Sei Università, Milano, Piacenza, Padova, Bologna, Firenze e Udine. E poi due istituzioni, il Crpa di Reggio Emilia e il Cra, il Centro per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura. Sono questi i protagonisti di un progetto di ricerca sul benessere del suino che va dall'alimentazione alle implicazioni tecniche ed economiche che si innestano su questa materia. Le ricerche, dal titolo di “Filiera verde del suino”, rientrano in un più ampio progetto che va sotto il nome di Ager (acronimo di agroalimentare e ricerca). Per realizzarlo sono scese in campo 13 fondazioni bancarie che hanno messo a disposizione gran parte delle risorse economiche necessarie. Già la presenza di una cordata fra diverse Università, non sempre in sinergia fra loro, è un elemento che lascia ben sperare sui risultati finali. Se ne è avuta conferma durante della Rassegna suinicola internazionale di Reggio Emilia, che ha anticipato alcuni dei risultati delle sperimentazioni in corso. Il tutto attraverso una “vivace” tavola rotonda durante la quale Matteo Crovetto e Elisabetta Canali, dell'Università di Milano e “guida” del progetto stesso, hanno fornito alcuni dettagli, poi commentati dagli interventi dei numerosi partecipanti, allevatori, veterinari, tecnici e funzionari delle amministrazioni pubbliche.

Arricchimenti ambientali

Il quadro che ne è emerso ha messo in evidenza alcuni punti critici, ma anche aspetti positivi, a partire dall'adeguamento degli allevamenti alle norme entrate in vigore a inizio anno. Tutti gli allevamenti, con poche eccezioni, hanno infatti adeguato le strutture e in particolare i reparti di riproduzione. Così pure in tutte le porcilaie si possono trovare gli “arricchimenti”, così sono definiti quei materiali che consentono al suino di manifestare le attività esplorative caratteristiche di questa specie animale. In mancanza di stimoli si verificano comportamenti anomali che sfociano nel cannibalismo o nell'eccessiva aggressività. Ed ecco allora comparire nei box catene appese, oggetti in plastica sospesi, palle libere di ruzzolare sul pavimento, tronchetti di legno o altri materiali “morsicabili”. Ma per ogni soluzione c'è un rovescio della medaglia. Gli animali a volte esauriscono presto la loro curiosità per il nuovo oggetto, oppure lo ignorano. E per i materiali da morsicare ci si deve interrogare sulla loro innocuità (legni trattati possono creare non pochi problemi) o sulle conseguenze sull'ambiente o sul trattamento delle deiezioni per i residui che ne derivano.

Paglia, una risposta

E' su questi aspetti che stanno proseguendo le ricerche che già ora sconsigliano l'uso di legno di recupero (per i trattamenti che può aver subito), e indica i limiti dei bricchetti di segatura ottenuti per compressione dai residui di lavorazione del legno, troppo facili a sfaldarsi con l'umidità. Meglio i tondelli di faggio, pioppo o castagno, ma un occhio va rivolto ai costi. Fra i possibili materiali di arricchimento ambientale è la paglia che per il momento offre buone risposte. Le esperienze di campo e le prove sperimentali hanno ampiamente dimostrato come la paglia sia in grado di stimolare il comportamento esplorativo e ridurre i comportamenti anormali, pur senza annullarli completamente. Ma quale sia la quantità di paglia da utilizzare è ancora oggetto di ricerche e in più sono da tenere in considerazione i problemi che possono verificarsi in presenza di pavimentazioni grigliate.

L'incognita pavimenti

Un tema questo delle pavimentazioni grigliate al centro delle discussioni per le misure imposte dalla direttiva comunitaria sul benessere dei suini (la 120 del 2008) e recepite in Italia nel 2011 con il Dlgs 122 del 7 luglio. Su questi aspetti si è soffermato Fabrizio Bertani, dell'Ufficio VI Benessere animale del ministero della Salute, che ha evidenziato le contraddizioni e le difficoltà interpretative della norma. Per contro si è evitato il rischio di incorrere in una procedura di infrazione da parte di Bruxelles. Ciò che conta è la superficie a disposizione degli animali e il rispetto dei vincoli ai reparti di riproduzione. In ciò gli allevamenti italiani sono in regola al 99%. Ma quei pochi che ancora non lo sono devono affrettarsi. Il rischio infrazione potrebbe comunque scattare.

Sorprese” in arrivo

Di benessere dei suini si è discusso anche in occasione di un altro incontro promosso da Confagricoltura sempre nell'ambito della “Rassegna” , dove ancora Fabrizio Bertani ha potuto approfondire altri aspetti delle normative che riguardano questo tema. Ed è emerso che sta avanzando una proposta di introdurre nella Pac premi, anche rilevanti, da riservare agli allevamenti che nell'attuare le norme sul benessere vanno oltre i limiti imposti dalla legge. Facile immaginare le distorsioni che una tale decisione potrebbe portare. Ma da Bruxelles possono arrivare altre “sorprese” come la pretesa che alle sanzioni economiche per gli allevamenti non in regola (da 1550 a 9296 euro) si aggiunga la revoca delle autorizzazioni sanitarie. Ovvero impedire la prosecuzione dell'allevamento. Ma non basta. Entro il 2018 giungerà da Bruxelles il divieto di castrazione degli animali. Un problema che riguarda solo Italia e Spagna, dove gli animali vengono portati a pesi elevati e di conseguenza ad età più avanzate, con la possibilità che le carni assumano caratteristiche e odori indesiderati. Prepariamoci, cinque anni passano in fretta e farci cogliere impreparati, ancora una volta, sarebbe sciocco.