Il dramma di persone portate via dall'acqua, i campi allagati con raccolti compromessi e colture spazzate via, le case e ciò che contenevano devastate dall'acqua e dal fango. Poi le stalle distrutte e gli animali affogati.

Un dramma nel dramma. Perché alle perdite economiche si aggiunge il dolore di aver dovuto abbandonare al loro destino i propri animali.

Impossibile salvarli, se non in qualche sporadico e fortunato caso.

E per gli animali sopravvissuti le difficoltà di assicurare loro un po' di cibo, o le normali e quotidiane attenzioni.

 

Quando si tireranno le somme, le perdite maggiori saranno quelle delle colture orticole e frutticole e poi dei seminativi, ma solo perché più diffuse in Romagna rispetto agli allevamenti.

Con la differenza che se da qualche campo allagato potrà rispuntare un germoglio, per una stalla distrutta non c'è speranza.

Tutto è perduto e ripartire richiede anni e coraggio, tanto coraggio. 


Le stalle romagnole

Ma sono poi così pochi gli allevamenti della Romagna?

Stando a quanto afferma Coldiretti, sarebbero 250mila, fra bovini, maiali, pecore e capre, i capi allevati nelle stalle della Romagna alluvionata.

A proposito di bovini, il presidente del Consorzio di Tutela Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale Igp, Stefano Mengoli, lamenta che proprio le zone di produzione, dove prevale la razza Romagnola, sono state coinvolte da frane e smottamenti e le stalle che pur non hanno avuto danni dall'acqua si trovano ora in difficoltà per l'approvvigionamento di alimenti per il bestiame o sono impossibilitate a trasferire gli animali a fine ciclo per l'impraticabilità delle strade. 


Solidarietà

Per molti un dramma solo in parte mitigato dai tanti gesti di solidarietà, come nel caso degli allevatori che non essendo coinvolti direttamente dall'alluvione hanno dato disponibilità ad accogliere nelle proprie stalle gli animali che si sono salvati dalle acque.

Poi iniziative come quella del Consorzio Agrario di Parma che ha messo a disposizione sacchi di mangime per suini e bovini e che si aggiungono alle tante altre iniziative, come quella dell'Associazione Regionale Allevatori.

 

Anche "Essere Animali", associazione animalista sempre molto critica nei confronti degli allevamenti intensivi, a volte in modo pregiudiziale, ha espresso la propria solidarietà agli allevamenti colpiti e si è fatta carico di verificare la situazione in alcuni allevamenti colpiti, riscontrando numerose criticità.


Difficile riaprire

I tempi per tornare alla normalità, se tale la si potrà definire, non saranno né brevi né indolori.

Chi ha responsabilità politiche e di Governo già si è detto pronto a intervenire anche e soprattutto sotto il profilo economico.

Non sarà semplice ed è forte il timore che la burocrazia allunghi a dismisura i tempi, già inevitabilmente lunghi.

Con la speranza che non venga meno quella passione e quella volontà che sino a oggi ha spinto gli allevatori a continuare nella loro impresa, a dispetto dei mille ostacoli quotidiani da affrontare a fronte di un mercato avaro di soddisfazioni.

 

Troppo sovente quando una stalla chiude lo fa per sempre. Con un danno che si ripercuote sull'intera società.

Perché una stalla aperta, a differenza di quanto si creda (si veda AgroNotizie), è un baluardo a difesa dell'ambiente e una protezione contro il degrado idrogeologico, in particolare nelle aree marginali.