"Da oggi, finalmente possiamo dire che la filiera made in Italy del riso esiste". A tenerla a battesimo è stata Coldiretti Novara  davanti ad una platea di oltre 200 persone e numerose autorità intervenute il 12 marzo a Novara al convegno su 'Il made in Italy nel riso'.

Il progetto che si concretizza è quello di una struttura fortemente innovativa, che nasce dalla Società di scopo sui cereali voluta da Coldiretti e si traduce operativamente nella 'Filiera Italiana Riso Sca Spa', realtà che si propone "di restituire dignità piena e potere contrattuale ai produttori di riso".

La scelta del luogo, Novara, come sede del convegno, non è stata casuale: la Bassa Novarese vanta 35.816 ettari destinati a risaia, con un ruolo strategico determinante per l'economia del territorio.

 

Il convegno si è aperto facendo il punto sulla situazione attuale del comparto risicolo italiano, alle prese con una Politica agricola comunitaria in fluida evoluzione. In sintesi, come ha ricordato Paolo Abballe, responsabile economico Coldiretti per il settore riso, potrebbe esservi una contrazione dell'aiuto Pac mentre si rende oltremodo necessario l'avvio di un sistema di contrattazione che riconosca il giusto valore della produzione nazionale.

E la territorialità del riso italiano è proprio alla base del ragionamento che ha portato alla definizione del progetto. Dalla presa d'atto del "valore aggiunto territoriale" e del "ruolo attivo del risicoltore", la "nuova filiera" giunge a designare una tracciabilità del prodotto fino al consumatore finale, con il conseguente riconoscimento di un valore aggiunto all'impresa agricola produttrice: ciò si concretizza nella fissazione di un prezzo 'giusto' per il risone, che tenga conto dell'andamento dei mercati e dei concreti costi di lavorazione in campo.

"La creazione della nuova filiera - ha spiegato Emanuele Occhi, direttore di 'Filiera Italiana Riso Sca Spa', che ha illustrato il progetto - permetterà dunque di contrattare a valle i prezzi dei prodotti e servizi tramite l'effetto della massa critica e, a monte, permette di aumentare il potere contrattuale rivendicando un prezzo remunerativo che tenga almeno conto del costo 'giusto' alla produzione".

I principi chiave della Società di scopo valgono ad essere garanzia di una rintracciabilità di filiera che giunge sino al consumatore finale: trasparenza, garanzie, correttezza, affidabilità e risultati economici.

Dal punto di vista commerciale e di mercato, sarà di strategica importanza individuare un giusto percorso di confronto con la realtà industriale risiera e la distribuzione.

Soprattutto nella filiera del riso, la creazione di una società di scopo - che potrà essere partecipata da vari attori del comparto - è "una riorganizzazione epocale che aiuta il produttore a non subire la logica della speculazione industriale e rompere i legami storici con il passato. Al contempo potrebbe aiutare le medio piccole aziende trasformatrici  ad avere un flusso sufficiente e costante di prodotto".

Da questo principio nasce la volontà di riconoscere il ruolo importante delle oltre 100 realtà trasformatrici risiere di carattere artigianale, che però lavorano attualmente solo il 30% del prodotto disponibile (il 70% della quota è invece lavorato dalle industrie di più grandi dimensioni, ma che in Italia sono solo una quarantina).

"Partiamo dal convegno di oggi per una road-map che, nelle prossime tappe, porterà alla creazione fisica ed effettiva della filiera" hanno concluso Paolo Rovellotti e Giancarlo Ramella, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Novara.