I venti di guerra hanno decisamente messo in allarme il mondo del grano tenero, ma ora al centro dell'attenzione c'è la mossa dell'Ungheria, che - verosimilmente nel tentativo di fermare la corsa al rialzo dei prezzi interni dei cereali - ne ha disposto l'export su autorizzazione statale, una forma di restrizione vicinissima al blocco. Le licenze d'esportazione sono una misura di guerra, adottata domenica scorsa anche dal Governo dell'Ucraina, ma l'export di quel Paese verso l'Italia non è tale da colpire in maniera significativa il nostro Paese sul piano degli approvvigionamenti. Invece, molti molini potrebbero rimanere senza grano tenero nei prossimi giorni proprio per il provvedimento del Governo ungherese, che ancora si spera di scongiurare e su tanto concordano Italmopa e Consorzi Agrari d'Italia.


Agrinsieme incontra Patuanelli

Una delegazione di Agrinsieme ha incontrato ieri, 8 marzo 2022, il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli e - si apprende - le organizzazioni Confagricoltura, Cia agricoltori italiani, Copagri e Alleanza Cooperative Italiane - Settore Agroalimentare hanno espresso "il massimo supporto alle azioni che il ministro vorrà intraprendere sulla moratoria dei debiti e sugli scostamenti di bilancio, così come per l'emissione di un debito comune europeo" si legge in una nota di Agrinsieme.

"Il coordinamento, alla luce della difficile situazione attuale, ha espresso sintonia e supporto alle istituzioni confermando che gli agricoltori sono pronti a fare tutto il necessario per garantire produzioni sufficienti e di qualità con un pieno utilizzo delle superfici disponibili. È il momento - ha sottolineato Agrinsieme - di agire compatti a livello nazionale ed europeo".

Nel frattempo si prepara il dossier per il Tavolo del Grano di domani, mentre si apprende che il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha allo studio misure di limitazione all'export italiano di materie prime, anche nel settore agricolo.


Milano, i grani teneri volano sopra i 400 euro

Tutte notizie queste che hanno infiammato ieri i prezzi dei principali mercati italiani del grano tenero, quasi non fossero bastate quelle della guerra che in sé, con il blocco dei porti del Mar Nero e dell'export di Ucraina e Russia, avevano già negli ultimi giorni gettato benzina sul fuoco di una corsa al rialzo senza precedenti nella storia recente.

A Milano gli aumenti sui frumenti teneri di produzione nazionale sono stati tra i 58 ed i 79 euro alla tonnellata con il frumento di forza che ha toccato i 410 euro alla tonnellata sui minimi e i 430 euro sui massimi, mentre panificabile, panificabile superiore e biscottiero sono tutti balzati a 400 euro alla tonnellata sui minimi e 410 euro sui massimi.

Sempre a Milano, tra i frumenti esteri, il panificabile di produzione comunitaria ha toccato i 409 euro alla tonnellata sui minimi e i 410 sui massimi a seguito di un aumento di ben 75 euro. I grani teneri esteri di forza Canadian Western Red Spring numero 2 (già Manitoba n.2) e il Northern Spring numero 2 di provenienza Usa si sono attestati entrambi a 520-522 euro alla tonnellata a seguito di un aumento di ben 60 euro.

Le variazioni fra le singole voci sono più elevate per quelle di minore qualità: "E la riduzione del premio qualità si evidenzia nell'inferiore variazione del frumento di forza, che quindi vede ridursi il differenziale - sottolinea la nota di commento dell'Associazione Granaria di Milano. "Le difficoltà della granicoltura a tenero nazionale, e di riflesso dell'industria molitoria Italiana - aggiunge - sono rimarcate dagli aumenti dei frumenti teneri esteri, con quelli nordamericani che superano i 500 euro/tonnellata".


Milano, mais zootecnico a 400 euro sui massimi

L'Ungheria è importante fornitore di mais per l'Italia (32% delle importazioni) e a Milano anche questa commodity si è involata sulla scia del freno all'export magiaro: quello alimentare si è portato a 398 euro alla tonnellata sui minimi e 400 sui massimi, con un aumento di 73 euro sui minimi e 70 euro sui massimi rispetto alla seduta del 1° marzo. E - cosa che conferma ulteriormente l'analisi dell'Associazione Granaria di Milano - il mais per uso zootecnico con un incremento ancora maggiore - pari ad 85 euro - ha raggiunto lo stesso livello di prezzo di quello per uso alimentare. Simile intonazione per gli aumenti dei mais d'importazione, che si portano in una forchetta da 405-415 euro alla tonnellata per il prodotto di provenienza comunitaria e di 400-430 euro per il prodotto non comunitario.


Italmopa, molini a rischio stop

A lanciare ieri l'allarme e una contestuale chiara richiesta di aiuto è stata l'industria molitoria italiana che non sarà più in grado di garantire la produzione di farine di frumento tenero nei volumi richiesti dal mercato laddove non dovesse essere ritirata con urgenza la decisione ungherese di applicare restrizioni all'esportazione di grano anche nei riguardi dei Paesi aderenti all'Unione Europea. In questi precisi termini ieri in una nota stampa Italmopa - Associazione Industriali Mugnai d'Italia (Federalimentare-Confindustria) in merito al Decreto emanato dall'Ungheria - definito dall'organizzazione confindustriale "sciagurato" - che introduce un sistema di limitazione dell'export di cereali, e quindi di grano, considerati "derrate agricole strategiche".

