura al Senato insieme alle altre organizzazioni professionali.
La crisi dei prezzi, che interessa l’intero settore lattiero-caseario, è attribuibile in parte allo squilibrio tra domanda e offerta e alla forte frammentazione del comparto, ma anche al forte aumento produttivo di latte in Ue e agli effetti dell’embargo russo. Secondo la Cia sono necessari prima di tutto interventi urgenti delle istituzioni a sostegno del reddito degli allevatori. In secondo luogo, bisogna puntare all’aumento dell’export in termini di volumi e di aumento della valorizzazione del prodotto.

Il sì di Confagricoltura
Posizione diversa quella di Confagricoltura, che ha messo in luce le difficoltà oggettive della attuale congiuntura, tra calo dei consumi e embargo russo.

Le scelte di politica internazionale continuano a condizionare l’economia. E’ il caso del Parmigiano Reggiano, la cui crisi di prezzo rispecchia, anche se con diverso impatto, quella di tutto il settore lattiero caseario”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, nel corso dell’audizione. Confagricoltura ha posto in evidenza come la stragrande maggioranza dei formaggi Dop vaccini italiani stiano vivendo un momento di difficoltà, con diminuzioni dei prezzi che, per il Parmigiano Reggiano, proseguono da alcuni anni e che arrivano anche al 6-9% su base annua ed al 16-19% su base mensile a gennaio di quest’anno.

Senz’altro – ha concluso il presidente di Confagricoltura - bisognerà continuare a spingere sull’export, differenziando la strategia di marketing in funzione delle diverse tipologie di prodotto ed eliminando le barriere tariffarie e non tariffarie, ad esempio cogliendo la prossima occasione dell’accordo Ttip tra Usa ed Ue. Il tutto con la consapevolezza che il Parmigiano Reggiano è un prodotto unico, ambasciatore del made in Italy nel mondo”.

Il sostegno della cooperazione
Per fronteggiare la difficile situazione del comparto produttivo del Parmigiano Reggiano, segnata dal crollo delle quotazioni e dal calo dei consumi, i produttori dovranno essere capaci di utilizzare al meglio gli strumenti di cui sono in possesso, in primo luogo attraverso il Consorzio di Tutela che ha adottato il piano produttivo, previsto dal cosiddetto “Pacchetto Latte” adottato dall'Unione Europea, al fine di bilanciare l’offerta alla domanda. Questa la posizione espressa dall’Alleanza delle cooperative agroalimentari nel corso dell' audizione al Senato.
Sosteniamo la scelta del Consorzio – ha sostenuto l’Alleanza delle cooperative – che ha trovato una soluzione per stabilizzare i prezzi verso l’alto proprio attraverso l’applicazione del piano produttivo. A tale strumento andrà poi aggiunto anche un’efficace azione di promozione e tutela di questa grande Dop sia in Italia che in ambito europeo