Si è concluso a Rimini il IV° Forum di Compagnia delle Opere Agroalimentare dal titolo "Il 50% del lavoro di ogni impresa dopo aver prodotto al meglio: il mercato", evento che ha affrontato il tema dell’agroalimentare italiano, oggi al bivio decisivo per il futuro del settore: il passaggio da una filosofia “orientata alla produzione” ad una necessariamente “orientata al mercato”, per poter operare in un mercato agricolo profondamente cambiato in conseguenza degli accordi internazionali, dalla globalizzazione e del minore sostegno da parte delle politiche agricole comunitarie (Pac).

"Con questo 4° Forum – ha spiegato il presidente di CdO Agroalimentare, Camillo Gardini – la Compagnia delle Opere Agroalimentare ha voluto mettere a tema ciò che riteniamo essere la maggiore urgenza ed il fattore più importante per lo sviluppo del settore agroalimentare del nostro Paese: la crescita della coscienza imprenditoriale dei suoi operatori. La vera minaccia infatti per le nostre produzioni agricole ed i nostri trasformati non sono: la globalizzazione, i bassi prezzi dei manufatti provenienti dai paesi emergenti, o la riduzione dei sussidi comunitari, bensì la scarsa coscienza imprenditoriale presente negli operatori delle nostre imprese del settore”.

"Innovazione non è un concetto astratto, ma nasce da uno sguardo educato all’osservazione della realtà – ha poi ribadito Raffaello Vignali, presidente nazionale di Compagnia delle Opere, che ha aperto i lavori della seconda giornata del IV° Forum di CdO Agroalimentare. Quanto più è potente l’educazione, tanto più si riesce a fare innovazione, tanto più ci si riesce a mettere insieme tra imprenditori, in una dinamica di rete: la sfida nostra di Compagnia delle Opere sta proprio nel documentare con i fatti come questa posizione paghi, anche da un punto di vista economico. E sono le persone che lavorano in un’impresa il fattore su cui si fonda la competitività dell’impresa: perché l’innovazione non sta solo nella tecnologica, sta nella capacità di osservare la realtà. Vignali ha poi concluso ribadendo il ruolo della politica nel processo di innovazione: Il compito della politica è servire la creatività straordinaria che c’è. Il piano di sviluppo rurale, perché favorisca l’innovazione, deve essere al servizio dell’innovazione, non altro. Deve aiutare a sviluppare una collaborazione tra imprese. La politica deve togliere i lacci dalle imprese, deve favorire lo sviluppo, deve creare le infrastrutture. La politica non deve 'fare' al posto degli imprenditori. La politica deve essere coerente con l’innovazione".

Nelle due giornate di lavori, a fianco dei numerosi imprenditori che hanno testimoniato la propria esperienza d’impresa, è intervenuto anche Paolo De Castro, ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. "Siamo condannati a crescere all’estero – ha spiegato il ministro – perché la produzione oggi o la portiamo all’estero oppure quel prodotto in più porta solo prezzi bassi, e drammatiche crisi di mercato. Quest’anno le cose sono andate bene, ma è stato un caso, non ci sono state strategie commerciali particolari. Si è prodotto di meno, si è consumato di più… ma cosa succederà l’anno prossimo?".
La chiave, secondo il ministro, per un reale sviluppo del settore, è la seguente: "Occorre essere capaci di immettere prodotto sulla base delle aspettative di consumo. Dobbiamo prendere il nostro prodotto italiano, straordinario, che tutti vogliono, che tutti ci copiano, e portarlo là dove i consumi crescono. Cosa può fare il governo? "Non mettere ostacoli - ha detto il minsitro -. Cercare di aiutare le imprese ad essere più forti e competitive, attraverso azioni per il rafforzamento delle imprese, della parte commerciale, azioni infrastrutturali e di sistema, azioni orizzontali. E credo che nella finanziaria ci siano degli strumenti adatti a queste finalità".

Sull’internazionalizzazione del mercato agroalimentare, è intervenuto anche Giovanni Alemanno, già ministro del Mipaaf. "Ci sono due tipi di internazionalizzazione quella che fugge e delocalizza; e quella che mette radici e espande. Il nostro sistema agroalimentare deve essere orientato all’export. Dobbiamo conquistare i mercati di qualità all’estero. Sanno tutti che il prodotto italiano è buono: ma è necessario che gli strumenti di commercializzazione e di produzione, sappiano fare arrivare il prodotto sui mercati. Anche i piccoli marchi".
In ultima istanza, Alemanno ha specificato che occorre cambiare mentalità: "non si può più parlare di imprenditore agricolo, ma di imprenditore agroalimentare".

L’intervento di Guido Tampieri, sottosegretario al Mipaaf, ha poi concluso la mattinata di lavori. "L’agricoltura italiana ha un gap di carattere strutturale - ha detto - che coincide con un gap di carattere organizzativo. Il sistema va ciclicamente in crisi in maniera talmente rapida che si può parlare di crisi permanente. In tal senso, l’innovazione non è più una scelta, ma un bisogno".

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