Anacer, nell'ultimo report di settembre, ha fornito i dati relativi all'import-export cerealicolo aggiornati e complessivi del primo semestre 2023, confrontandoli con i dati 2022 dello stesso periodo. Si evince come il deficit valutario netto si sia aggravato ulteriormente di quasi 300 milioni, passato dai 1.710,3 milioni del 2022 ai 1.991 milioni di euro dello stesso periodo 2023.

 

Questo è stato dovuto alla crescita del valore dell'import, pari a circa 5 miliardi di euro (contro i 4.613,4 milioni del 2022), a fronte di un export cresciuto ma in misura più lieve (passato dai 2.903,1 del periodo 2022 agli appena 3 miliardi del riferimento 2023). Sul fronte importazioni continua il trend del grano duro (+475mila tonnellate) e in misura minore grano tenero (+102mila tonnellate) e mais (+48mila tonnellate). Tra gli altri prodotti si contrae l'arrivo dall'estero di mangimi (-4,5%), prodotti trasformati (-16,5%) e riso (-13,4%).

 

Visto il minor quantitativo disponibile sul mercato e il ricorso a un maggior import per soddisfare la domanda interna, risulta chiara e netta la diminuzione dell'export di cereali in granella (-203mila tonnellate, in particolare grano duro). Si consolida anche il trend negativo per prodotti trasformati (-23,4%) e pasta (-6,3%), che sorride solo per la crescita del controvalore in euro (+6,9%). In controtendenza, infine, la crescita dell'export per mangimi a base cereali (+2,5%) e semola di grano duro (+3,3%).