I fondi di caffè stanno venendo considerati sempre di più come una risorsa da impiegare per vari utilizzi, dalla cosmesi alla produzione di energia, nell'ottica dell'economia circolare.

 

Dal punto di vista quantitativo infatti si tratta di una massa non indifferente, dal momento che il consumo mondiale di caffè supera i 9 milioni di tonnellate all'anno, con una equivalente produzione di fondi.

 

Inoltre si tratta di un materiale organico interessante, composto prevalentemente da cellulosa e emicellulosa, ma che contiene anche una importante frazione di olii e di proteine.

 

Da qui l'idea e l'interesse di impiegarli per vari utilizzi, dall'estrazione di molecole biologicamente attive, alla produzione di biocarburanti o semplicemente di biomassa da combustione.

 

Anche in agricoltura sono già partiti progetti che vedono i fondi di caffè usati come substrati di coltivazione per funghi o verdure.

Leggi anche Fare funghi con il caffè

Ma potrebbero essere usati anche per la produzione di fertilizzanti? La risposta è sì, ma con alcuni accorgimenti.

 

I fondi di caffè infatti hanno un rapporto C/N più alto di quello del terreno e se vengono usati tal quali possono avere come effetto una immobilizzazione dell'azoto del suolo, non rendendolo immediatamente disponibile per le piante.

 

L'alto contenuto di cellulosa, emicellulosa e lignina - che arriva a oltre il 75% della biomassa secca e comporta l'elevato contenuto di carbonio - fa sì che i microrganismi del terreno inizino subito a decomporla, ma per farlo hanno bisogno di azoto che prendono dal terreno sottraendolo momentaneamente alle piante.

 

Inoltre la presenza di fenoli e di acidi organici possono avere effetti indesiderati su alcune piante, in particolare per l'acidificazione del terreno.

 

In alcuni studi fatti su piante orticole come lattuga, broccoli, porri, radicchio, e piante ornamentali come viole e girasoli, l'uso dei fondi di caffè usati tal quali aveva un effetto negativo sulla crescita delle piante, anche se migliorava la capacità del terreno di trattenere l'umidità.

 

Per ovviare a questo problema è stato proposto l'uso di fondi di caffè pellettati, che hanno il vantaggio di essere decomposti più lentamente funzionando come fertilizzanti a lento rilascio.

 

Le cose cambiano invece se i fondi di caffè vengono usati compostati e in miscela con altri fertilizzanti o ammendanti.

 

Una miscela con il 40% di fondi di caffè compostati e il 60% di torba è risultato un ottimo substrato usabile anche senza fertilizzanti per la coltivazione di basilico e pomodori in vaso, come ha dimostrato uno studio dell'Università di Modena e Reggio Emilia.

 

Altri risultati positivi sono stati ottenuti con fondi di caffè compostati con acque di vegetazione delle olive, reflui zootecnici e pollina, anche essi compostati.

 

Uno studio scozzese ha anche valutato le modalità migliori di compostaggio, valutando sistemi in cumuli aerati all'aperto, in compostiera chiusa e anche con il vermicompost, trovando buoni risultati con tutti ma soprattutto con il primo, dal momento che permette di migliorare la frazione azotata rispetto a quello in compostiera, mentre il compostaggio in vermicompost può portare a problematiche di mortalità dei lombrichi.

 

I fondi di caffè quindi hanno un ottimo potenziale come ammendanti e fertilizzanti, ma solo se ben processati

 

Un'opportunità per le aziende produttrici di substrati e concimi organici per diversificare le materie prime da utilizzare, soprattutto in periodi come questi dove la diversificazione delle risorse è sempre più importante.

 

Per approfondire leggi l'articolo in inglese: "Spent Coffee Grounds: A Review on Current Utilization".