L'avicoltura è in salute

È un'avicoltura che cresce quella presentata da Lorenzo Frassoldati che raccoglie per Il Resto del Carlino del 31 ottobre le dichiarazioni di Antonio Forlini, presidente di Unaitalia, l'Associazione delle Imprese del Settore.

Prendendo spunto dai dati elaborati da Ismea, nel 2022 i prezzi sono aumentati del 18%, ma assai più elevato è il rincaro dei costi di produzione, aumentati dell'80%.

La filiera avicola è pronta a rispondere alla domanda di proteine nobili, quali sono quelle delle carni avicole, ma si vuole evitare che l'aumento dei costi ricada sui consumatori.

 

Per questo sia Unaitalia sia Assoavi, che rappresenta la filiera delle uova, chiedono un confronto con il nuovo Governo per tutelare il settore avicolo.

Sul fronte del consumo si osserva che carni rosse e latte sono sostituiti da uova e carni bianche.

Ma aumenta la concorrenzialità delle carni suine, che hanno presentato aumenti di prezzo più contenuti.

Per la prima volta, conclude l'articolo, il prezzo medio della carni bianche ha superato quello delle carni suine.


È crisi per le nocciole

Produzione dimezzata per le nocciole e prezzi che non si risollevano, mentre siccità e clima caldo creano problemi alle colture.

È il quadro della coltivazione delle nocciole in Piemonte presentata da Sofia Francioni su Corriere Torino del primo novembre.

Il settore, spiega Gianluca Griseri di Nocciolo Service, proviene da una campagna disastrosa per le gelate primaverili, mentre quella attuale, dopo la buona fioritura primaverile, ha subìto la caduta anticipata delle nocciole a causa delle alte temperature e della siccità.

 

Con un calo del 50% della produzione e l'aumento dei costi di produzione, si sperava in un aumento dei prezzi che non c'è stato.

Le ultime quotazioni oscillano fra i 300 e 320 euro al quintale, e le importazioni dai paesi terzi, ormai superiori alla produzione interna, contribuiscono a tenere i prezzi schiacciati verso il basso.


Il grano del Mar Nero

Ha destato molte preoccupazioni la decisione della Russia di annullare l'accordo per il corridoio di navigazione sicura nel Mar Nero, dove transitano i cargo con i carichi di cereali e olio di girasole.

Un tema che viene affrontato da Federico Bosso su Il Foglio del 2 novembre, che si interroga sulla reale possibilità che Mosca possa attaccare una nave commerciale che trasporta generi alimentari sotto l'egida dell'Onu.

Una decisione comunque condannata non solo da Usa e Unione europea, ma anche dai leader di paesi più "neutrali" di Africa e Medio Oriente, preoccupati per le minacce alla sicurezza alimentare.

 

La ripresa dei flussi in questi ultime settimane è stata determinante per abbassare i prezzi delle principali materie prime.

Tecnicamente, prosegue l'articolo, anche se Mosca non sosterrà il rinnovo dell'accordo non significa necessariamente che le operazioni non possano andare avanti, perché in questi mesi si è consolidato un sistema.

Le circa duecento navi già in rotta di entrata o in uscita dall'Ucraina non dovrebbero avere problemi.
Le altre vie, utilizzando le reti fluviali o i trasporti via terra, non sono risolutive in quanto limitate a volumi bassi, comunque insufficienti a garantire la sicurezza alimentare globale. 
 

Grano, allarme rientrato

Sulle colonne de Il Domani del 3 novembre si legge che grazie all'intervento del presidente turco Recep Tayyp Erdogan, la Russia è rientrata nell'accordo sull'esportazione di grano.

Merito, scrive Youssef Hassan Holgado che firma l'articolo, delle assicurazioni di Kiev che garantisce di non utilizzare i corridoi alimentari per operazioni militari.

In caso contrario il ministro della Difesa russo si riserva il diritto di ritirarsi dagli accordi se queste garanzie saranno violate dall'Ucraina. 

 

L'articolo prosegue ricordando che l'accordo ha ancora vita breve, in quanto è in scadenza il 18 novembre.

Se verrà rinnovato o meno dipende da come evolverà la situazione e dalle pressioni della comunità internazionale, con l'Onu in testa, per assicurare continuità al commercio delle materie prime alimentari.


