"Il vino dealcolato non è succo d'uva". È partito così il nostro viaggio alla scoperta dei vini dealcolati durante il Sana 2023, il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale.

L'occasione è stata l'incontro dal titolo "Vino dealcolato: le nuove frontiere di un prodotto millenario", dello scorso 8 settembre a cura dell'Unione Italiana Vini (Uiv), che ha fatto il punto sulla normativa, europea e nazionale, e sul mercato, attuale e futuro, a cui è seguita una degustazione.

 

Uno sguardo alla normativa dei vini dealcolati

Il Regolamento UE 2021/2117 del 2 dicembre 2021 è la norma chiave per il settore, in quanto ha autorizzato e regolamentato proprio recentemente la produzione e commercializzazione di vino totalmente o parzialmente dealcolato nell'Unione Europea. In questo Regolamento, nel considerando 40, è riportata la motivazione di questa decisione: "Vista la domanda crescente da parte dei consumatori di prodotti vitivinicoli innovativi che hanno un titolo alcolometrico effettivo inferiore a quello stabilito per i prodotti vitivinicoli nell'allegato VII, parte II, del regolamento (UE) n. 1308/2013, dovrebbe essere possibile produrre tali prodotti vitivinicoli innovativi anche nell'Unione".

 

Essendo un Regolamento e non una direttiva, come ben specificato da Elisabetta Romeo-Vareille, Policy officer dell'Uiv, è una norma direttamente applicabile negli Stati membri, ma in Italia abbiamo il Testo Unico della Vite e del Vino (Legge n. 238 del 12 dicembre 2016) che pone alcune problematiche, non essendo perfettamente allineato alla normativa europea. Alcuni punti del Testo Unico non consentono infatti alle imprese vitivinicole italiane di iniziarne la produzione negli stabilimenti vitivinicoli. È vietata - per esempio - la detenzione di alcune sostanze negli stabilimenti enologici che, nel caso specifico dei vini dealcolati, andrebbe regolamentata. Dovrebbe anche essere permessa la detenzione momentanea dell'alcol prodotto dal processo di dealcolizzazione prima che questo venga denaturato e quella dell'acqua ottenuta nel corso dello stesso processo.

 

A tal proposito, il Ministero delle Politiche Agricole, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf) ha recentemente inviato alle organizzazioni professionali uno schema di decreto, relativo appunto ai vini dealcolati e parzialmente dealcolati, elaborato a seguito di un confronto con l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm) e l'Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari (Icqrf), proprio per realizzare un allineamento.

 

Entrando nello specifico, i principali aspetti di questo schema di decreto sono:

  • L'acqua endogena ottenuta dai processi di dealcolizzazione effettuati tramite distillazione o evaporazione parziale può essere recuperata a condizione che il riutilizzo avvenga all'interno del processo di dealcolizzazione, operando in modo continuo e automatico in un circuito chiuso.
  • Il processo di dealcolizzazione può avvenire esclusivamente presso stabilimenti dotati di licenza di deposito fiscale per la produzione di alcol.
  • Fino alla realizzazione di una specifica funzionalità telematica le singole lavorazioni devono essere preventivamente comunicate entro il quinto giorno antecedente alla loro effettuazione mediante Pec agli uffici territoriali dell'Icqrf e dell'Adm secondo competenza.

 

Elisabetta Romeo-Vareille, Policy officer dell'Uiv ha presentato il mondo dei vini dealcolati durante il Sana 2023

Elisabetta Romeo-Vareille, Policy officer dell'Uiv ha presentato il mondo dei vini dealcolati durante il Sana 2023

(Fonte foto: Giulia Romualdi - AgroNotizie®)

 

Vini dealcolati, quali sono e come si producono

Vino, vino spumate, vino spumante di qualità, vino spumante di qualità di tipo aromatico, vino spumante gassificato, vino frizzante e vino frizzante gassificato sono le tipologie di vino che possono essere dealcolate e la dealcolizzazione può essere di due tipi: totale o parziale. La prima se il titolo alcolometrico effettivo del prodotto non è superiore allo 0,5%, la seconda se il titolo alcolometrico effettivo del prodotto è superiore allo 0,5% e inferiore al titolo effettivo minimo della categoria che precede la dealcolizzazione. Tuttavia, come precisato nel corso dell'evento, per i vini a Indicazione Geografica Protetta (Igp) o Denominazione di Origine Protetta (Dop) è autorizzata solo la dealcolizzazione parziale.

