Manodopera cercasi

L'assunzione dei lavoratori stagionali continua a procedere a rilento, mentre fra agricoltura e turismo c'è una richiesta di almeno 100mila unità, contro i 42mila complessivi previsti dal decreto flussi del 2021.

Oltre alla esiguità del numero, scrive Bianca Lucia Mazzei su Il Sole 24 Ore del 29 agosto, bisogna fare i conti con le complicazioni burocratiche che hanno fortemente rallentato le assunzioni.

 

Per rendere più rapide le procedure sono stai tagliati i tempi per il nulla osta e affidato a varie organizzazioni datoriali il compito delle verifiche.

A contendersi manodopera sono agricoltura, turismo e autotrasporti e in particolare edilizia, che ha assorbito la fetta più importante di manodopera, proveniente sia dentro sia fuori i confini della Ue.

Per il prossimo decreto flussi si pensa già di richiedere almeno 100mila stagionali.


Meno miele

Il clima pazzo di questo 2022 ha moltiplicato gli eventi estremi, alternando siccità e nubifragi con conseguenze inaspettate anche nella produzione di miele, che ha subito una marcata riduzione.

È quanto emerge da una indagine curata da Coldiretti e sintetizzata da Adriano Bonanni su Il Tempo del 30 agosto.

 

La produzione italiana si ferma a 13 milioni di chili, uno dei risultati più bassi dell'ultimo decennio.

I cali più significativi sono quelli delle Marche, che registra un meno 60%, seguita da Lazio, Sardegna, Umbria, Abruzzo e Valle d'Aosta, dove la riduzione è intorno al 50%.

Male anche in Emilia Romagna e in Puglia dove si registra una riduzione del 35%.

Si teme che il calo della produzione sia di incentivo alle importazioni dall'estero, già cresciute di quasi il 18% nei primi cinque mesi di questo anno.

Il livello delle importazioni, ricorda l'articolo, ha raggiunto quota 24 milioni di chili, quasi il doppio della produzione nazionale.


Agricoltura e Mezzogiorno

Cambiamenti climatici e conseguenti perdite di produzione, insieme agli aumenti della bolletta energetica, stanno mettendo in difficoltà le aziende agricole ed aumenta il rischio di spopolamento di zone interne e montane, in particolare nell'area del Mezzogiorno.

È questo l'allarme lanciato da Anna Maria Capparelli sulle pagine de Il Quotidiano del Sud del 31 agosto, lamentando che il Sud è in una condizione di maggior disagio, a partire dal gap infrastrutturale che rende le produzioni tipiche meno competitive rispetto ad altri paesi, come ad esempio la Spagna.

 

Il Sud, spiega l'articolo, non può permettersi di perdere aziende strategiche che rappresentano un presidio di un territorio sempre più fragile.

Senza agricoltura si perdono anche le speranze di uno sviluppo turistico dei piccoli borghi, un concentrato di cultura ed enogastronomia.

Senza dimenticare gli aspetti economici legati alle produzioni agricole.

Citando uno studio del Cranec, l'articolo ricorda i primati delle produzioni del Sud, che vanno oltre grano e vino.

Sicilia e Puglia, ad esempio, producono più carciofi dell'intera Spagna, mentre il Mezzogiorno è il numero uno in Europa nella produzione di numerose orticole.

Ora, conclude l'articolo, la crisi rischia di smontare questa costruzione alimentare e, con essa, anche i territori.


Cara vendemmia

Una vendemmia da incubo come questa non si era mai vista.

Scrive così Serenella Bettin sulle pagine di Libero in edicola il primo settembre, commentando il rincaro dei costi delle materie prime e i problemi di caldo e siccità.

I listini di tappi, vetro, carta per le etichette e quanto occorre per produrre vino, cambiano da una settimana all'altra, impedendo ogni possibile programmazione.

 

Alcuni produttori hanno subito perdite per la mancanza di bottiglie, il cui prezzo è aumentato del 30% in pochi mesi, problema al quale si aggiungono le difficoltà nel reperire personale.

Poi il continuo aumento del prezzo del gas.

Intanto in Veneto la vendemmia è già partita, seguita da Lombardia e poi Marche e Abruzzo.

