Prosegue il trend deficitario della bilancia commerciale cerealicola italiana, dopo un 2023 sulla falsariga del 2022 anche se con un import in quantità ancora più accentuato. Dal punto di vista dei movimenti valutari nei primi nove mesi dell'anno l'import ha registrato esborsi per 7.245,5 milioni di euro (7.006,00 nel 2022) ed introiti per 4.369,5 milioni (4.215,5 nel 2022). Il saldo valutario netto è risultato essere pari negativo per 2.876 milioni, contro i 2.790,5 milioni del 2022.

 

Sul fronte importazioni in termini la crescita in termini quantitative è di 992mila tonnellate (+6,2%) e di 239,5 milioni di euro in valore (+3,4%) rispetto allo stesso periodo del 2022. Aumentano gli arrivi di grano tenero (+465mila t) e soprattutto grano duro (+oltre 1 milioni di tonnellate), mentre calano mais (-377mila t), orzo (-17.900 t) e altri cereali minori (-73mila t). In diminuzione anche le importazioni di riso, in calo per 77mila tonnellate, considerato nel complesso tra risone, riso lavorato e semigreggio. Per le farine proteiche e vegetali l'incremento delle quantità importate è risultata in crescita del 3,4% (+61.600 t) mentre più lieve è quello dei semi e frutti oleosi (+21mila t, +1%).

 

Sul fronte export scendono le quantità esportate di cereali in granella (-175mila t, in particolare per il grano duro), dei prodotti trasformati e sostitutivi (-109mila t) e della pasta (-67.500 t). Crescono invece le vendite all'estero di semola di grano duro (+8%), mentre sono sostanzialmente stabili le esportazioni di farina di grano tenero, riso e mangimi a base cereali.