Che aspetto avrebbero la costiera amalfitana e la penisola sorrentina senza i loro limoneti, o Ischia senza i suoi vigneti che sovrastano il mare o Procida senza i suoi giardini con i limoni di pane e le carciofaie o Capri senza i suoi ulivi e orti storici? Quanto ha pesato nella diffusione degli incendi sul Vesuvio la mancata manutenzione dei boschi o l'assenza degli agricoltori? Cosa resterebbe della vita sociale e delle tradizioni se gli allevatori sparissero dalle aree impervie di montagna? Interrogandosi su questi i temi Coldiretti Campania lancia da Procida, Capitale italiana della cultura 2022, il Manifesto per l'agricoltura eroica, chiedendo un intervento legislativo nazionale e regionale che affronti l'urgenza di un progetto straordinario per sostenere e tutelare un'attività umana dall'inestimabile valore ambientale, paesaggistico e culturale.

Il Manifesto per l'agricoltura eroica è stato presentato durante un convegno che si è tenuto lo scorso 18 giugno nello scenario mozzafiato del Belvedere di Terra Murata e che ha visto la presenza dei vertici nazionali di Coldiretti, il presidente Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo, insieme al presidente regionale Gennarino Masiello e al direttore Salvatore Loffreda.

Un'iniziativa voluta insieme al Comune di Procida, con la partecipazione del sindaco Raimondo Ambrosino e dell'assessore al Turismo Leonardo Costagliola. Sono intervenuti Andrea D'Ambra, presidente di Coldiretti Napoli e della storica cantina ischitana, Alfonso Iaccarino, assessore al Turismo del Comune di Sorrento, e Nicola Caputo, assessore regionale all'Agricoltura. La presentazione della proposta normativa è stata affidata al giurista Tammaro Chiacchio, già docente di Diritto amministrativo.

L'agricoltore eroico - si legge nell'introduzione del Manifesto - è custode di terra, di cibi unici al mondo e di tradizioni, ma è soprattutto il manutentore di un bene immateriale di cui beneficiano tutti: la bellezza. Il paesaggio di luoghi che già la natura ha arricchito senza chiedere nulla in cambio, è ulteriormente impreziosito da donne e uomini che compiono azioni faticose e quasi folli, offrendo agli italiani e ai visitatori di tutto il mondo uno spettacolo gratuito e inimitabile. Oltre, ovviamente, alla conservazione di profumi e sapori che non temono falsificazioni, peraltro impossibili.

Un'agricoltura su terreni esigui, che resiste aggrappata alle piccole isole, su costoni di roccia a picco sul mare o in aree montane impervie. Un'agricoltura "eroica" per l'impegno, spesso non remunerativo, che centinaia di uomini e donne contribuiscono a far vivere senza ricevere alcun sostegno economico. Le "indennità compensative", pure previste dalle misure dei Programmi di sviluppo rurale, spesso coprono infatti solo una parte degli svantaggi reali di queste aree, dove oggettivamente le limitazioni poste dalla natura all'esercizio dell'agricoltura sono più forti, al limite dell'impossibilità pura e semplice di operare, se non con mezzi impensabili e con tanto coraggio, così da essere difficile anche solo il volerle ridurre a mere "aree svantaggiate". Da qui la necessità di un riconoscimento giuridico, che vada oltre i canoni della Pac e che identifichi una ulteriore specificità, quella dell'agricoltura eroica, legata essenzialmente alla conservazione del territorio e di sue specificità particolari.

L'unico riferimento normativo vigente è nel Testo unico del vino, varato nel 2020, che si prende cura della "viticoltura eroica", tracciandone le caratteristiche legate alle forti pendenze dei terreni, alla quasi totale assenza di meccanizzazione, al valore di presidio ambientale e sociale. Partendo da questi limiti e definendone i valori, Coldiretti Campania intende porre le basi per un riconoscimento di straordinarietà ed unicità all'agricoltura eroica e agli agricoltori eroici, non solo come custodi della biodiversità e argine al dissesto idrogeologico, ma tutori di un bene comune universale, che va oltre l'estensione dei terreni e il valore economico dei prodotti.