Il 6 luglio 2023 Efsa, l'Autorità Europea per la sicurezza alimentare ha anticipato una breve sintesi delle proprie conclusioni su glifosate, erbicida in predicato nell'anno in corso per il rinnovo. Conclusioni già trasmesse da Efsa alla Commissione europea e agli Stati membri

 

Le buone notizie

Stando all'asciutta dichiarazione preliminare, Efsa "non ha individuato alcuna area di preoccupazione critica in relazione al rischio che esso comporta per l'uomo, gli animali o l'ambiente"


Una puntualizzazione viene inoltre fatta dall'Autorità di Parma in merito all'espressione "preoccupazione critica", da intendersi tale quando essa riguardi tutti gli usi proposti della sostanza attiva nel loro insieme. In tal caso viene accesa la luce rossa e ne viene impedita l'approvazione, se molecola nuova, o il rinnovo, come nel caso di glifosate. 

 

Nel proprio comunicato Efsa richiama anche il precedente giudizio di Echa, la European Chemical Agency, pronunciato nel 2022 e che secondo gli attuali criteri scientifici escludeva i paventati rischi di cancerogenicità, come pure non reputava l'erbicida mutageno, né reprotossico. Cioè tossico per la riproduzione. L'Agenzia non ritenne allora necessario modificare la classificazione di glifosate, nel quale si vedono tutt'oggi pericoli per i danni oculari e la tossicità per l'ambiente acquatico.

 

Continuità con i giudizi passati

Quanto espresso da Efsa il 6 luglio appare in linea con quanto già detto dall'Autorità europea nel 2015, giudizio al quale si è mostrato allineato anche quello dell'AGG, ovvero l'Assessment Group on Glyphosate. Questo, composto dagli esperti di quattro differenti Paesi (Francia, Ungheria, Olanda e Svezia) produssero nel 2021 una monografia su glifosate di circa 11mila pagine dalla quale non emerse alcuna criticità tale da impedire il rinnovo di glifosate a livello europeo. 

 

Non solo buone notizie

Alcune "eventuali lacune nei dati", individuate da Efsa nel corso della sua ultima valutazione, non avrebbero permesso di risolvere in via definitiva alcune questioni rimaste quindi in sospeso, come per esempio la valutazione riguardante un'impurità presente in glifosate e di un coformulante incluso in alcune formulazioni, cui si aggiunge quella dei rischi per le piante acquatiche. Su questo ultimo punto, non pare però si possa parlare di una novità, vista la corrente classificazione a livello europeo. 


Non appaiono invece chiari i motivi per i quali non sarebbe stato possibile valutare compiutamente il rischio alimentare per i consumatori, dal momento che in passato tali valutazioni erano già state elaborate in base all'esposizione tramite residui. Esposizione ritenuta tale da non rappresentare "rischi inaccettabili". Del resto, considerando il profilo tossicologico di glifosate, come pure la ridottissima quantità di residui ingeriti annualmente, tale punto non dovrebbe più sollevare alcuna questione. Ma tant'è.


Per quanto riguarda la biodiversità, tema sempre più caldo a livello mediatico, Efsa ha invece ricordato come i rischi associati agli usi rappresentativi di glifosate siano complessi e che dipendano da molteplici fattori. A tal proposito, l'Autorità di Parma avrebbe rilevato una "mancanza di metodologie armonizzate e di specifici obiettivi di protezione concordati". Quindi, le informazioni attualmente disponibili non consentirebbero di trarre conclusioni definitive su questo aspetto, sollecitando i gestori del rischio a "prendere in considerazione misure di mitigazione".


Anche in tal caso, perplime che dopo decenni di valutazioni e di giudizi per lo più positivi sulla molecola manchino ancora delle metodologie armonizzate. Ma nuovamente si prende atto di tale considerazione.


Infine, circa gli aspetti ecotossicologici i dati disponibili hanno permesso di assumere un approccio conservativo alla valutazione del rischio. In tal modo sarebbero stati identificati rischi a lungo termine definiti elevati per i mammiferi in ben 12 dei 23 usi proposti del glifosato. Purtroppo, nella sintesi pubblicata da Efsa non vengono indicate né le specie di mammifero considerate a rischio, né gli usi che tale rischio alimenterebbero.

 

Si attendono quindi le informazioni dettagliate su questo punto, la cui pubblicazione è prevista per la fine di luglio 2023. Quella dei documenti di riferimento, i quali ammontano a diverse migliaia di pagine, è invece prevista tra la fine di agosto e la metà di ottobre 2023.

 

Conclusioni

Il periodo di approvazione dell'uso di glifosate in Europa termina il 15 dicembre 2023. Si spera che per quel giorno ogni aspetto scientifico sia stato debitamente preso in considerazione dalla Commissione e dagli Stati Membri. In tal senso, un rinnovo senza modifica alcuna degli usi appare attualmente difficile a realizzarsi. La via potrebbe essere quella di un rinnovo pagato con la perdita di diversi usi, come pure con l'aggravio delle misure di mitigazione degli usi rimasti a favore dell'ambiente acquatico. 


La terza ipotesi è la revoca. Eventualità infausta per la fitoiatria del Vecchio Continente, ma che stanti gli orientamenti e gli equilibri attuali di importanti Paesi europei, Francia e Germania in primis, potrebbe essere tutt'altro che impossibile.