 

Sono tre i processi di dealcolizzazione autorizzati: evaporazione sottovuoto, tecniche a membrane, distillazione. Esiste una differenza sostanziale fra le tecniche evaporative e le tecniche a membrane: nelle tecniche evaporative il risultato in termine di dealcolazione è che da un lato si ottiene il vino dealcolato e dall'altro l'acqua di vegetazione del vino ricca in alcol, che può variare dal 30% al 40%, fino ad arrivare in alcuni casi all'80-85% in caso di rettifiche particolari; nel caso della tecnica a membrana non si tratta di acqua di vegetazione, ma è acqua di rete (quindi viene dal rubinetto) in cui la concentrazione alcolica è molto bassa (da 0,3 a 0,5 gradi alcolici).

 

La caratteristica in comune è che i processi di dealcolizzazione utilizzati non devono dare luogo a difetti dal punto di vista organolettico.

 

Essendo prodotti nuovi, alla Commissione Europea sono arrivate numerose domande relative alla loro produzione da parte degli Stati membri. Nella sua presentazione Elisabetta Romeo-Vareille ha riportato che l'organo europeo ha condiviso un documento contenente le risposte ai principali quesiti e alle principali perplessità sollevate. A spiccare è il fatto che, in base all'attuale normativa, non è possibile produrre vino biologico dealcolato. Sono state infatti autorizzate alcune nuove pratiche enologiche per la produzione di vino dealcolato convenzionale, dal momento del riconoscimento legale del vino dealcolato come prodotto vitivinicolo, ma queste non sono tra quelle autorizzate per la produzione di vino biologico. La Commissione Ue sta però esaminando la questione, anche e soprattutto in vista dell'obiettivo Ue di raggiungere il 25% dei terreni agricoli destinati all'agricoltura bio entro il 2030.

 

Perché produrre vino dealcolato?

A questo punto la domanda è d'obbligo: perché produrre vini dealcolati, quando sono anni, millenni, che si produce vino "classico"? La risposta è semplice: perché cresce sempre più la domanda. I motivi principali di questa crescita della richiesta sono tre: preoccupazione per la salute pubblica, usanze sociali e in primis divieti religiosi e categorie di consumatori che sono particolarmente interessate a questi prodotti.

 

Il primo punto è strettamente collegato al fatto che da alcuni anni le bevande alcoliche sono state oggetto di studio da parte delle autorità europee e mondiali; questi studi però, come spiegato da Elisabetta Romeo-Vareille, hanno considerato le bevande alcoliche nel loro insieme, senza tener conto delle caratteristiche specifiche, come per esempio il fatto che il vino è un alimento che ha come materia prima l'uva e quindi contiene delle sostanze che hanno un impatto positivo sulla salute (tannini, flavonoidi, eccetera), e in secondo luogo non hanno considerato l'elemento quantitativo in quanto associano il consumo di qualsiasi quantità di alcol a un rischio per la salute.

 

Tutto ciò è stato criticato dal settore vitivinicolo, anche perché sono studi che hanno un impatto sulle scelte dei consumatori: nei Paesi che tradizionalmente sono stati i maggiori consumatori, il consumo annuo pro capite tende infatti a diminuire. Nel 2022, secondo dati di Wine Intelligence, un terzo dei consumatori vuole diminuire il consumo di alcol negli Stati Uniti, il 36% in Giappone, il 56% in Australia e il 58% in Svizzera. Secondo le elaborazioni dell'Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini su dati della World Bank, il consumo di alcol pro capite ha subìto un decremento medio annuo del 3,2% in Italia, dell'1,8% nel Regno Unito, dell'1,4% in Francia e nei Paesi Bassi e dell'1% in Germania.

