I prezzi dei cereali nell'Unione Europea sono in forte calo, a causa delle importazioni crescenti da Russia e Ucraina, ma anche dalla Turchia nel caso specifico del grano duro.

 

E tra Strasburgo e Bruxelles si cerca di porre un freno a quelli che ormai si stanno trasformando in veri e propri attacchi destabilizzanti ai mercati agricoli dell'Unione, con pesanti conseguenze sul settore primario. I prezzi calanti scoraggiano le semine ed inducono molti agricoltori all'abbandono delle produzioni di frumento tenero e duro, ma anche di mais. Con la conseguenza di aumentare la dipendenza dell'Unione dalle importazioni extracomunitarie.

 

Intanto, in questi giorni, va in scena lo sciopero delle quotazioni per i cereali: i rappresentanti di Cia-Agricoltori Italiani nelle borse merci faranno mancare il loro voto per la determinazione del prezzo del grano.

 

Ucraina, Parlamento Ue vota ripristino dazi

Il 13 marzo scorso, l'assemblea plenaria dell'Europarlamento a Strasburgo ha votato gli emendamenti proposti dal Partito Popolare Europeo volti a includere frumento tenero, orzo, avena, mais e miele nell'attivazione automatica del sistema di misure di salvaguardia. Con il voto si è anche inserita nella proposta originaria della Commissione Ue la modifica che sposta il periodo di riferimento nel quale è stato osservato l'aumento delle esportazioni verso l'Ue, per giustificare il ripristino dei dazi sui prodotti sensibili importati dall'Ucraina, dalla media 2022-2023 al 2021-2023.

 

I tre anni tengono così conto non solo dell'eccezionale aumento dell'import post bellico, ma anche di un'annualità regolare. Tali emendamenti, proposti dal Partito Popolare Europeo, erano stati elaborati con il contributo di Confagricoltura.

 

Russia, Commissione Ue verso sanzioni sui cereali

Sempre lo scorso 13 marzo, la commissaria agli Affari Interni Ue, Ylva Johansson, ha comunicato all'aula del Parlamento Europeo la volontà della Commissione di imporre sanzioni sulle importazioni di prodotti agricoli russi e bielorussi nell'Ue al fine di garantire la stabilità della produzione agricola dell'Ue.

 

Tali sanzioni finirebbero per colpire prevalentemente i cereali e in particolare il grano, che nella campagna commerciale ha visto l'esplodere delle esportazioni verso l'Ue e verso l'Italia. La decisione potrebbe essere approvata a breve dal Consiglio Europeo che si tiene il 21 ed il 22 marzo prossimi.

 

Le posizioni delle organizzazioni agricole

Tali notizie sono state accolte favorevolmente dalle organizzazioni agricole italiane, ma al momento i mercati restano dominati da una generale tendenza al ribasso. Ed è prevedibile che le misure - in fase di adozione - non avranno effetti immediati sui mercati.

 

Coldiretti chiede dal canto suo un impegno immediato per sostenere le aziende agricole italiane, portando a 30 milioni di euro la dotazione del Fondo Nazionale per i Contratti di Filiera del Grano, lavorando per prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione, come prevede la Legge di Contrasto alle Pratiche Sleali.

 

Cia-Agricoltori Italiani - pur favorevole alle iniziative - ha invece promosso l'astensione dei propri rappresentanti nelle commissioni prezzi delle borse merci, in segno di protesta contro le continue e costanti cadute dei prezzi. Una mossa estrema, dettata dall'esigenza di evitare speculazioni, specie sul grano duro, che, in particolare al Sud, si coltiva in areali che non hanno reali alternative a questa coltura in asciutto. E che sottende l'urgenza della richiesta di attivazione di Granaio Italia, il sistema che dovrebbe finalmente dare trasparenza al mercato, rendendo pubbliche le giacenze di cereali in Italia.

 

E Confagricoltura, nell'evidenziare il favore per le misure promosse in ambito europeo, ricorda che, in base ai dati Istat, nel periodo gennaio-novembre 2023 le importazioni di grano duro dalla Federazione Russa sono ammontate a 400mila tonnellate. Nello stesso periodo del 2022 si attestavano a 32mila tonnellate. L'aumento è del 1.100%.