Al mondo serve sempre più cibo, ma non è che in passato la domanda di prodotti agricoli fosse piatta. Ciò ha spinto i ricercatori a trovare soluzioni sempre più efficaci nei rispettivi ambiti di competenza, dalla chimica alla meccanizzazione, dalle tecniche agronomiche alla genetica. Ed è proprio quest'ultima che ha giocato un ruolo preminente nell'ultimo secolo, come lo dimostrano le analisi storiche delle produzioni americane di mais occorse dagli '60 del XIX secolo sino ai giorni nostri.


I trend produttivi di mais in America

Dal 1866, anno in cui parte la serie storica delle produzioni, alla fine degli anni '30 le rese americane di granella di mais rimasero stagnanti intorno a una media di 16 quintali all'ettaro, oscillando da un minimo di 11 quintali a massimi di 20. Questo finché si coltivarono solo le varietà tradizionali. Poi arrivarono i primi ibridi e tutto cambiò. Nel volgere di circa vent'anni le medie salirono fino a superare i 25 quintali per ettaro (+55%).

 

Dal 1937 al 1955 i raccolti di granella di mais aumentarono infatti in ragione di circa mezzo quintale per ettaro all'anno. In tal modo le rese crebbero del 50-60% in meno di vent'anni.


Gli anni '50 furono però anche quelli dello sviluppo della chimica agraria, con l'espansione dei concimi azotati e dei primi agrofarmaci, e della meccanizzazione, con l'abbandono progressivo della trazione animale e l'esplosione di trattori e macchine da raccolta. E così anche l'aumento delle rese s'impennò ulteriormente.

 

Il tasso annuale di aumento dei raccolti si assestò infatti intorno a 1,12 q/ha, più del doppio di quello del periodo precedente. Da allora la crescita nei raccolti è però rimasta costante, venendo sostenuta sempre dai continui miglioramenti genetici e agro-tecnologici. 


Oggi le medie produttive americane sono intorno ai 110 quintali per ettaro, circa sei volte ciò che veniva raccolto sino a 90 anni fa. A dimostrazione di quanto la ricerca possa fare sul piano delle rese. Un aspetto che non si dovrà trascurare soprattutto in futuro, viste le crescenti difficoltà ambientali abbinate ai percorsi normativi miranti a ridurre gli input in agricoltura. 


Fare di più con meno, si dice. Vedremo se la scienza sarà d'accordo.