In effetti è la tutela del made in Italy in testa alle preoccupazioni del nuovo Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Ma - in audizione sulle Linee programmatiche - il ministro Francesco Lollobrigida parla a esser precisi di "tutela del 'marchio Italia'". Ed osserva: "È una delle prime sfide. Non possiamo puntare sulla quantità ma siamo una Nazione che ha un'eccezionale produzione di qualità ed è quella distintività che dobbiamo difendere; le stesse cose che rendono così particolari le nostre produzioni agroalimentari al punto da essere uniche sul mercato globale".

 

Per questo avverte Lollobrigida "la difesa del marchio Italia è una delle trincee sulle quali dobbiamo spenderci al meglio". Quindi "marchio Italia" o made in Italy che sia, "dare centralità a questo settore" diventa un "impegno del Governo, non soltanto per una questione economica ma anche per motivi culturali. La strategia del Ministero è tesa a valorizzare quegli elementi che rendono forte il nostro modello agricolo e le filiere produttive".

 

L'industria tecnologica italiana - avverte Lollobrigida - è all'avanguardia e, in agricoltura, se ne esporta quasi il 70%; si tratta di "un'eccellenza che va valorizzata per modernizzare l'impiantistica e per esempio combattere la siccità, mettendo a disposizione per il settore agricolo anche le risorse necessarie. Cosa che è iniziata, tanto che nella Legge di Stabilità c'è un finanziamento di 100 milioni per sostenere le filiere in crisi del mondo agricolo, e un altro Fondo di 225 milioni che punta sull'innovazione tecnologica portata avanti da aziende sostenibili e da giovani imprenditori".

 

C'è poi la partita del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Il Ministero sta superando i target del cronoprogramma legato agli obiettivi del Pnrr. "Sono misure di grandissima rilevanza per il futuro sviluppo del settore agroalimentare - dice Lollobrigida - e di cui intendiamo garantire la rapida ed efficace attuazione".

Il pacchetto di misure: sviluppo della logistica per il settore agroalimentare, della pesca, acquacoltura, silvicoltura e florovivaismo (800 milioni), Parco Agrisolare (1,5 miliardi), meccanizzazione e innovazione nel settore agricolo e agroalimentare (500 milioni), investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo (880 milioni), a cui si aggiunge l'intervento relativo ai contratti di filiera e di distretto a valere dal Fondo complementare (1,2 miliardi). "È evidente che la mutata situazione socioeconomica del nostro Paese, a partire dai rincari dei costi energetici e delle materie prime - rileva il ministro - ci impone di fare, insieme, delle riflessioni sull'impostazione del Pnrr".

 

Il tema messo in evidenza da Lollobrigida è invece di diversa natura: nel Pnrr - spiega il ministro - "ci sono misure poco attrattive il cui bando va rivisto". Tra queste, due in particolare: l'acquisto dei mezzi di produzione agricola in versione elettrica; l'autoproduzione di agroenergie rinnovabili. Nel primo caso si sta pensando a una rottamazione per puntare alla diffusione di mezzi a basso impatto ambientale dal momento che in campagna ci sono ancora trattori di prima generazione che invece hanno effetti pesanti sull'ambiente. Per le agroenergie verrà proposta la logica di un "cloud energetico" per depositare su base annuale l'energia in eccesso e poi utilizzarla quando lavorazioni stagionali ne dovessero avere necessità.

 

La questione del caporalato. "Sono centinaia di migliaia i posti di lavoro disponibili in agricoltura. C'è un allarme del mondo agricolo che chiede di occupare persone che non riescono più a trovare sul mercato interno e si rivolgono al Decreto Flussi, che significa programmare ma viene emanato a valle, a fine anno, sulla base di una fotografia di quello che è già avvenuto. Noi abbiamo chiesto prima di verificare se ci sono persone sul piano interno che vogliono lavorare nel settore primario. Io mi rifiuto di pensare che noi importiamo schiavi ma occorre dare la giusta formazione. I fondi della cooperazione non diano solo sostegno ma creino, a partire dal Sahel da dove vengono tanti migranti, opportunità di lavoro a casa loro".

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I tempi di pagamento di Agea sono da migliorare. Si tratta di "una importantissima Agenzia che però ha avuto delle criticità. Non voglio puntare il dito su niente e su nessuno - afferma Francesco Lollobrigida - ma è evidente che i tempi di pagamento sono stati troppo lunghi. Va dunque ragionato il sistema per renderlo più fluido, in particolare nel coordinamento con le agenzie pagatrici delle dodici regioni, più la Sicilia che da questo punto di vista è in mezzo al guado, che si sono organizzate con strutture analoghe e devono omogenizzare il modo operativo".