Mitigare gli effetti del cambiamento climatico e aumentare la resilienza dei vitigni, mantenendo contemporaneamente standard quantitativi elevati: è la grande sfida che deve affrontare la vitivinicoltura moderna.

 

Per raggiungere questi risultati è fondamentale utilizzare strategie agronomiche sostenibili per aumentare l'efficienza d'uso dell'acqua di irrigazione, migliorare l'adattabilità della vite e lo stoccaggio di carbonio nel suolo.

 

Fra queste strategie agronomiche vi è l'utilizzo del biochar, un prodotto organico ottenuto dalla pirolisi di biomasse vegetali, ricco di carbonio e in grado di migliorare il suolo dal punto di vista nutritivo.

 

Ma che cos'è il biochar?

 

È un prodotto a base carboniosa, detto anche carbone vegetale, che usato come ammendante apporta una serie di benefici: migliora la fertilità chimica, fisica e biologica; migliora la ritenzione e l'infiltrazione idrica e permette l'accumulo di carbonio negli strati più profondi del terreno. Inoltre, rimane stabile nel suolo per periodi molto lunghi apportando continui benefici al sistema suolo-pianta.

 

Ed è proprio questo il focus del Progetto "B-Wine: il biochar per aumentare la sostenibilità e la resilienza della viticoltura" presentato da Silvia Baronti, ricercatrice presso l'Istituto per la BioEconomia di Firenze del Consiglio Nazionale delle Ricerche, durante il convegno "Viticoltura e Biochar: evidenze e prospettive future" svoltosi giovedì 20 aprile 2023 a Firenze, all'Accademia dei Georgofili.

 

Durante il convegno sono intervenuti anche Marco Moriondo, Lorenzo Genesio, Francesco Primo Vaccari dell'Istituto per la BioEconomia - Consiglio Nazionale delle Ricerche, Carlo Andreotti dell'Università di Bolzano, David Chiaramonti del Politecnico di Torino e Johannes Lehmann della Cornell University - College of Agricolture and Life Science.

 

Nella parte finale dell'incontro si è poi tenuta una tavola rotonda alla quale hanno partecipato alcune realtà italiane che stanno attuando filiere di biochar, legno ed energia.

 

B-Wine: il connubio fra analisi tradizionali e telerilevamento

L'obiettivo principale del Progetto B-Wine è quello di valutare l'effetto del biochar nel contesto vitivinicolo in tre aziende biologiche che fanno parte del Biodistretto del Chianti classico in Toscana.

 

Le tre aziende pilota in cui si svolgeranno le prove sperimentali sono Fèlsina Spa, capofila del Progetto e situata nel comune di Castelnuovo di Berardenga (Siena), Badia a Coltibuono situata nel comune di Gaiole in Chianti (Siena) e Corzano e Paterno situata nel comune di San Casciano (Firenze).

 

I partner scientifici sono il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per la BioEconomia di Firenze (Cnr Ibe) e l'Istituto di Geoscienze e Georisorse di Pisa (Cnr Igg).

 

Il partner di divulgazione è il Biodistretto del Chianti, un'associazione di agricoltori e amministrazioni pubbliche che ha lo scopo di gestire in maniera sostenibile le risorse locali partendo dal modello biologico di produzione e consumo. Il Progetto potrà contare sul supporto di Enerion Global per la valutazione ambientale dell'applicazione del biochar in vigneto in termini di mitigazione dell'impatto carbonico e idrico.
Mentre si occuperà del trasferimento digitale dei dati Image Line®, del cui network fa parte AgroNotizie®.

 

Il Progetto è finanziato all'interno del Psr della Regione Toscana, sottomisura 16.2 con una durata di 24 mesi, dal 2022 fino al 2024.

 

"Valuteremo l'effetto del biochar con analisi che si svolgeranno nelle tre aziende vitivinicole pilota. Queste aziende sono diverse fra loro in termini di microclima, gestione aziendale e altitudine, pur trovandosi tutte nel contesto del Biodistretto del Chianti classico" ha spiegato durante il convegno Silvia Baronti, ricercatrice presso l'Istituto per la BioEconomia di Firenze del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

 

Il Progetto prevede di distribuire un tipo di biochar già registrato presso il Sistema Informativo Agricolo Nazionale, con un quantitativo di Idrocarburi Policiclici Aromatici (Ipa) inferiore ai 4 milligrammi su chilo, e interrato a una profondità di 15 centimetri.

 

Nell'Azienda Fèlsina Spa, capofila del Progetto, l'ammendante è già stato applicato: "Durante la distribuzione non abbiamo riscontrato problematiche, sia per la tipologia di biochar utilizzato sia per la tipologia di macchina agricola utilizzata. Il prodotto infatti aveva la giusta percentuale di umidità, superiore al 20%, che ha evitato la dispersione sottoforma di polvere, e come macchina abbiamo usato un normale spandiletame".

