Il termine cicaline si riferisce a minuti Emitteri le cui dimensioni oscillano, allo stato di adulto, da pochi millimetri a circa 1-1,5 cm. Hanno un corpo piuttosto slanciato e affusolato, con una grande variabilità di forme e di colore a carico soprattutto delle ali e del capo, peculiari nelle diverse specie. La vita di questi insetti, dopo la schiusura dell’uovo, passa attraverso cinque stadi giovanili non molto diversi tra di loro e dall’adulto (vedi foto a lato).
 
Si tratta di specie fitomize, vale a dire dotate di un caratteristico apparato boccale di tipo pungente-succhiante, la cui attività può procurare danni di varia gravità a piante d’interesse agrario a seconda della specie.
I danni che le cicaline possono causare sono di diversa natura e distinguibili principalmente in due tipi: diretti ed indiretti. I danni indiretti sono dovuti alla capacità di alcune specie di veicolare, in alcune circostanze, pericolosi agenti fitopatogeni quali virus, batteri, e fitoplasmi. In questa categoria, ritenuta la più pericolosa, vi è da annoverare lo Scaphoideus titanus (Fig 2.), vettore del fitoplasma agente causale della Flavescenza dorata della vite, grave malattia epidemica che ha portato a stilare un decreto ministeriale di lotta obbligatoria a tale vettore.
 
 Fig 2. Adulto e stadi giovanili dello Scaphoideus titanic
 
Per quanto riguarda i danni diretti, che sono da ritenersi i più comuni, sono realizzati da tutti gli stadi e si manifestano soprattutto sulle foglie provocando una tipica decolorazione e depigmentazione a carico della pagina superiore delle foglie. Tali alterazioni sono dovute alle punture di alimentazione che svuotano il parenchima cellulare delle foglie determinando la comparsa di maculature chiare-argentee. Altre cause di danno diretto riguardano le ferite di ovideposizione ad opera di specie dotate di armature genitali particolarmente robuste, come nel caso della Cicadella viridis, e la produzione abbondante di cera e di melata che imbrattano i frutti determinando problemi principalmente di natura estetica, come nel caso della Metcalfa pruinosa che sta creando gravi problemi sull’actinidia (Fig 3).
 

 
Fig 3. Danni dovuti alle cicaline:
depigmentazioni ; imbrattamento Metcalfa pruinosa; sintomi della flavecenza dorata della vite
 
Le cicaline hanno una grande eterogeneità per quanto riguarda la scelta dell’ospite, consentendo ad una singola specie di nutrirsi su un’ampia gamma di piante anche molto diverse tra loro, come nel caso del genere Hauptidia. Infatti, tale specie infesta numerose piante erbacee sia spontanee che coltivate, soprattutto ortive come il pomodoro, basilico e ornamentali. Questa loro elevata polifagia gli permette di essere sempre presenti, durante tutto l’anno, all’interno dei diversi agroecosistemi cambiando semplicemente l’ospite dove svolgere le proprie attività sia riproduttive che trofiche.
In realtà i danni diventano rilevanti solo nel caso di notevoli popolazioni di questo insetto, che in caso di forti attacchi provocano il disseccamento e l’accartocciamento delle foglie fino alla loro completa caduta.

Ma a destare preoccupazione è l’attività di questi insetti sulle piante aromatiche, le cui foglie vengono utilizzate in cucina per aromatizzare i cibi. In questo caso anche piccole e circoscritte depigmentazioni delle foglie possono determinare una mancata commercializzazione del prodotto.
Il controllo delle cicaline si effettua in genere al manifestarsi dei sintomi delle prime colonizzazioni con trattamenti di insetticidi. Trattandosi di piante aromatiche (timo, rosmarino, prezzemolo, menta, basilico, salvia), di possibile impiego alimentare, è bene ricorrere a insetticidi a bassa tossicità e a basso periodo di carenza, come ad esempio l’estratto di Piretro e l’etofenprox. Per quanto riguarda le altre colture, come la vite e altre piante arboree, la lotta può essere effettuata anche allargando ulteriormente la gamma dei principi attivi utilizzabili all’imidacloprid e alla deltametrina.
Inoltre, è interessante considerare il ruolo di alcuni ooparassitoidi appartenenti al genere Anagrus nel naturale controllo delle cicaline dannose (Fig.4). Questo minuto Imenottero, è in grado di compiere l’intero ciclo di sviluppo all’interno dell’uovo dell’ospite evitandone la schiusura.
 

Fig. 4. Uovo di cicalina ooparassitzzato e adulto di Anagrus spp.
 
Risultano importanti alcune piante spontanee, come ad esempio il rovo, che costituiscono un serbatoio per gli ooparassitoidi utili che, nel periodo primaverile, possono diffondersi nei vigneti ed in altre colture agrarie per tenere sottocontrollo, in modo naturale, la popolazione dei fitofagi dannosi.

Quindi, al fine di una gestione aziendale volta al rispetto dell’ambiente, è bene valutare la possibilità di mantenere delle siepi di piante spontanee per aumentare la biodiversità e di conseguenza la presenza di antagonisti naturali degli insetti dannosi.
A cura di Annalisa Di Luca - socio di Antesia
 

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