Il settore agricolo può svolgere un ruolo chiave nelle strategie di mitigazione ed adattamento a basse emissioni ed aumento della resilienza attraverso il miglioramento delle tecniche di produzione e la promozione di un’agricoltura sostenibile che salvaguardi la biodiversità. A sottolinearlo in occasione della Cop21 di Parigi sui cambiamenti climatici la World association of agronomists, 500mila agronomi che operano in tutto il mondo, tra l’altro, per pianificare e progettare nuovi sistemi rurali adatti ai cambiamenti climatici. Secondo gli agronomi mondiali, infatti, l’uso di varietà vegetali migliorate, razze zootecniche più adatte, rotazioni colturali e strategie di produzione alternative sono esempi di adattabilità dei sistemi agricoli in cui schemi agricoli meno rigidi e tecniche produttive più efficienti aiutano a mitigare gli effetti del cambiamento climatico così come la riorganizzazione, la gestione e la pianificazione dei territori di produzione sono fortemente legati agli elementi caratterizzanti il clima.

"Flessibilità agronomica ed adattabilità dei sistemi agricoli sono il binomio per il futuro e la sfida che gli agronomi mondiali lanciano in occasione della conferenza sul clima – spiega il presidente Waa Andrea Sisti – Uno degli obiettivi condivisi dovrà essere anche quello di migliorare la capacità dei territori di produzione ad affrontare il rischio e l’imprevedibilità meteorologica attraverso lo sviluppo di tecniche agrarie in grado di contribuire alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici".
 
L’agricoltura e gli effetti del cambiamento climatico
Agricoltura e deforestazione sono causa dei cambiamenti climatici e sono responsabili di un terzo delle emissioni globali di gas serra così come produrre 1 kg di carne bovina causa l’emissione di 36 kg di CO2 e la produzione di 1 kg di pomodori rilascia 0,05 kg di CO2. D’altra parte di fronte ai cambiamenti climatici si intensificano i fenomeni estremi: desertificazione e inondazioni, salinizzazione delle terre; sviluppo di parassiti e malattie e così le produzioni agricole subiscono una perdita nei rendimenti per l’incidenza di nuovi patogeni oltre che per la ridotta disponibilità di acqua; mentre i mutamenti climatici inducono lo spostamento degli areali produttivi e la modifica delle vocazionalità territoriali. "L’agronomo e l’esperienza dell’Expo lo ha dimostrato – sottolinea la World association of agronomists - è la figura professionale che è in grado di pianificare e progettare opere irrigue e di drenaggio per la mitigazione degli effetti dei mutamenti climatici, progetta i sistemi informativi territoriali per il monitoraggio dei territori rurali e forestali, elabora soluzioni per l’introduzione di nuove coltivazioni adatte ai cambiamenti climatici, elabora progetti di agrometereologia per il monitoraggio dei microambienti e progetti di ricerca applicata per la prevenzione del rischio dei territori di produzione".
 
Le soluzioni
Ridurre le emissioni di CO2 e altri gas serra è possibile attraverso l’utilizzo di biomassa rinnovabile per finalità energetiche, adottando pratiche che favoriscono il sequestro dl carbonio nella biomassa vivente (nel caso delle coltivazioni arboree) e nei suoli (nel caso delle colture erbacee), promuovere modelli di consumo alimentare attenti al risparmio energetico e alla salvaguardia dell’ambiente. La diffusione della filiera corta e dei prodotti stagionali e territoriali, infine, sono azioni che favoriscono la resilienza ai cambiamenti climatici.