Il Financial Times racconta che l'agricoltura rigenerativa ha praticamente raddoppiato le superfici negli ultimi 10 anni. Da 106,6 milioni si è passati a 205,3 milioni di ettari, particolarmente concentrati (l'80% circa) nelle Americhe. Nella statistica del Financial Times sono stati conteggiati gli ettari con copertura vegetale permanente sottoposti a minimum tillage o a nessun tipo di lavorazione.

 

Abbiamo sottolineato la fonte dell'informazione dato che oggi deve apparir chiaro che l'agricoltura rigenerativa non è materia per figli dei fiori, freakettoni e compagnie cantanti. L'agricoltura rigenerativa deve invece essere soprattutto innovazione.

 

A tal riguardo è formidabile l'attività della Andes, una startup californiana supportata da Leaps, il fondo venture capital della Bayer. Ad Andes stanno sviluppando dei microorganismi per aumentare la capacità delle piante nel fissare azoto, incrementando quindi la capacità di fissare una maggiore quantità di anidride carbonica nei terreni. Secondo Andes, i microorganismi potrebbero ridurre di un terzo emissioni di gas serra dovute ai fertilizzanti azotati, stimate in un totale 1,5 gigatonnellate.

 

L'obiettivo del Green Deal Ue di ridurre del 20% entro il 2030 l'uso di fertilizzanti di sintesi - che a molti è parso troppo ambizioso - potrebbe essere allora a portata di mano. Questo tipo di innovazione è un caso di concretizzazione della fortissima attività scientifica che sta interessando nei recenti anni i microrganismi del suolo e in particolare le micorrize. I rapporti di reciproco vantaggio fra funghi, batteri e piante non sarebbero (come quelli della mia età hanno a suo tempo studiato) limitati a un certo numero di piante ma a gran parte del regno vegetale.

 

È la scoperta del Wood Wide Web: ne parleremo.