Si conclude il percorso di "L'Edicola di AgroNotizie", che per 14 anni ha accompagnato ogni settimana i nostri lettori alla scoperta di quanto pubblicato da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare.

Una rassegna stampa che inizialmente offriva la possibilità di sfogliare le pagine dei giornali dove erano pubblicati gli articoli recensiti.

Per questo alla nostra rassegna stampa si era dato il nome "Corpo 8", in relazione alla grandezza del carattere di stampa più diffuso sui quotidiani.

 

Poi, accogliendo le rimostranze degli editori, timorosi che la possibilità di leggere online gli articoli potesse ridurre le vendite dei giornali stessi e invocando il rispetto del diritto d'autore, sono stati posti vincoli al libero accesso alle pagine che ospitavano gli articoli pubblicati.

"Corpo 8" si è così trasformato nell'attuale "Edicola", limitandosi a commentare le notizie, ma senza concedere l'accesso agli articoli originali.

Una formula che impone vincoli e che costringe a scelte, limitando il ventaglio di informazioni.

Con il rischio di privilegiare talune fonti rispetto ad altre, pericolo che vogliamo evitare.

L'appuntamento del lunedì con la rassegna stampa, dunque, si ferma qui.

Ma con un caloroso invito a leggere giornali e periodici, perché essere informati è un presupposto al successo di ogni attività, agricoltura compresa.


Le buone notizie

Apriamo quest'ultima rassegna stampa con una "buona notizia", quella riportata dal Corriere della Sera del 12 dicembre, dove si anticipa il contenuto di una nota che sarà ospitata il giorno seguente sul dorso distribuito insieme a questo quotidiano il martedì, la cui testata è appunto "Buone Notizie".

L'anticipazione riguarda il premio attributo a tre giovani milanesi che si sono impegnati, con successo, nel mettere a punto un'applicazione per ottimizzare le risorse idriche destinate all'irrigazione.

Il sistema consente di verificare i parametri del terreno da irrigare, verificando al contempo le previsioni meteo e indicando così con precisione quando, dove e quanto irrigare.


Cresce il capitale naturale

È interessante notare l'interesse crescente degli istituti di credito per il settore primario.

In questo caso il protagonista è Bnp Paribas, molto presente anche in Italia, che ha deciso di acquisire una società danese specializzata in investimenti nelle risorse naturali, in particolare nel campo delle foreste e della produzione di legname.

Ne dà notizia Laura Cavestri sulle pagine de Il Sole 24 Ore del 13 dicembre, evidenziando la volontà da parte di questa banca di ampliare la componente degli investimenti sostenibili.

 

Silvicoltura, agricoltura e le strategie incentrate sul capitale naturale, si legge nell'articolo, hanno profili di rischio e di rendimento interessanti anche nei riguardi della protezione dall'inflazione.

Un settore in forte crescita, questo degli investimenti in capitale naturale, sebbene ancora modesto se messo a confronto con il Pil globale.

Interessante notare che l'Italia figura nell'elenco dei Paesi che hanno opportunità di crescita in questo segmento.


Un futuro incerto

È un quadro a tinte fosche quello tratteggiato dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, nell'intervista raccolta da Michelangelo Borrello per le pagine del Corriere della Sera in edicola il 14 dicembre.

Rispondendo a una domanda sulle attese dell'agricoltura nei riguardi delle iniziative del Governo, Giansanti ricorda che il settore primario ha gli stessi problemi del mondo industriale, problemi che vanno dal caro energia alla carenza di liquidità.

 

Alle misure per contenere il caro bollette, che comunque scadranno dopo i primi tre mesi del prossimo anno, vanno aggiunti i provvedimenti a sostegno della liquidità delle imprese.

Va in questa direzione la richiesta di prorogare le moratorie sui prestiti accordate durante l'emergenza sanitaria, ma in scadenza alla fine di quest'anno.

Fra i problemi da affrontare c'è inoltre l'aumento dei prezzi dei fertilizzanti e per questo viene indirizzata al governo la proposta di provvedere a un acquisto centralizzato al fine di ottenere una riduzione dei prezzi.

L'intervista si conclude ricordando che l'agricoltura mondiale dovrà crescere del 30% nel prossimo decennio per rispondere alla domanda che proviene dalla crescita demografica.

La parola d'ordine è innovazione, ma c'è la necessità di costruire infrastrutture per mettere l'agricoltura italiana al passo con il mercato internazionale.


Dove va l'agricoltura

È un'intervista al ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, quella che Il Sole 24 Ore del 15 dicembre propone ai suoi lettori con la firma di Giorgio dell'Orefice, intervista che si apre con un moto di soddisfazione per come i contratti di filiera e i sostegni agli investimenti sulla logistica agroalimentare sono stati accolti dal settore primario.

Misure, ribadisce il ministro, risultate attrattive ed efficaci con domande che hanno superato di gran lunga la disponibilità.