 

Il biochar viene distribuito in campo con un spandiletame e interrato alla profondità di 15 centimetri (Foto di archivio)

Il biochar viene distribuito in campo con un spandiletame e interrato alla profondità di 15 centimetri (Foto di archivio)

(Fonte: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

Durante la presentazione del Progetto sono intervenuti anche Marco Nardini, responsabile del settore sostenibilità dell'Azienda Fèlsina Spa, e Alessandro Chellini, agronomo presso l'Azienda capofila del Progetto: "Come gruppo di ricerca già un anno fa stavamo usando il biochar su ampie superfici aziendali, circa 20 ettari, in un'azienda dell'Emilia Romagna. In questo caso studio il biochar è stato messo a riposo per almeno 4 mesi mischiato con del compost e distribuito successivamente per un totale di 45 tonnellate a ettaro. I 20 ettari a disposizione sono stati trattati con biochar mischiato a compost e adesso tramite B-Wine vogliamo testare la stessa metodologia anche nei vigneti qui in Toscana".

 

La distribuzione dell'ammendante su un totale di 5 ettari nelle tre Aziende pilota consentirà di svolgere delle analisi a terra sulle singole piante e su porzioni di suolo (prossimali) e di affiancarle ad analisi aeree con tecniche di telerilevamento basate su analisi di immagini acquisite da drone e satellite.

 

La raccolta dei dati

Come scritto nel paragrafo precedente, per misurare gli effetti del biochar in vigneto si usano analisi prossimali svolte a terra affiancate da analisi di telerilevamento svolte dall'alto.

 

Le analisi prossimali servono per misurare la quantità di carbonio nel suolo, l'attività fotosintetica, lo stato idrico delle piante, la resa e la qualità delle uve.

 

Mentre le analisi di telerilevamento servono per misurare l'altezza, lo spessore, il volume, l'attività fotosintetica e lo stato idrico della chioma generando così delle mappe tematiche utilizzando droni equipaggiati con sensori multispettrali, termici, camere Rgb ad alta risoluzione e lidar.

 

Le analisi tradizionali vengono affiancate da analisi di telerilevamento

Le analisi tradizionali vengono affiancate da analisi di telerilevamento

(Fonte: Cnr Ibe)

 

La combinazione di queste due tecniche, prossimali e di telerilevamento, perciò consente di ottenere da un lato risultati puntuali e precisi a livello di pianta e suolo, mentre dall'altro di creare delle mappe tematiche più generiche sullo stato idrico del vigneto.

 

"Tramite le analisi a terra e dall'alto si valuterà in questi anni se ci saranno dei cambiamenti nelle risposte fisiologiche della vite in termini di ritenzione idrica. - sottolinea Baronti - Questo perché la caratteristica del biochar è proprio quella di trattenere l'acqua e renderla man mano disponibile alla pianta nei periodi di maggiore stress idrico e al fabbisogno della pianta stessa".

 

Inoltre, i risultati dello studio saranno disponibili ai ricercatori e ai viticoltori anche dopo la fine del progetto: "Utilizzando le immagini satellitari potremmo rendere disponibili i risultati ai viticoltori, che vedranno i benefici sia direttamente in campo sia attraverso le immagini satellitari gratuite, disponibili grazie alle piattaforme Sentinel2 del Programma Europeo Copernicus che garantiranno le informazioni necessarie per valutazioni di lungo periodo" aggiunge Salvatore Filippo di Gennaro ricercatore presso il Cnr-Ibe.

 

L'impatto carbonico e idrico

I dati raccolti in campo serviranno anche a misurare l'impatto carbonico e l'impatto idrico dell'utilizzo del biochar in vigneto.

 

Per valutare l'impatto carbonico il team scientifico misurerà il ciclo di vita del carbonio in campo e non sulla singola bottiglia di vino.

 

"La valutazione consiste nel confrontare due parcelle dello stesso appezzamento, una parcella trattata con il biochar e una parcella non trattata" continua Baronti.

 

Si utilizzeranno poi i protocolli standard Uni Iso per applicare all'utilizzo del biochar un valore numerico di impronta carbonica.

 

Invece per l'impatto idrico il team scientifico svolgerà uno studio del water footprint, ovvero del consumo di acqua, da parte del vigneto con l'utilizzo o meno del biochar. Anche in questo caso si utilizzeranno i protocolli standard Uni Iso per applicare all'uso del biochar un valore numerico di impronta idrica.

 

I crediti in carbonio

I viticoltori che utilizzano il biochar possono beneficiare del cosiddetto "credito in carbonio", cioè di un titolo che equivale ad una tonnellata di anidride carbonica non emessa in atmosfera oppure assorbita tramite progetti di tutela ambientale.

 

B-Wine si pone quindi l'obiettivo di valutare questi crediti in carbonio: "L'idea è quella di conteggiare i crediti forniti dall'utilizzo del prodotto in campo e valutarli tramite 4 diverse metodiche: tre riconosciute a livello internazionale e una attualmente riconosciuta solo a livello nazionale".

 

Questo perché il biochar fa parte di specifiche tecniche definite di Carbon Removal, ovvero di rimozione dell'anidride carbonica dall'atmosfera, che se utilizzate fanno "guadagnare" alle imprese i crediti in carbonio.