Mai così presto anche in Maremma, dove però si teme un calo della produzione anche superiore al 10%.


Latte, questione di prezzo

Il prezzo del latte al consumo potrebbe superare a breve i due euro al litro.

Ne sono convinti Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo, e Giovanni Pomella, ad di Lactalis in Italia, fra i più importanti gruppi industriali del settore latte.

Ne ha raccolto il parere Maurizio Tropeano che sulle pagine de La Stampa in edicola il 2 settembre affronta il tema dell'aumento dei costi nel settore del latte.

A questo proposito Assolatte, l'associazione delle industrie del settore, ricorda che un anno fa il latte spot era quotato 39 centesimi, un centesimo in più del prezzo pagato agli allevatori.

Oggi il latte spot supera i 65 centesimi e il prezzo del latte alla stalla è arrivato a 57 centesimi ed è destinato ad arrivare a 60 centesimi in autunno.

 

Ai rincari della materia prima le aziende del latte devono aggiungere i maggiori costi per la bolletta energetica.

Un aumento del prezzo del latte al consumo darebbe un'ulteriore spinta all'inflazione e da Granarolo e Lactalis parte un appello al Governo per un provvedimento transitorio che scongiuri questo pericolo.

Il timore, anche se l'articolo non ne fa cenno, è che l'aumento del prezzo del latte possa far scendere i consumi, già in sofferenza.


Vino e salute

Il rapporto fra vino e salute è al centro delle attenzioni del legislatore europeo e si fa sempre più strada l'idea di una "tolleranza zero", ovvero che non esista un livello minimo di consumo di alcol sicuro per la salute dei consumatori.

Le ripercussioni di una tale visione possono essere importanti, a iniziare dallo stop alle iniziative di promozione cofinanziate da fondi europei.

Un'evenienza che preoccupa l'Unione Italiana Vini (Uiv), che su questo tema ha predisposto un memorandum pronto ad essere portato all'attenzione degli schieramenti in lizza per le prossime elezioni.

Un'anticipazione sui contenuti di questo memorandum è quella proposta da Giorgio dell'Orefice su Il Sole 24 Ore del 3 settembre, dove si dà voce al segretario generale dell'Uiv, Paolo Castelletti, preoccupato per l'atteggiamento del legislatore europeo.

 

A rischio potrebbe essere la promozione sui mercati terzi prevista dall'Ocm vino e che ha garantito all'Italia un budget di 300 milioni l'anno.

Qualsiasi prodotto alimentare, sottolinea giustamente Castelletti, può essere dannoso se consumato in misura inappropriata, dunque occorre fare distinzione fra consumo e abuso.

Il vino è presente nella dieta mediterranea, mentre si vorrebbero imporre etichette che ne demonizzano il consumo.

Se si riuscirà a salvare i fondi per la promozione sarà poi necessario introdurre criteri per valutarne l'efficacia, cosa che oggi manca.

L'articolo si conclude parlando dei vini dealcolati, bevande alternative che potrebbero avvicinare i giovani ad un consumo consapevole di vino.

Ma occorre rivedere il Testo unico del vino, che vieta la presenza in cantina di prodotti con meno di 8 gradi.


Opportunità per la frutta secca

Un lieve calo nei consumi, ma la frutta secca si conferma come un segmento di interesse per futuri investimenti.

Il quadro del settore lo propone Carlo Ottaviano su Il Messaggero del 4 settembre, che citando i dati raccolti da Monitor Ortofrutta di Agroter, mette in evidenza la flessione registrata nei primi mesi dell'anno.

I cali più sensibili per i pistacchi (-16,5%), seguiti dalle nocciole (-15,8%) e della mandorle (-14,2%).

 

Flessioni legate in parte alle difficoltà nell'approvvigionamento (importiamo circa il 90%) per le tensioni internazionali.

Fra i prodotti che stanno suscitando maggiore interesse e sui quali si ta investendo, figurano le mandorle, che si confermano come la frutta secca più utilizzata.

Forte l'interesse per le arachidi sulle quali ha puntato fra gli altri Bonifiche Ferraresi.

 


"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell'agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.

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