I voucher? Più no che sì, almeno finora. Introdotti con il decreto Dignità, di fatto in comune con i "vecchi" voucher, utilizzati fino a due anni fa, avrebbero poco in comune. E la procedura per attivarli sarebbe alquanto complicata. Burocrazia aggiuntiva che ne frenerebbe l'utilizzo.
Parlare di flop è forse eccessivo, ma il comparto vitivinicolo - quello che storicamente ha utilizzato di più il servizio - si sta orientando sulla strada delle assunzioni temporanee.
Una conferma arriva da Carlo Giovanni Pietrasanta, viticoltore di San Colombano al Lambro (Milano), già presidente del Movimento del turismo del vino che dalla sua rete di aziende riceve notizie contrastanti. "Una importante azienda dell'Oltrepò Pavese ha assunto due persone temporaneamente" afferma. "Alcuni viticoltori non sanno come fare, perché la procedura non è immediata. Un'altra azienda sta utilizzando i voucher".

Anche dalla Toscana c'è parecchio scetticismo. Donatella Cinelli Colombini, al vertice dell'associazione delle Donne del vino, parla di "questione complessa" e assicura che nella propria azienda in provincia di Siena "li useranno solo in casi estremi, preferendo le assunzioni temporanee". Cinelli Colombini è comunque fiduciosa. "Il ministro Centinaio è un uomo moderno, aggiornato, viene dal mondo del turismo che è per sua natura un settore tecnologico. Confido che per la gestione dei voucher si affidino a delle agenzie in grado di attivare procedure simili a quelle straniere, dove il sistema è utilizzato, tracciato, con controlli in grado di evitare all'origine gli abusi".

Dopo un'accoglienza positiva, Confagricoltura rende noto che "tutto sta procedendo molto a rilento, perché l'Inps deve aggiornare le procedure e anche perché non c'è una richiesta così forte da parte delle aziende agricole".

Accoglienza tiepida anche in una regione a marcata trazione vitivinicola come il Veneto. "Apprezziamo gli sforzi compiuti dal governo nell'andare incontro alle aziende, ma ancora una volta il fattore burocratico vanifica gli aspetti positivi - spiega Christian Marchesini, presidente dei viticoltori di Confagricoltura Verona e Veneto -. I vecchi voucher in uso fino al 2016 erano cartacei e prevedevano l'acquisto dei voucher sia per via telematica, che nelle tabaccherie. Era un sistema pratico e snello, che si adattava perfettamente alla natura occasionale del rapporto di lavoro che caratterizza la vendemmia e le raccolte della frutta. Le procedure telematiche introdotte dal 2017 scoraggiano, invece, le aziende a utilizzare lo strumento, in quanto comportano un carico burocratico che aggiunge altro lavoro alle ore passate in campagna ed è causa di ulteriori costi. Infine, non poter applicare i voucher ai lavoratori assunti l'anno scorso è un limite che scoraggia ulteriormente a utilizzare lo strumento. Ne è la riprova il fatto che molte aziende in questi giorni stanno facendo ricorso a raccoglitori già esperti e utilizzati nelle scorse annate, assumendoli con contratto a tempo determinato".

Critica anche la posizione della Cia Toscana. Chi ha festeggiato vittoriosamente la reintroduzione dei voucher - scrive - ha festeggiato qualcosa che non esiste, con il risultato di fornire un'informazione sbagliata alle imprese agricole. Nel periodo 2008-2016, solo il 4,3% dei voucher complessivamente venduti è stato destinato alle attività agricole. I voucher in agricoltura rappresentano solo una risposta parziale alle esigenze agricole. 
"La ragione è molto semplice, il decreto Dignità non li hai reintrodotti - specifica il presidente di Cia Toscana, Luca Brunelli -. In effetti tutti speravamo che venissero reintrodotti i buoni lavoro così come li avevamo conosciuti. Ma la legge 96/2018 ha soltanto facilitato il ricorso al contratto telematico per le prestazioni occasionali dell'Inps".

Sulla stessa lunghezza d'onda anche la Cia di Padova, i cui iscritti non ne faranno ricorso. Per il direttore Maurizio Antonini si tratta di un contratto a tempo determinato, che - a fronte di un allungamento da tre a dieci giorni del periodo in cui è possibile svolgere la prestazione, impone alle aziende un aggravio sia in termini burocratici (iscrizione all'Inps, obblighi di comunicazione, ecc.) che di costi: al lavoratore vanno 9 euro l'ora, il costo aziendale è di 13 euro l'ora. In termini economici ben più cari dei contratti a tempo determinato classici. "Il timore è - continua Antonini - che un provvedimento del genere non avrà nessun impatto positivo sull'agricoltura anzi, porrà un freno all'utilizzo dei lavoratori occasionali".

Meno tranchant la Coldiretti, che parla di "un primo segnale di sburocratizzazione che va nel verso auspicato dal mondo agricolo". "Ora - sottolinea la Coldiretti - ci auguriamo che anche le altre modifiche previste dalla legge diventino operative con la medesima tempestività all'interno della procedura Inps".
Palazzo Rospigliosi evidenzia che il numero di voucher impiegati in agricoltura è "praticamente rimasto stabile dal 2011, senza gli abusi che si sono verificati in altri comparti. In agricoltura sono stati venduti negli ultimi cinque anni prima dell'abrogazione poco più di 2 milioni di voucher, più o meno gli stessi dei cinque anni precedenti, pari all'incirca a 350mila giornate/anno di lavoro. Il valore complessivo delle integrazioni di reddito accordate per le prestazioni a pensionati, studenti, cassintegrati e disoccupati ammonta a circa 22 milioni di euro all'anno".