 

Il secondo punto è invece collegato ad una percentuale, il 50%: nel mondo il 50% della popolazione non consuma bevande alcoliche per motivi religiosi o semplicemente perché non le considera nel proprio regime alimentare.

Infine, da alcune indagini condotte sono stati individuati dei profili ben precisi di consumatori di vino parzialmente o totalmente dealcolato: alcune fasce di età (per esempio molti giovani che cercano alternative all'alcol), le donne, che mostrano un maggiore interesse per questi prodotti, chi ha più di sessanta anni (per motivi di salute) e persone che sono in determinate situazioni (donne in gravidanza, sportivi, chi presenta problemi di salute come diabete o malattie del fegato).

 

Il mercato mondiale ed europeo dei vini dealcolati

Anche se oggi a livello mondiale il campo è dominato dalla birra, i cui produttori si sono orientati da anni verso la dealcolizzazione, il mercato dei vini dealcolati ha un bel potenziale. Nel 2021, il mercato della dealcolizzazione valeva 7,5 miliardi di euro, di cui 322 milioni di euro per il vino parzialmente o totalmente dealcolato. Entro il 2025, il mercato globale della dealcolizzazione potrebbe avere un valore complessivo da 30 miliardi di dollari, di cui l'80% sarà rappresentato dalla birra analcolica.

 

Tuttavia, il grafico seguente, che prende in considerazione i vini parzialmente e totalmente dealcolati, i vini aromatizzati e i vini non aromatizzati, mostra che le prospettive di crescita sono impressionanti: tra il più 7% e il più 10% di incremento annuo, in tutte le regioni del mondo. Nello stesso periodo, le prospettive di crescita annuale del consumo di vino "classico" sono stimate all'1%.

 

Se consideriamo i vini dealcolati per categoria, nel periodo 2018-2023 le vendite di vini fermi parzialmente o totalmente dealcolati sono cresciute del 13% e quelle dei vini fermi parzialmente o totalmente dealcolati del 5,6%.

 

Grafico: Le prospettive di crescita per i vini dealcolati sono alte

Le prospettive di crescita per i vini dealcolati sono alte

(Fonte foto: Giulia Romualdi - AgroNotizie®)

 

Il secondo grafico, invece, come spiegato nel corso del convegno dalla Policy officer dell'Uiv, mostra la distribuzione delle aziende per Paese ed è interessante vedere la leadership della Germania con il 21% e il 16% della Spagna, l'Italia è al 14% e la Francia al 12%.

 

Grafico: La distribuzione delle aziende per Paese

La distribuzione delle aziende per Paese

(Fonte foto: Giulia Romualdi - AgroNotizie®)

 

Anche in Unione Europea, sulla base di uno studio commissionato dalla Commissione Ue, la birra fa la parte del leone con il 97% del mercato in volume e il 93% in valore, ossia 7,5 miliardi di euro e 2,5 miliardi di litri. Nello stesso anno, il mercato dei vini parzialmente o totalmente dealcolati rappresenta 322 milioni di euro e 42 milioni di litri, con i vini spumanti che contano per il 70% del totale sia in valore che in volume. I principali mercati sono: Francia (166 milioni di euro), Germania (69,3 milioni di euro), Italia (30,6 milioni di euro) e Spagna (15 milioni di euro). I vini aromatizzati rappresentano un valore di 16 milioni di euro e un volume di 2 milioni di litri (0,3% in volume e 0,6% in valore). I principali Paesi consumatori sono Francia (7,6 milioni di euro), Spagna (4 milioni di euro) e Germania (1,5 milioni di euro).

 

Sarà una moda passeggera o un prodotto che prenderà sempre più piede tra i consumatori? Chi vivrà vedrà. Oggi le certezze sono che i vini dealcolati hanno una loro identità, i consumatori non li paragonano alle bevande analcoliche e il loro mercato non è in concorrenza con quello dei vini "classici".

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