Nessun accordo sul prezzo del latte in Lombardia e c’è chi si appella al rispetto dell’articolo 62 che prevede la stipula di contratti scritti per la fornitura di prodotti agroalimentari. Il clima, insomma, sembra farsi rovente, mentre la parte industriale prende tempo.

Purtroppo – sottolinea il vicepresidente di Confagricoltura Piacenza, Filippo Gasparini, che è anche presidente della Sezione di prodotto Lattiero-casearia dell’associazione – come Confagricoltura Piacenza avevamo già segnalato i limiti del citato articolo, concepito con l’intento di tutelare la parte produttiva, ma molto lontano dall’essere in grado di tutelare un’offerta, ad oggi, ancora debole perché non aggregata. Senza voler delegittimare il tavolo della trattativa sembra poco calzante appellarsi alla contrattualizzazione quando si tratta di un prezzo di riferimento deciso a tavolino in cui i produttori non sono direttamente rappresentati”.

Il forum di Confagricoltura Piacenza che si è tenuto sul comparto lattiero-caseario lo scorso maggio ha delineato in modo chiaro le linee sindacali dell’associazione: servono un assetto organizzativo e strumenti operativi per muoversi in modo coordinato su tematiche quali la contrattazione del prezzo del latte, la gestione degli allevamenti e la promozione dei prodotti derivati, è necessario, infine, andare oltre la visione prettamente aziendale nella direzione del consolidamento delle filiere e delle organizzazioni di prodotto. “La fine del regime delle quote latte è ormai imminente e il cosiddetto 'pacchetto latte', pensato per sostituire il precedente assetto, è operativo. Il problema strutturale del nostro settore - sottolinea Gasparini - è dato da un’offerta non organizzata che ha potere contrattuale debole. I prezzi si formano nel loro luogo ideale che è il mercato tra chi compra e chi vende e i contratti quadro nazionali sono strumenti impropri. Qual è quella merce che vede a formare il proprio prezzo a tavolino fra contraenti che non hanno titolarità? E’ come se ci fosse un prezzo nazionale per le scarpe. Siamo convinti che l’obiettivo di medio periodo sia investire, incoraggiare e agevolare i processi aggregativi della produzione e le azioni di consolidamento della filiera che si mostra, oggi, compatta nei momenti in cui il mercato è tonico, ma non esita a manifestare tutta la sua debolezza nel momento in cui emergono sofferenze”.

Vi è una riduzione della disponibilità di latte a livello globale, la Nuova Zelanda ha ridotto i quantitativi prodotti e sul mercato europeo si riducono le scorte di polvere e burro. Si tratta di un trend che probabilmente rimarrà costante fino a fine anno e che dovrebbe consentire ai produttori italiani di spuntare buone quotazioni senonché a frenare la domanda interna e conseguentemente la remunerazione, c’è la richiesta contenuta del comparto del Grana che sta attuando una politica di crescita molto prudente a fronte di una domanda interna in calo, anche se il formaggio si comporta bene sui mercati internazionali. “Mai come quest’anno – conclude Gasparini - per capire il mercato e spuntare i prezzi migliori ai produttori servono grosse strutture commerciali in grado di 'spostare' tempestivamente quantità ingenti di prodotto verso le differenti destinazioni e verso i mercati più remunerativi”.