Un insetto che pare amare i voli aerei, dal momento che in Italia è arrivato soprattutto attraverso gli scali aeroportuali di Venezia e di Malpensa. Molto diffusa un tutti i Paesi dell’Est europeo, la Diabrotica virgifera ha colonizzato relativamente in fretta anche gli areali maidicoli italiani apportando danni di importanza variabile a seconda degli anni e delle situazioni.
Ormai stabilmente presente fra le avversità con le quali i maiscoltori devono confrontarsi, la Diabrotica va innanzitutto conosciuta e prevenuta. Alcuni consigli utili sono stati condivisi con Agronotizie da Mauro Agosti, del Servizio Tecnico del Consorzio di Difesa Colture Intensive di Brescia, partendo proprio dai danni economici che essa può apportare alla coltura.
 
La Diabrotica del mais è un insetto in grado di causare danni economici solamente in presenza di popolazioni molto numerose che si sviluppano in appezzamenti a mais in monosuccessione. La strategia di difesa da questo parassita non può dunque che basarsi sulla conoscenza del livello di popolazione dell'insetto e sulla valutazione del rischio che si possano sviluppare popolazioni capaci di produrre danni economici nell'azienda o nell'area cui si fa riferimento”.
 
Come si può stimare l’entità della popolazione in modo proattivo?

 
“Il livello di popolazione può essere facilmente stimato attraverso il monitoraggio degli adulti mediante l'impiego di trappole cromotropiche di tipo Pherocon AM, che in questi anni hanno dimostrato di essere uno strumento molto utile a questo scopo e non solo”.
 
In presenza di Diabrotica a livelli significativi, come deve comportarsi il maiscoltore?
 
“Nelle situazioni a rischio, la strategia di gestione della Diabrotica deve necessariamente essere di tipo integrato, sfruttando al meglio le diverse possibilità di controllo disponibili, essendo coscienti dei punti di forza e di debolezza di ognuna di queste. Quello che è importante capire è che vi sono due diverse tipologie di soluzioni: le prime hanno come obiettivo la riduzione della popolazione, ovvero avvicendamenti e rotazioni, semine ritardate oltre il 50% di uova schiuse, trattamenti mirati ad abbattere le femmine ovideponenti. Le seconde sono invece utili a proteggere la coltura ed il raccolto dell'annata in corso, ma che non possono essere considerate significative in termini di riduzione della popolazione nell'anno successivo. In tal caso si parla di scelte agronomiche corrette, impiego di geoinsetticidi, trattamenti adulticidi per proteggere la fioritura o mirati al controllo della Piralide”.
 
In altre parole, è necessario si risolvere il problema nell’anno, ma è ancor più importante gestire il fitofago nel lungo periodo…
 
“L'obiettivo di mantenere bassi livelli di popolazione rimane comunque fondamentale, sia per ridurre il rischio di danni economici, sia per facilitare l'azione di altri mezzi di controllo, la cui efficienza è maggiore se la pressione dell'insetto è minore”.
 
Quali sono i fattori che si devono temere maggiormente quando si parli di Diabrotica?
 
“Le condizioni climatiche, soprattutto quelle primaverili, giocano un ruolo molto importante ogni anno nello stabilire il livello di popolazione larvale e poi di adulti, quindi di uova deposte, che si viene a stabilire. La strategia di controllo della Diabrotica deve tenere conto anche di questo. In annate più a rischio occorreranno interventi più incisivi, nelle annate a minor rischio, la difesa potrà basarsi solo su alcuni interventi minimi. In un ottica più ampia di gestione delle avversità della coltura, la strategia di controllo della Diabrotica dovrà essere integrata anche con la necessità di controllare altri parassiti della coltura, come per esempio Elateridi e Piralide”.

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