Olive e olio, stagione avara

Curioso che sia la Gazzetta del Sport a occuparsi di crisi dell'olio e di Xylella, ma è proprio questo l'argomento affrontato da Maurizio Pescari il 4 novembre sulle colonne di questo giornale.

L'articolo descrive la difficile situazione del settore, alle prese con un forte calo produttivo alla cui origine si riconoscono almeno tre fattori.

Il calo registrato in Puglia, le alte temperature della tarda primavera e la siccità estiva e infine il declino del sistema olivicolo italiano.

Come accaduto in passato per il vino, è tempo per l'olivicoltura di adeguarsi anche con aggiornamenti agronomici che la aiutino a superare i cambiamenti climatici in atto.

Al contempo è necessario adattare la produzione alle richieste del mercato. Non meno importante una adeguata valorizzazione delle produzioni a marchio di origine.

 

Va poi affrontato il problema Xylella che dal 2013 a oggi ha infettato la metà dei 60 milioni di ulivi presenti in Puglia.

Sono recenti i focolai segnalati fra Alberobello, Monopoli, Polignano e Castellana Grotte.

Se da tempo, conclude l'articolo, si attende un cambio di passo per far ripartire il Salento con varietà di olivo resistenti, nel nord della Puglia cresce il timore per l'avanzata del batterio.
 

Futuro digitale

L'internet festival che si è svolto a Pisa è stato un'occasione per ribadire l'importanza delle innovazioni tecnologiche in agricoltura.

Un ruolo chiave in questa direzione è quello svolto dalla digitalizzazione, un processo che richiede però infrastrutture di accesso alla rete che consentano alle aree rurali e montane e di stare al passo coi tempi.

Lo si legge nell'articolo a firma di Gianni Rusconi pubblicato su Il Sole 24 Ore del 5 novembre, che ha raccolto su questi temi le parole di Gianluca Brunori dell'Università di Pisa e coordinatore di Desira (Digitisation: Economic and Social Impacts in Rural Areas), progetto teso a favorire l'evoluzione delle aree rurali in una chiave di sviluppo sostenibile.

 

Il percorso rientra nell'ambito dell'agricoltura di precisione e prende le mosse dalla puntuale analisi delle caratteristiche del suolo o di una pianta o di un animale.

Un risultato che ha necessità, secondo Marco Vieri dell'Università di Firenze, di disporre di sistemi informatici geografici e dell'impiego della geolocalizzazione satellitare con i quali esaminare terreni e colture.

Partendo da queste informazioni è possibile gestire gli apporti di acqua e nutrienti in misura ottimale.

Il risultato possibile è un risparmio del 70% rispetto alle tecniche tradizionali, motivo per il quale il digitale è una delle risorse alle quali l'agricoltura non può rinunciare.


Agricoltura, amica dell'ambiente

La superficie agricola disponibile procapite è diminuita del 22% negli ultimi venti anni.

Un fatto grave non solo perché è venuta a mancare la "materia prima" per le produzioni agricole, ma perché il terreno è elemento chiave nell'equilibrio ambientale visto che il suolo è secondo solo all'oceano nella cattura e nello stoccaggio della CO2.

Lo ricorda Valeria Sforzini sul Corriere della Sera del 6 novembre, anticipando i contenuti del libro che lo stesso Corriere della Sera ha realizzato insieme a Biorepack e che ha diffuso gratuitamente insieme al quotidiano in edicola il 7 novembre.

 

Nella parte dedicata al suolo e alle sue caratteristiche, il volume prende in esame la terra a partire dalla sostanza organica, ovvero l'insieme dei materiali di origine animale o vegetale che si trasforma in humus, per arrivare all'importanza di un terreno fertile per l'agricoltura, per la tutela della biodiversità e per la gestione delle acque.

Oltre ai suggerimenti per risolvere alcune criticità ambientali, il messaggio che questa pubblicazione contiene è importante per restituire all'agricoltura il ruolo che le compete nella tutela del territorio.

Troppe volte si leggono e ascoltano talune tesi che vorrebbero indurci a ritenere l'agricoltura o gli allevamenti nemici dell'ambiente, quando invece la realtà è ben diversa.

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