"La misura adottata dall'Ungheria costituisce una chiara violazione del principio della libera circolazione dei beni nel mercato interno europeo e rimette in discussione i valori fondamentali enunciati nei Trattati Ue" sottolinea Emilio Ferrari, presidente Italmopa "una decisione inaccettabile che rischia di compromettere il corretto approvvigionamento in materia prima dell'Industria molitoria italiana a frumento tenero il cui fabbisogno totale, pari complessivamente a 5,5 milioni di tonnellate di grano, è garantito in misura del 65%  dalle importazioni, da Paesi comunitari o Paesi terzi, del quale oltre il 30% è costituito da grano ungherese".

"Una situazione incredibile - sottolinea il presidente Ferrari - tanto più che non deriva in alcun modo dall'interruzione dei flussi di importazione di grano dalla Russia e dall'Ucraina, complessivamente marginali, ma dalla decisione autonoma di un partner europeo che ha inteso muoversi al di fuori delle regole alle quali ha volontariamente accettato di sottoporsi aderendo all'Unione Europea e che, inoltre, è un beneficiario netto degli aiuti comunitari per le produzioni agricole. Ed è per questo motivo che pretendiamo una reazione forte e rapida da parte della Commissione Europea nei riguardi di una palese violazione del diritto comunitario da parte di uno Stato membro".

"La situazione dell'approvvigionamento dei molini in frumento tenero diventerà rapidamente drammatica laddove non dovessero essere urgentemente ripristinate le norme inviolabili che regolano il funzionamento del mercato interno comunitario" conferma Andrea Valente, presidente della sezione Molini a frumento tenero Italmopa "si profila il rischio di chiusura di impianti molitori entro pochi giorni per via della oggettiva impossibilità di sostituire il frumento tenero ungherese, peraltro oggetto di contratti di acquisto conclusi talvolta diversi mesi prima dell'esplosione del conflitto, con frumento di altre origini. Ed in questo caso sarebbe inevitabilmente a rischio la fornitura di farine per la produzione di pane, pizza o prodotti dolciari".


Cai, l'Unione Europea unita ha scorte sufficienti

Se l'Europa si dimostrerà unita, senza inutili e dannosi slanci protezionistici dei singoli Paesi, gli approvvigionamenti di grano e mais non mancheranno e non ci sarà bisogno di alcuna deregulation comunitaria su Ogm, limiti dei residui massimi e prodotti fitosanitari vietati già da qualche anno che penalizzerebbero gli agricoltori italiani e danneggerebbero consumatori italiani ed europei.

È questa la sintesi della posizione espressa ieri Cai - Consorzi Agrari d'Italia, in base alle proiezioni del Dipartimento per l'Agricoltura degli Stati Uniti d'America. "Se Paesi come l'Ungheria, da cui l'Italia importa il 30% di grano tenero e il 32% di mais, confermassero l'intenzione di blindare le proprie scorte, in quel momento si aprirebbe un problema serio" è scritto in una nota.

"Occorre fare una operazione verità e dire che c'è sufficiente disponibilità di prodotti agricoli sul mercato, chiediamo al Governo di vigilare su atteggiamenti speculativi di chi mira ad affossare le produzioni italiane, e di profondere il massimo impegno per garantire che l'Europa sia davvero unita in questo momento di grande crisi per evitare problemi molto più grandi a Paesi, come l'Italia, che non sono autosufficienti con le proprie produzioni e che purtroppo in passato non hanno investito a sufficienza sui contratti di filiera - spiega Gianluca Lelli, amministratore delegato di Consorzi Agrari d'Italia -. Allo stesso tempo chiediamo al Governo di evitare qualsiasi deregulation europea su Om, limiti dei residui massimi o prodotti fitosanitari vietati già da qualche anno, per evitare di danneggiare gli agricoltori italiani che da sempre producono bene, nel pieno rispetto delle regole, e di penalizzare i consumatori".


Cereali sufficienti fino all'estate se mercati aperti

In base ai dati dell'Usda, secondo l'analisi di Cai, la Cina entro l'estate potrebbe possedere il 60% delle scorte mondiali di grano e il 70% di mais, ma le quantità residue per il resto del mondo sarebbero comunque sufficienti per arrivare all'inizio del prossimo raccolto in estate. In particolare, la Cina potrebbe avere entro qualche mese 168 milioni di tonnellate di grano e 212 milioni di tonnellate di mais, mentre a disposizione del resto del mondo resterebbero 110 milioni di tonnellate di grano e 90 milioni di tonnellate di mais.

Russia e Ucraina con il loro quantitativo stimato (12,6 milioni di tonnellate di grano e 1,85 milioni di tonnellate di mais) rappresentano l'11,5% di grano e il 2% di mais a disposizione del resto del mondo. Gli Stati Uniti potrebbero avere 17,63 milioni di tonnellate di grano (16%) e quasi 40 milioni di tonnellate di mais (43%), mentre le scorte complessive dei Paesi dell'Unione Europea per l'estate potrebbero ammontare al 9% delle rimanenze sia di grano sia di mais.