“Aumentare la produzione di latte in India è possibile, a patto che si paghi adeguatamente il latte. Il fattore prezzo è l’unico che interessa ai produttori ed è la sola leva per attrarre i giovani, che guarderanno alla possibilità di diventare allevatori se questa si tradurrà in una professione sostenibile sul piano economico e finanziario”.
È questa la visione di Rupinder Singh Sohdi, managing director della Gujarat Co-operative Milk Marketing Federation Ltd, importante realtà indiana dello stato del Gujarat.
Il brand commerciale della cooperativa indiana è Amul. “Un solo marchio per tutti i prodotti – rende noto -. Questa è la nostra linea, per avere visibilità senza dover investire in maniera ossessiva nella pubblicità, che impegna appena l’1% del nostro fatturato”.
Ne abbiamo parlato con lui a margine del 4° Dairy Forum di Clal di Bardolino (Verona), evento del quale Fieragricola è stato partner e che ha saputo illustrare gli scenari futuri del latte a livello internazionale e che ha visto Sohdi fra i relatori più seguiti dalla platea dei rappresentanti del sistema lattiero caseario italiano.

Partiamo dai numeri della cooperativa indiana, che sono davvero impressionanti: 3,3 milioni di allevatori associati, 10mila dipendenti, 14 milioni di litri di latte prodotto in media quotidianamente, un fatturato di 3 miliardi di dollari, che sale a 4 se si comprende il totale del gruppo e la vendita diretta dei prodotti.
“D’altronde, l’India è il primo produttore di latte a livello mondiale, con 140 milioni di tonnellate prodotte. Abbiamo 300 milioni di capi tra bufale (200 milioni) e vacche (100 milioni)”, dice Sohdi.

Se il prezzo è l’unica variabile per attrarre i produttori, qual è il prezzo che riconoscete agli allevatori?
“Quaranta centesimi di euro al litro per il latte vaccino e 50 per quello bufalino. La nostra cooperativa raccoglie per il 55% latte di bufala, per il restante 45% latte di vacca. Negli ultimi quattro anni abbiamo incrementato il prezzo del latte del 62% agli allevatori, aumentando la raccolta del 46 per cento”.
Qual è la dimensione delle vostre stalle?
“La media è di 2-3 animali per stalla, con una media dell’India di 1,6 capi. Le nuove generazioni, che sono istruite, puntano ad allevamenti di dimensioni maggiori, con l’obiettivo di arrivare a 25-30 bovine”.
Come mungete?
“Nel 99,9% dei casi la mungitura avviene manualmente. Gli allevamenti che invece possono contare sugli 8-10 capi puntano alla mungitura automatizzata. Le nuove generazioni non vogliono mungere a mano e ci sono stati dei casi in cui le ragazze si sono rifiutate di sposarsi con ragazzi che avrebbero fatto i mungitori”.
Quanto costa una mungitrice?
“Circa 550 dollari e il 50% viene sovvenzionato dallo Stato. Se il prezzo fosse di 150 dollari, la comprerebbero tutti”.
Qual è la produzione media di una vacca da latte?
“Siamo intorno ai 2,5-3 litri al giorno per bovina. Il nostro è un sistema a basso input e output. Sostanzialmente agli animali viene somministrata la fibra e i prodotti alimentari che avanzano dall’attività agricola, anche se lentamente il sistema sta cambiando. Stiamo istruendo gli allevatori che auementano i vantaggi se si da agli animali un mangime adeguato. È per questo che come Amul abbiamo costruito nove stabilimenti per la produzione del mangime, con una produzione giornaliera di circa 8mila tonnellate”.
Qual è il rapporto con l’allevatore?
“Molto semplice: l’allevatore consegna il latte, ritira i soldi e acquista il mangime per il bestiame”.
L’India è il primo produttore a livello mondiale di latte. Quali sono le previsioni?
“Ci aspettiamo un aumento significativo nel consumo del latte. Raggiungeremo livelli simili a quelli dell’Europa e avremo produzione di 500 milioni di tonnellate nel 2061”.
Riuscite ad esportare parte della vostra produzione?
“Dipende. Normalmente la produzione e la domanda rimangono in equilibrio, anche perché l’India, oltre a essere il più grande produttore è anche il più grande consumatore di latte. Ogni persona consuma 300 millilitri di latte al giorno, per un equivalente di 118 chilogrammi pro capite. Il settore lattiero caseario fa parte della nostra cultura millenaria e ancora adesso è in crescita del 4% l’anno. Capita, però, che qualche anno si riesca a esportare e altri anni si debba importare una quota. Il ruolo che rivesto all’interno della cooperativa mi impone di lavorare affinché cresca la produzione interna di latte, evitando così di ricorrere all’import e questo è possibile solamente se il latte viene pagato adeguatamente”.
Qual è la quota destinata ai prodotti lattieri caseari nell’ambito della spesa alimentare?
“Circa il 20% del totale”.
Dove si compra il latte in India?
“Da noi funziona il sistema dei negozi, abbiamo 15 milioni di empori che coprono il 93% del sistema di vendita; la grande distribuzione non ha grande spazio. Ci hanno provato i colossi della gdo come Carrefour e Walmart, ma non hanno avuto successo. E questo perché da noi i prezzi dei generi alimentari li fissano i produttori: stabiliscono una soglia massima, al di sopra della quale non si va e il valore aggiunto è per il 90% assicurato agli agricoltori. Quindi è intuitivo che il sistema della gdo non trova spazio, perché non riconosce sufficienti margini di guadagno a chi produce”.
Se il prezzo assicurato al produttore è di 40 centesimi al litro, al consumo quanto è?
“Massimo 50 centesimi. E per abitudine il latte si compra al mattino. Ogni mattina”.
Quali opportunità ci sono per l’Italia lattiero casearia?
“L’Italia conta molto per la produzione di macchinari per i gelati. L’anno scorso abbiamo avuto una notevole produzione di latti aromatizzati, prodotti grazie a macchinari italiani. E anche le macchine per la stampa di etichette e packaging possono avere spazio. Quindi l’Italia può avere ruolo importante, a patto che garantiscano efficienza e prezzi competitivi, perché per l’India possono andare bene anche le tecnologie molto più semplici di provenienza cinese: costano molto meno e sono più facili da riparare, anche se sappiamo che la qualità italiana è superiore. Se non farete attenzione a questi aspetti, verrete spazzati via dal mercato”.
Che spazio potranno avere i formaggi Made in Italy?
“Il mercato è enorme, ma dovrete saper interpretare la nostra cultura e i nostri gusti. Sappiamo che avete un’elevata qualità, ma non è automatico conquistare spazi”.
L’India ha un nuovo premier, Narendra Modi. In che rapporti è?
“Conosco Modi, viene dal nostro Stato e conosce molto bene la realtà di Amul, in quanto è stato governatore del Gujarat per 12 anni. Mi rende orgoglioso quando sostiene che il modello di Amul dovrebbe essere esportato per come funziona”.
Lei è favorevole o contrario agli Ogm?
“Il nostro Stato vede piantagioni di cotone Ogm. Solo cotone. E i contadini sono molto contenti, perché ha dato molta prosperità. Però ci sono anche voci contrarie. Io ritengo che se gli ogm consentono di sfamare molte persone allora si tratta di una innovazione positiva”.
Cosa pensa di Clal?
“Quando nel mio ufficio vogliamo sapere in dettaglio come va il mondo del latte, guardiamo Clal, perché è il sito più completo con tutte le informazioni a livello mondiale. Si trova tutto ciò che serve per avere una panoramica completa”.