Una buona notizia per chi è stanco dell'egemonia di ananas e fragole, declinate o meno con gelato, zucchero e limone o maraschino, nei menù di frutta dei ristoranti: Unaproa (Unione nazionale tra le organizzazioni dei produttori ortofrutticoli, agrumari e di frutta in guscio) e Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) hanno siglato a Roma un protocollo di intesa per promuovere e valorizzare frutta e verdura di qualità nei menù dei ristoranti, dove il consumo di questi prodotti, negli ultimi quindici anni, è calato dell'11,9%.

La campagna di comunicazione, tanto per non generare fraintendimenti sulle sue finalità, si chiamerà #nonsoloananas e farà parte della più ampia campagna di informazione e promozione 'Nutritevi dei colori della vita' promossa da Unaproa e cofinanziata da Unione europea e Stato italiano.

L'accordo è stato firmato al ministero delle Politiche agricole alla presenza del capo dipartimento della Qualità agroalimentare Luca Bianchi, dal presidente di Unaproa Antonio Schiavelli e dal vicepresidente vicario di Fipe Aldo Mario Cursano.

La collaborazione tra Unaproa e Fipe nasce con l'intenzione di fare educazione alimentare presso i consumatori e prevede l'ideazione di future iniziative finalizzate a stimolare i ristoratori a inserire una sempre maggior selezione di frutta e verdura fresca nei menù dei loro locali, nonché ad aiutare i consumatori a individuare i pubblici esercizi che si caratterizzano per l'ampia offerta di ortofrutta italiana.

La centralità della componente 'consumatore' nel progetto #nonsoloananas è testimoniata dall'adesione dell'Unc (Unione nazionale consumatori) che ha realizzato attraverso i propri canali social un sondaggio da cui risulta che, degli intervistati, il 71% sceglierebbe più volentieri un ristorante con una scelta più ampia di frutta e verdura stagionale, a fronte di un 18% che ritiene una maggiore offerta preferibile ma non indispensabile e un 11% indifferente.
Il 47% degli intervistati vorrebbe sapere in anticipo quali ristoranti hanno una scelta ampia di frutta e verdura, il 40% lo ritiene utile ma non indispensabile e il 13% inutile.
Il 55% preferisce trovare nei ristoranti solo frutta italiana, di stagione e garantita, il 2% vorrebbe solo frutta esotica e un ecumenico 43% accetta di trovare un po' di tutto.

Sempre secondo il sondaggio Unc, a fronte di un 27% dei consumatori che trova l'offerta di frutta nei ristoranti adeguata sotto il profilo della lavorazione, il 12% non la ordina perché trova troppo gravoso doverla sbucciare e tagliare e il 61% dichiara che avere la frutta già pulita e tagliata sarebbe uno stimolo per ordinarla.
Il 55% ritiene che sarebbe importante conoscere, oltre alle eventuali calorie, composizione e proprietà nutritive della frutta e verdura proposta dai ristoratori, il 36% non è interessato ma lo ritiene un valore aggiunto e il 9% trova la cosa del tutto irrilevante.

Il sondaggio si conclude con una valutazione dei consumatori dell'offerta di verdura, con il 68% che la trova decisamente insufficiente, il 10% che ritiene vada bene così com'è e il 22% che troverebbe una maggiore offerta preferibile ma non indispensabile.

"La nostra è una ricerca condotta in maniera informale sui social" ha commentato Massimiliano Dona, presidente Unc. "Non ha e non vuole avere pretese scientifiche o statistiche, ma ci fornisce un'istantanea dell'orientamento attuale dei consumatori".
I risultati, secondo Dona, mostrerebbero uno slancio verso il consumo di frutta e verdura spesso castrato da un'offerta inadeguata dei ristoranti.
 
"L'ortofrutta è un patrimonio del nostro paese" ha dichiarato Antonio Schiavelli. "Un maggior consumo di ortofrutta fa bene all'economia dell'Italia, fa bene alla salute dei consumatori, contrae la spesa sanitaria e realizza profilassi con gusto, dolcezza e sapidità.
Oggi è per noi una giornata particolarmente importante perché chiarisce l'interesse comune dei produttori e di coloro che facilitano il consumo di ortofrutta attraverso la ristorazione. E' l'inizio di una collaborazione proficua tra rappresentanti che hanno un comune sentire e comuni obiettivi"
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"Crediamo molto in questa iniziativa - ha affermato il vicepresidente vicario di Fipe Aldo Cursanone condividiamo la visione della ristorazione come luogo terminale della catena del valore dell'alimentazione, che inizia nei campi, passa per la trasformazione e trova nei modelli proposti anche dai nostri pubblici esercizi, ristoranti, bar, dei terminali fondamentali, per favorire modelli di comportamento alimentare più sani.
Inoltre, saper proporre in maniera innovativa dei prodotti espressione dei nostri campi, significa anche comprimere costi di approvvigionamento, valorizzare la freschezza e la qualità del prodotto e certamente incidere positivamente sui margini dell'operatore economico"
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Le potenzialità pratiche dell'accordo sono notevoli, considerando che attualmente Fipe rappresenta più di 300mila aziende fra ristoranti, bar, discoteche e stabilimenti balneari e conta quasi un milione di addetti, mentre Unaproa comprende 127 organizzazioni associate, ripartite in nove Aop (Associazioni di organizzazioni di produttori) e 118 Op (Organizzazioni produttori) operanti su tutte le regioni italiane e rappresentanti il 60% delle Aop e il 39% delle Op italiane.
Rimane da vedere quanto i buoni propositi si tradurranno in realtà.