Meno bene altri capitoli, come gli incentivi ai trattori elettrici, che si sono scontrati con l'aumento dei costi.

 

Sono punti del capitolo agricolo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), che all'agricoltura riserva un budget di circa 4,88 miliardi di euro.

Oltre agli incentivi ai contratti di filiera, ha trovato favorevole accoglimento la misura dedicata alla logistica agroalimentare, per la quale sono pervenute domande per quasi 700 milioni, cosa che impone un rifinanziamento nella prossima revisione del Pnrr.

Qualche difficoltà si registra per il bando sul parco agrovoltaico, dove pesa il vincolo dell'autoconsumo, che andrebbe ripensato alla luce delle attuali carenze energetiche.

Da rivedere in profondità dovrebbero essere gli incentivi destinati alla mobilità elettrica per le lavorazioni agricole.

Il ministro a questo proposito ha ricordato che nel 2021 a fronte di 5mila trattori venduti, soltanto 12 erano quelli con motore elettrico.


Crediti di imposta, c'è più tempo

Riguarda anche le imprese agricole la dilatazione dei tempi consentiti per compensare o cedere i crediti di imposta riconosciuti alle aziende dotate di contatori di energia elettrica di potenza disponibile pari o superiore a 4,5 Kw.

Lo precisa Massimo Gaggi sulle pagine del Corriere della Sera in edicola il 16 dicembre, ricordando tuttavia che i bonus fiscali maturati nel primo e secondo trimestre di quest'anno andranno comunque in scadenza il 31 dicembre.

 

Per la compensazione o la cessione dei crediti maturati nel terzo e quarto trimestre l'emendamento proposto dal Governo (e in fase in approvazione) sposta le scadenze dal 30 giugno 2023 al 30 settembre del prossimo anno.

Slittano dal 31 marzo al 30 giugno 2023 per le imprese agricole i tempi per l'utilizzo, sempre in compensazione, per l'acquisto di carburante.

Attenzione però alla scadenza del 16 marzo, data ultima (prima era il 16 febbraio) per inviare all'Agenzia delle entrate la comunicazione sull'importo del credito maturato nell'esercizio 2022.


Più grano, ma non basta

Ci sarà più grano nel 2023, anche se l'autosufficienza resta un miraggio lontano.

Nel Centro Sud le operazioni di semina non sono ancora completate, ma tra grano tenero e duro si stima un aumento fra l'8 e il 10%.

Lo scrive Alessio Romeo su Il Sole 24 Ore, sottolineando come questo aumento sia almeno in parte legato all'aumento dei prezzi e in parte alla maggiore disponibilità di terreno, dopo la decisione presa a Bruxelles di sospendere i vincoli sui terreni da destinare a riposo.

 

Tra le misure anticrisi va ricordata quella di rivedere gli obblighi sulla rotazione obbligatoria dei seminativi, prevista altrimenti dalla nuova Pac, in vigore dal primo gennaio.

Restano tuttavia molte incognite, a iniziare dagli alti costi di irrigazione e del caro prezzi dei fertilizzanti.

L'articolo prosegue ricordando che l'Italia negli ultimi 50 anni ha perso un terzo dei terreni agricoli, aumentando la propria dipendenza dall'estero per la soia (73%), per il grano (62%), per il mais (46%) e per l'orzo (36%).

Su questi argomenti l'articolo si conclude raccogliendo il parere del presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, secondo il quale è necessario lavorare sulle infrastrutture, e in particolare sugli invasi artificiali per la raccolta delle acque per recuperare capacità produttive.


L'inganno perfetto

Del latte artificiale, prodotto senza ricorrere alle vacche, già si sapeva.

Ora arriva anche il formaggio che formaggio non è, ottenuto con complicate alchimie di laboratorio e con l'ausilio di microrganismi che si attende di sapere se "naturali" o geneticamente modificati.

Una "novità" anticipata da Attilio Barbieri sulle pagine di Libero del 18 dicembre, che spiega come a dare il via a questo nuovo progetto sia una start up francese specializzata nel produrre formaggio senza latte e una start-up americana che figura fra i maggiori produttori mondiali di proteine alternative.

È curioso che a immettere sul mercato questi nuovi prodotti sia un importante gruppo caseario francese che vanta impianti sparsi in quasi tutto il mondo e che occupa quasi 12mila dipendenti.

 

A questo proposito Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, definisce preoccupante e miope che un grande produttore abbia sposato la causa del formaggio prodotto in laboratorio.

L'obiettivo forse è quello di staccarsi dalla produzione agricola per entrare in un mercato destinato a rimanere di esclusivo appannaggio per pochissime multinazionali.

Dopo la carne e il latte artificiale ora arrivano anche i formaggi artificiali. Quando saranno indistinguibili dagli originali, conclude l'articolo, l'inganno sarà perfetto.

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