Come sarà il mondo del vino fra dieci anni? Si berrà meno, ma il calo dei consumi nel prossimo decennio (-0,3% all'anno) sarà meno marcato rispetto al periodo 2009-2019 (-1,1%). Allo stesso tempo, si assisterà a un rallentamento anche delle esportazioni dall'Unione europea verso mercati terzi, che si manterranno comunque su un valore positivo in termini di quantità (+0,3% all'anno), trend quindi inferiori rispetto al +5% registrato in Europa fra il 2009 e il 2019.

La domanda di vini a basso prezzo rimane forte e l'Ue potrebbe anche sviluppare ulteriormente questo mercato, ad esempio esportando più vino sfuso.
Inoltre, poiché la domanda dell'Ue dovrebbe diminuire e le esportazioni rimarranno pressoché stabili, la produzione di vino europea dovrebbe scendere a 160 milioni di ettolitri (-0,3% all'anno) entro il 2030, sebbene con variabilità annuale dovuta alle condizioni meteorologiche.
 
Sono alcune delle indicazioni emerse dall'outlook della Commissione Agricoltura Ue, che nei giorni scorsi ha tracciato un quadro sul settore nei prossimi dieci anni.
 
A tratteggiare i cambiamenti già in corso e le sfide future è intervenuta Sophie Pallas, direttore degli Enologi francesi, partendo dagli effetti della pandemia sui consumi di vino. Le nuove tendenze del Covid-19, sono molto simili all'Italia.
"Con le chiusure dell'Horeca e del food service - dice Sophie Pallas - abbiamo assistito a un cambiamento sia delle modalità di consumo, con un aumento degli aperitivi e un'esplosione delle vendite online, sia delle tipologie: meno vini rossi, più vini rosé e bianchi".

Si rafforza la crescita del biologico, trend che "negli ultimi sette anni si è triplicato, sostenuto in particolare dalle politiche della Gdo come soluzione di contrasto al calo dei consumi. Allo stesso tempo, nell'ultimo anno è emersa un forte crescita (+20%) dei cosiddetti No alcohol wines".

Un segnale che proseguirà anche nel prossimo decennio, secondo le previsioni della Dg Agricoltura, in base alle quali crescerà la domanda di vini a minore gradazione alcolica e di spumante, che possono essere consumati in svariate occasioni. Si prevede entro il 2030 che un leggero aumento dell'utilizzo della produzione vinificata per "altri usi", come ad esempio la distillazione e la produzione di "prodotti trasformati/elaborati", compensi il calo del consumo di vino. Ragioni per le quali l'uso domestico totale della produzione vinificata potrebbe rimanere stabile.

Fra le dinamiche che il settore dovrà affrontare, per il direttore degli Enologi di Francia resta prioritaria l'attenzione ai cambiamenti climatici, che modificano le caratteristiche dei vini e che anche nelle zone tipiche influiscono, cambiando l'acidità e il profilo aromatico; la ricerca di nuovi mercati, in quanto l'export sarà un asset di crescita fondamentale; nuove tecnologie in campo, anche digitali, per accompagnare una transizione agro-ecologica già in atto.
Non è tutto. Sarà indispensabile una forte attenzione al processo di vinificazione (reso più difficile dall'aumento dell'acidità e dal cambiamento del profilo aromatico, come conseguenza appunto dei cambiamenti climatici). "Tutto ciò rende necessario lo sviluppo di una nuova enologia. Bisognerà ridurre i solfiti e rivedere le prassi enologiche e di fermentazione".