La pera rimane uno dei frutti preferiti dal 30% dei consumatori italiani, come emerge dalle ricerche realizzate da Agroter nel 2022 su 3mila responsabili acquisti, nonostante le difficoltà che affliggono il settore.
Infatti, è una stagione da allarme rosso per il comparto della pera: a raccolto appena concluso, la situazione si sta rivelando anche peggiore rispetto alle più prudenti previsioni formulate lo scorso luglio.

 

Per questo, da metà ottobre, il Consorzio di Tutela della Pera dell'Emilia Romagna Igp rilancia la sua campagna di comunicazione con il nuovo claim: "Pera dell'Emilia Romagna Igp. Un'eccellenza da salvare", che campeggerà nella campagna stampa su testate consumer trasversali e sui principali quotidiani nazionali.

 

Inoltre, da metà novembre a inizio dicembre 2023, si affiancherà a questa operazione anche una campagna televisiva nazionale. 
Fortemente strategica anche la collaborazione con il mondo distributivo, che si è dimostrato molto disponibile a sostenere la progettualità del Consorzio attraverso attività di comunicazione in store, già a partire dal mese di ottobre nei punti vendita delle maggiori insegne retail.

 

Campagna mediatica del Consorzio di Tutela della Pera Igp dell'Emilia Romagna

Campagna mediatica del Consorzio di Tutela della Pera Igp dell'Emilia Romagna

(Fonte: Consorzio di Tutela della Pera dell'Emilia Romagna Igp)

 

Meno quantità, ma più qualità organolettica

L'intera campagna di comunicazione promossa dal Consorzio è finalizzata proprio a sensibilizzare i consumatori affinché, nonostante la concorrenza dall'estero, preferiscano il prodotto Igp.
Infatti, è necessario informare il consumatore delle caratteristiche del prodotto italiano che può risultare imperfetto sotto il profilo estetico, ma che è senza dubbio di qualità superiore, grazie alle ineguagliabili caratteristiche organolettiche.

 

La minor quantità di frutti per pianta ha favorito lo sviluppo di pere di maggiore qualità a livello di grado zuccherino - tanto che l'obiettivo, assolutamente raggiungibile, è quello di arrivare a commercializzare almeno 10mila tonnellate di prodotto a marchio Igp, nonostante le criticità presenti in termini "estetici".

Gelate e grandinate lasciano segni che possono condizionare l'acquisto, se i consumatori non sono adeguatamente informati.

Non a caso, la comunicazione del Consorzio punta soprattutto sull'eccellenza delle caratteristiche organolettiche del prodotto.

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I grandi nemici della produzione 2023

Quest'anno il settore ha risentito negativamente di tre fattori legati più o meno direttamente ai cambiamenti climatici: a primavera le gelate tardive, da Reggio Emilia a Ravenna; in maggio, l'alluvione in Romagna, soprattutto nella zona di Ravenna ma anche nella provincia di Ferrara; la siccità e le grandinate a macchia di leopardo, durante l'estate. 

 

Fenomeni che hanno portato ad ulteriori conseguenze: insetti alieni come la cimice asiatica, che vengono da lontano e ben si adattano alle nostre condizioni; malattie fungine e batteriosi anch'esse alimentate da condizioni favorevoli e piante già debilitate.

 

Prodotto fresco: mai così scarsa la raccolta

A testimoniare questa situazione critica sono anche i dati di UnaPera, la più grande associazione europea di pere, che riunisce oltre 5mila aziende agricole su più 8.500 ettari, pari in media al 70% della produzione dell'Emilia Romagna, che dispone quest'anno di circa 30mila tonnellate di prodotto per il consumo fresco, pari a un terzo di quelle dello scorso anno, quando la raccolta si era attestata a quota 90mila tonnellate
Se consideriamo che l'Italia può contare per questa annata su circa 50mila tonnellate di prodotto per il mercato del fresco, a fronte di un potenziale di consumo più che doppio, ci possiamo rendere conto della drammaticità della situazione.

 

Il calo della produzione, soprattutto in Emilia Romagna, è un trend che in questi ultimi anni è andato consolidandosi, complice innanzitutto la riduzione degli ettari coltivati: dai 18.500 del 2017 si è passati agli attuali 12mila. Una flessione dettata dalle difficoltà tecniche legate a questa coltivazione, indotte in gran parte dalle avversità climatiche
Al di là delle calamità eccezionali, come l'alluvione di quest'anno, il pero è infatti una pianta che soffre in modo particolare l'innalzamento medio delle temperature, che spesso porta ad anticipi nel risveglio vegetativo, con effetti catastrofici se seguono gelate in fioritura o addirittura dopo la comparsa dei frutticini.

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In calo anche la remunerazione dei pericoltori

Il crollo delle rese si riflette immediatamente sulla remunerazione degli agricoltori.

Nonostante gli sforzi di UnaPera, che lavorerà per liquidare ai pericoltori un valore medio-alto per unità di prodotto, sia per il fresco che per il prodotto destinato all'industria, il totale per ettaro sarà ovviamente poco più di un terzo rispetto al 2022, poiché risentirà del calo produttivo, per un totale che per l'associazione si attesterà su poco più di 30 milioni di euro, quasi il 70% in meno, rispetto ai poco meno di 100 milioni dello scorso anno.

 

Una contrazione che ovviamente genera pesanti difficoltà per chi lavora nei campi e rende ancora più difficile realizzare quegli investimenti tecnologici per tutelarsi nel futuro da situazioni analoghe a quelle registrate, esponendo nuovamente le coltivazioni ai rischi nelle prossime stagioni.