Il castagno (Castanea sativa) ha rappresentato in passato una importante fonte di sostentamento per le popolazioni rurali negli areali montani e collinari, che ne utilizzavano soprattutto i frutti.

 

Con l'abbandono degli areali montani, il cambiamento climatico e l'attacco di insetti e funghi patogeni come il mal dell'inchiostro (Phytophthora cambivora), il cancro del castagno (Cryphonectria parasitica) e il cinipide galligeno (Dryocosmus kuriphilus) la castanicoltura ha purtroppo subito pesanti perdite in termini di resa, longevità delle piante e patrimonio paesaggistico.

 

Queste problematiche difatti hanno fatto oscillare la castanicoltura da frutto fra periodi di totale abbandono e di rinnovato interesse per questa arborea forestale.

 

Oggi il settore sta cercando di risollevarsi con diverse strategie: sfruttare la diversità del genere Castanea, utilizzare nuove tecnologie per produrre varietà di pregio (diversificando così il reddito delle aziende agricole), utilizzare buone pratiche agronomiche per il recupero di castagneti abbandonati.

 

In ottica quindi di unione fra tradizione e innovazione per rendere la produzione castanicola più competitiva.

 

Castanea: un solo genere, tanta diversità

Sotto questo genere botanico sono comprese otto specie che si sono adattate a diversi ambienti. 

 

Castanea crenata, Castanea henryi, Castanea mollissima e Castanea seguinii sono di origine asiatica. Castanea sativa è l'unica specie di origine Euroasiatica. Infine, Castanea dentata, Castanea ozarkensise e Castanea pumila sono di origine Nordamericana.

 

In Italia la specie di interesse è la Castanea sativa o castagno europeo che è presente in tutte le regioni, in particolare in Piemonte, Toscana, Liguria, Lombardia, Calabria e Campania.

 

Difatti il castagno europeo è stato selezionato in numerose varietà di pregio per la produzione di marroni, castagne e legno.

 

Attualmente sono presenti 450 varietà di castagno europeo destinate soprattutto per la coltivazione di castagne e marroni, che hanno destinazioni d'uso differenti. La distinzione fra "castagna" e "marrone" viene fatta in base alle loro caratteristiche morfologiche.

 

I marroni in genere sono qualitativamente superiori alle castagne, e rispetto a quest'ultime portano due frutti per cupola invece che tre. Hanno perciò un calibro più grande e sono più facili da lavorare.

 

La pianta poi viene propagata per via agamica, perciò, i cloni sono geneticamente identici fra di loro ma essendo coltivati in diverse aree geografiche presentano nomi differenti. Questo può portare spesso a una confusione nella nomenclatura e una poca valorizzazione del prodotto locale.

 

Varietà molto famose e consigliate per chi vuole creare un impianto sono per esempio il Marrone di Marradi, Marrone di Castel del Rio, Marrone Fiorentino, Marrone di Viterbo.

 

Variabilità allelica e cambiamento climatico

Non solo le malattie fitosanitarie ma anche siccità e carenza idrica sono fenomeni che stanno mettendo a dura prova il settore.

 

Il castagno difatti presenta una mortalità maggiore in condizioni di scarsità di acqua nel suolo. E quindi risulta veramente poco adatto ad essere coltivato in condizioni di suolo xeriche, ovvero terreni con umidità limitata in inverno ed estrema siccità in estate.

 

Per salvaguardare le popolazioni di castagno europeo quest'ultimo negli ultimi decenni è stato innestato con il castagno giapponese oppure sono stati introdotti ibridi delle due specie (Foto di archivio)

Per salvaguardare le popolazioni di castagno europeo quest'ultimo negli ultimi decenni è stato innestato con il castagno giapponese, oppure sono stati introdotti ibridi delle due specie (Foto di archivio)

(Fonte:  © vallefrias - Adobe Stock)

 

Alcuni studi hanno però scoperto una variabilità allelica nel genoma di alcune popolazioni in risposta alla crisi climatica. Questo potrebbe essere un buon punto di partenza per continuare le ricerche genetiche sulla variabilità del genere Castanea e potrebbe essere una carta vincente per salvaguardare la produzione (e il patrimonio boschivo) dalla mancanza di acqua e caldo eccessivo.

 

Propagazione delle varietà di pregio: nuove prospettive all'orizzonte?

La tecnica colturale tradizionale prevederebbe che le varietà di pregio vengano innestate su castagno selvatico (le tipologie di innesto più diffuse sono a zufolo o a doppio spacco inglese) per evitare l'attacco del mal dell'inchiostro. Oggi però l'innesto non è più una pratica efficiente per rispondere alle esigenze dei castanicoltori e alla domanda del mercato, in quanto dispendiosa in termini di tempo.

 

Una soluzione perciò può arrivare dalla micropropagazione.

 

È bene ricordare che la micropropagazione del castagno non è una opportunità nuova, però è particolarmente difficile da applicare su questa specie perché fortemente recalcitrante per via della massiccia produzione di tannino che ne inibisce la moltiplicazione. Per questo diversi sono stati negli anni gli studi per trovare un protocollo di micropropagazione che fornisse risultati accettabili.

 

Grazie all'utilizzo di materiale genetico a basso contenuto di tannino unito all'affinamento delle tecniche i laboratori specializzati stanno riuscendo ad accedere ad interessanti prospettive. Per esempio, la moltiplicazione in vitro di ibridi nani da utilizzare in impianti ad alta densità.

 

La propagazione in vitro, infatti, è un'ottima tecnologia per produrre un elevato numero di piante sane, favorendo lo sviluppo di impianti produttivi e castagne di qualità. Inoltre, permette di capire subito l'incompatibilità fra ibridi qualora si applicasse il microinnesto.

 

Spunti per buone pratiche in castagneto

La produzione castanicola può essere quindi un settore su cui investire, non solo utilizzando varietà ed ibridi performanti, ma anche innovando la gestione agronomica per recuperare castagneti abbandonati. Per esempio, intervenendo con potature e innesti con cultivar locali al fine di recuperare la sanità della ceppaia.

 

La meccanizzazione poi è un valido supporto per gli operatori durante le fasi di pulitura della vegetazione circostante e della ceppaia (eliminazione dei polloni), ed influisce sulla produttività finale in quanto il castagno è sensibile alla mancanza di interventi colturali.

 

Inoltre, conoscere a fondo l'interazione biologica fra il cinipide galligeno e il castagno europeo, e l'interazione del patogeno con i parassitoidi locali aiuterebbe il settore a rilanciarsi nuovamente.