 

Il biochar consente di sottrarre e immagazzinare l'anidride carbonica nel suolo per lunghi periodi di tempo

Il biochar consente di sottrarre e immagazzinare l'anidride carbonica nel suolo per lunghi periodi di tempo

(Fonte: Cnr Ibe)

 

I Carbon Removal sono pratiche che consentono di immagazzinare il carbonio presente in atmosfera e sono regolate dall'Unione Europea. Inoltre, rientrano nell'obiettivo Green Deal europeo che mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

 

Il trasferimento dei dati

La parte finale del Progetto riguarda il trasferimento tecnologico dei dati direttamente alle aziende vitivinicole. La piattaforma online utilizzata sarà QdC® - Quaderno di Campagna® dell'Azienda Image Line® in cui verrà inserito il tipo di biochar utilizzato nello studio per renderlo più fruibile al mondo agricolo.

 

Cambiamento climatico: come cambia (e cambierà) la viticoltura

Nel Bacino del Mediterraneo gli studi hanno messo in evidenza un aumento della temperatura pari a circa 1 grado nel periodo che va dal 1881 al 2010. In queste zone, annualmente, la quantità di precipitazioni rimane invariata ma è cambiato rispetto al passato il numero di giornate piovose.

 

In poche parole, in tutti i paesi del Bacino del Mediterraneo piove la stessa quantità di acqua ma in un numero di giornate minori.

 

Questo fenomeno comporta un allungamento dei periodi siccitosi che nelle zone del Sud si traduce in un incremento della desertificazione degli areali; mentre nelle zone del Nord Est si traduce in problematiche legate all'assorbimento dell'acqua da parte dei suoli quando avvengono eventi piovosi molto intensi.

 

Ma come reagiscono i sistemi biologici a queste variazioni climatiche?

 

Se dalla condizione climatica ottimale, tipica di ogni specie, ci si scosta anche di molto poco si hanno delle ripercussioni sia in termini fenologici che produttivi.

 

Per esempio, in cultivar come il Barolo una temperatura di 18 gradi è ritenuta ottimale per produrre uve di buona qualità. Ma al di sotto o al di sopra dei 18 gradi la qualità della vendemmia tende ad abbassarsi drasticamente. Questo perché un andamento non ottimale della temperatura influisce negativamente sulla fotosintesi clorofilliana che si ripercuote su altri processi fisiologici, come la maturazione dei grappoli.

 

In particolare, con le alte temperature e lo stress idrico, si assiste al cosiddetto "disaccoppiamento della maturazione", ovvero la quantità di zuccheri e di antocianine prodotte all'interno dell'acino non sono uguali abbassando la qualità finale dell'uva.

 

Anche la presenza di acqua sotto o sopra la soglia ottimale determina una diminuzione delle rese.

 

Le previsioni future prevedono per il Bacino del Mediterraneo una riduzione molto intensa della produzione di uve, in particolare in zone molto vocate come la Spagna e la Francia. Questa riduzione coinvolgerà anche le zone del Sud Italia come la Sicilia, con uno spostamento sempre maggiore delle produzioni vitivinicole verso gli areali del Nord. Tuttavia è difficile avere certezze in quanto diversi fattori concorrono nelle produzioni vitivinicole come, per esempio, i diversi microclimi e i diversi adattamenti a livello locale.

 

La situazione quindi è complessa e alla luce di queste incertezze è sempre più importante continuare a raccogliere dati sull'utilizzo del biochar per mitigare gli effetti della carenza d'acqua.

 

AgroNotizie®, QdC® e Quaderno di Campagna® sono marchi registrati da Image Line Srl Unipersonale

 

Questo articolo è stato modificato in data giovedì 28 settembre 2023 nella parte riguardante il ruolo lavorativo di Marco Nardini ed è stato aggiunto il ruolo di Alessandro Chellini.

Nell'intervento di Alessandro Chellini sono stati modificati gli ettari destinati alla distribuzione dell'ammendante durante lo studio.

Nella parte riguardante la raccolta dei dati è stato aggiunto il nome di Salvatore Filippo di Gennaro.

Nel parte riguardante l'origine del biochar sono state modificate le biomasse organiche per l'ottenimento dell'ammendante.

Questo articolo è stato modificato in data venerdì 29 settembre 2023 nella parte riguardante la raccolta dei dati tramite telerilevamento per la creazione di mappe tematiche e nella parte riguardante l'intervento di Salvatore Filippo di Gennaro sulla disponibilità delle immagini satellitari.

Questo articolo è stato modificato in data giovedì 12 ottobre 2023 nella parte riguardante la durata in anni del progetto.

Questo articolo è stato modificato in data 9 novembre 2023: è stato specificato il ruolo di Enerion Global.


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Psr 2014-2020. Sottomisura 16.2 "Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie" annualità 2022. Progetto B-Wine: Il biochar per aumentare la sostenibilità e la resilienza della viticoltura (Cup Artea: 1073741)

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