E' stata presentata in questi giorni la Relazione annuale dell'Ente nazionale risi sulla produzione 2008. Come si legge nella prefazione della pubblicazione firmata da Roberto Magnaghi, direttore generale dell'Ente, "in un panorama magmatico e spesso confuso la relazione giunge come un tutor affidabile, atteso e decisivo per progettare il futuro del riso italiano. Un progetto in cui l'ente pubblico economico, i sindacati e il governo si ritrovano uniti negli intenti e nella operatività quotidiana. Anche quest'anno - prosegue - gli esperti presentano dalle pagine della Relazione la sintesi delle loro osservazioni che hanno un duplice oggetto. Da un lato si osservano, si scandagliano i movimenti del mercato internazionale e comunitario in un momento che richiede, oltre a nervi saldi, anche informazioni attendibili. Dall'altro lato si analizzano le patologie, le malerbe, i problemi agronomici che affliggono il prodotto in campo e nei magazzini. Anche questo aspetto sta diventando drammaticamente rilevante. L'Ente risi - conclude Magnaghi - è da sempre in prima linea nello studio dei pericoli che possono insidiare il primo valore del prodotto, cioè la qualità del riso italiano, che va promosso apartire dalle caratteristiche del seme e dal lavoro quotidiano dell'agricoltore".

In Italia, nel 2008, la superficie coltivata a riso è stata di 224.197 ettari, con una diminuzione di 8.352 ettari rispetto al 2007. Una diminuzione che è stata condizionata prevalentemente dai prezzi molto vantaggiosi raggiunti lo scorso anno da grano e mais, orientamento che ha subìto un'inversione nella seconda metà del 2008, quando i prezzi sono calati in modo rilevante.
Ogni anno sono iscritte al Registro nazionale nuove varietà di riso appartenenti ai differenti gruppi merceologici ed attualmente risultano essere iscritte circa 150 varietà, ma ne vengono utilizzate normalmente una piccola parte. Le nuove varietà sono di solito migliorative di quelle esistenti per una maggiore capacità produttiva, una migliore resistenza alle malattie, un ciclo vegetativo più breve e rese alla lavorazione più elevate. Si tratta di caratteristiche molto importanti, che non sempre però si esprimono in tutti gli ambienti di coltivazione ed in modo univoco. Peraltro le zone di coltivazione del riso in Italia sono molto differenti come ambiente climatico e pedologico e l'affermazione di una nuova varietà dipende in buona parte proprio dall'adattabilità che dimostra nei differenti ambienti di coltivazione. Le prove varietali hanno appunto il fine di verificare l'adattabilità delle nuove varietà al primo anno d'iscrizione, ponendole a confronto con altre recenti già coltivate nei differenti habitat, ottenendo così delle utili informazioni che possono agevolare le scelte dei produttori.

L'Ente nazionale risi, in collaborazione con alcune amministrazioni provinciali e regionali per le quali la risicoltura riveste una sicura importanza, coordina una rete di prove varietali "on farm" nelle differenti zone di coltivazione. Nel 2008 sono state realizzate in Italia 36 prove varietali, utilizzando superfici adatte ad essere gestite con mezzi aziendali e secondo un unico disegno sperimentale, permettendo così una elaborazione comune dei dati.
All'interno della Relazione nazionale dell'Ente nazionale risi tutti gli aspetti vengono affrontati e approfonditi e permettono, alla fine, di azzardare una serie di prospettive di mercato per la campagna 2008-2009. Con tutte le incognite che un contesto tanto dinamico e altalenante nasconde.