Oggi la Giunta Regionale della Calabria approva la delibera urgente per la richiesta al Governo del riconoscimento dello stato di emergenza per tutte le zone del crotonese e del cirotano colpite dai nubifragi di sabato 21 novembre e della notte susseguente e con fenomeni protrattisi su Cirò fino alle prime ore del 22 novembre.

E a breve dovrebbe seguire anche la richiesta di dichiarazione di stato di calamità al ministero alle Politiche agricole per le zone agricole alluvionate, per altro già invocata dalla organizzazioni agricole. Intanto, già da ieri – al primo ritirarsi delle acque - è in atto un’affannosa conta dei danni, che per ora permane di difficile e non celere stima anche per la vastità dell'area colpita. La zona infatti si allarga lungo la fascia costiera del mar Jonio da nord a sud per i quasi 120 chilometri che separano Corigliano Calabro da Isola di Capo Rizzuto.

Il presidente facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, a nome di tutta la Giunta, ha già espresso “vicinanza e solidarietà agli abitanti delle zone devastate dai nubifragi” che da sabato scorso si sono abbattuti con violenza sulla Calabria.
 

Coldiretti, danni da Cosenza a Crotone

Secondo una nota di Coldiretti Calabria dispacciata ieri “i comuni di Strongoli, Rocca di Neto, Crotone e Isola di Capo Rizzuto sono quelli che, dai primi sopralluoghi, risultano maggiormente colpiti. Anche nella zona di Corigliano - Rossano Calabro in provincia di Cosenza le piogge torrenziali hanno causato smottamenti, in particolare a Paludi, dove l'amministrazione comunale con l'aiuto di mezzi di aziende agricole ha ripristinato la viabilità”.

Secondo la nota di Coldiretti, sia il Consorzio di bonifica di Crotone che quello di Trebisacce, insieme alla Protezione civile, sono intervenuti con propri uomini e mezzi sulle foci dei fiumi e allo sblocco dei canali in modo da garantire il deflusso delle acque verso il mare e consentire nella fascia costiera una più agevole conta dei danni.
 

Confagricoltura, a Cirò caduti 300 millimetri di pioggia

Secondo quanto riporta una nota di Confagricoltura ieri pomeriggio, oltre 200 millimetri d’acqua sono caduti in provincia di Crotone il 21 novembre in poche ore e ben 300 millimetri si sono abbattuti nella notte tra il 21 ed il 22 su circondario di Cirò. Dirompenti gli effetti delle acque che “hanno dilavato le produzioni locali di finocchi, ortaggi vari e seminativi, causando danni ingenti alle strutture produttive alla viabilità interpoderale della zona”.

Inoltre, il nubifragio che si è verificato nell’area di Corigliano avrebbe compromesso – secondo Confagricoltura - la tenuta delle coltivazioni, “pregiudicando le produzioni delicate come quelle delle clementine, degli altri agrumi e delle olive. Senza contare gli effetti che si sono generati sui frutti nella fase del raccolto, come la senescenza della buccia e la disidratazione che ne hanno pregiudicato la qualità”.

“La situazione è particolarmente grave - dichiara il presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - e purtroppo replica quanto già è successo altrove, dimostrando la necessità di intervenire con un piano che ponga attenzione alla tutela del suolo e alla corretta gestione delle acque in tutta Italia per evitare ulteriori disastri. Le imprese agricole svolgono un ruolo di primaria importanza in questo contesto, che deve essere riconosciuto soprattutto nelle aree a forte vocazione rurale, dove è necessario agire in sinergia per dare risposte concrete ed efficaci. La tenuta del territorio è una questione di sicurezza per tutti”.
Quello che è accaduto – spiega Confagricoltura – dimostra ancora una volta che è l’agricoltura la prima vittima dei cambiamenti climatici in atto nel Paese.

“La tempesta d’acqua con raffiche di vento gelato che si è abbattuta in Calabria sullo Jonio cosentino e crotonese ha duramente colpito intere filiere produttive che stavano già facendo i conti con la crisi economica legata alla pandemia”. Lo denunciano Alberto Statti, Diego Zurlo e Paola Granata, rispettivamente presidenti di Confagricoltura Calabria, Crotone e Cosenza che chiedono alle istituzioni “rapide azioni da un lato per ristorare quanti hanno già subito ingenti danni, e dall’altra per mettere in campo interventi che possano prevenire questi drammatici eventi”.

“Torniamo a denunciare come non siano più procrastinabili – sostengono Statti, Zurlo e Granata – interventi mirati a prevenire gli effetti dirompenti dei cambiamenti climatici. Occorre una strategia che migliori l’assetto urbanistico dei territori così come una costante manutenzione dei corsi d’acqua e delle risorse boschive presenti in Calabria”.

“Non è più tollerabile – concludono – che a seguito di ogni evento climatico sfavorevole imprenditori e cittadini debbano poi subire passivamente gli effetti devastanti sul proprio territorio. Chiediamo fin da subito di attivare le procedure per la richiesta dello stato di calamità in quest’area, ma al contempo di procedere speditamente alla messa in sicurezza dei nostri territori attraverso un vero e proprio piano d’azione sfruttando al meglio le risorse economiche che l’Unione europea ha messo a disposizione della Calabria”.