La piralide del mais è l'incubo degli agricoltori. A disturbare il sonno di molti maidicoltori non è tanto l'attività delle larve del lepidottero, quanto i funghi che si moltiplicano nelle spighe intaccate dall'insetto e che producono micotossine. Un vero flagello che in alcuni casi può addirittura arrivare al sequestro del raccolto. Questo perché le aflatossine sono cancerogene e possono intossicare l'uomo attraverso il latte di vacche alimentate con mangimi infetti.

Sono vari gli agrofarmaci sviluppati per combattere la piralide, ma da circa un anno è disponibile un nuovo metodo di lotta biologica. De Sangosse ha infatti studiato il comportamento di un insetto, il Trichogramma brassicae, la cui femmina depone le proprie uova all'interno di quelle della piralide. In questo modo si distruggono intere generazioni del lepidottero. Niente larve, niente micotossine.

L'elemento cruciale sta nell'introdurre in campo il trichogramma al momento giusto”, ha spiegato ad AgroNotizie Carlo Baronchelli, di De Sangosse, durante un incontro con gli agricoltori nel Vercellese organizzato dal Consorzio agrario del Piemonte orientale. “Noi ci occupiamo del monitoraggio della piralide. Quando ne riscontriamo la presenza in campo allertiamo il coltivatore che deve predisporre il lancio del Trichosafe”.

Il Trichosafe altro non è che palline di materiale biodegradabile all'interno delle quali sono presenti le uova del parassita. “Una volta in campo si schiudono ad ondate. In tutto sette, una ogni quattro giorni circa, e assicurano una protezione per un mese”.

Il punto cruciale è la tempestività di intervento dunque, ma come fare a spargere il prodotto al momento giusto, quando magari si è appena irrigato e il terreno rende difficoltoso l'uso dei mezzi meccanici? La soluzione arriva dal cielo. Grazie ai droni è infatti possibile lanciare sul campo le capsule con precisione millimetrica. Tutto sta nel pianificare prima l'intervento.

Durante la prova in campo la Ust Italia – VenetoDrone ha illustrato le modalità di lancio. Prima delle operazioni sul terreno nella sede centrale della società, a Treviso, viene steso un programma di volo sulla base del profilo morfologico dell'area. Il file viene poi inviato ai partner sul territorio. Quando De Sangosse lancia l'alert l'agricoltore deve coordinarsi con il pilota del drone e il gioco è fatto. In un'ora, assicurano dalla VenetoDrone, si possono trattare 8-10 ettari.

Ma il gioco vale la candela? La De Sangosse assicura di sì, ma sottolinea l'importanza di un intervento tempestivo e di una corretta conservazione degli ovuli: ad una temperatura tra i 10 e i 12 gradi. A livello di costo bisogna mettere in conto 50 euro ad ettaro per il volo del drone più la spesa per il Trichosafe, che deve essere sparso nella quantità di 125 palline per ettaro.