Innovazione in agricoltura fa rima con drone. E infatti i velivoli senza pilota hanno le carte in regola per rivestire un ruolo sempre maggiore all'interno delle aziende agricole del futuro. Questi velivoli senza pilota sono infatti in grado di portare sopra le colture agrofarmaci, fertilizzanti, ma anche sementi ed insetti utili, nonché sensori di vario genere.

Delle potenzialità di questi strumenti si è discusso durante un evento dedicato all'agricoltura nell'ambito di Dronitaly, la kermesse (di cui AgroNotizie è partner) dedicata ai velivoli senza pilota che si tiene ogni anno presso la Fiera di Bologna.

A prendere la parola sono stati Alessandra Biagiotti, Area Ambiente e Territorio di Coldiretti, Marcello Chiaberge, docente e coordinatore Pic4Ser - Politecnico di Torino, Mauro Contrafatto, product manager 3D Target, Chiara Corbo, direttrice Osservatorio Smart Agri Food - Politecnico di Milano, Andrea Degli Esposti, presidente Giovani Impresa Coldiretti Emilia Romagna, Antonio De Lorenzo, accountable manager & safety adviser di Rina, Alberto Manca, membro della Commissione Agricoltura della Camera, Paolo Marras, general manager di Aermatica3D, e Federica Mastracci, head of Rpas Solutions Unit di Telespazio.


Gli usi dei droni in agricoltura

Parlare del drone in agricoltura vuol dire tutto e niente. I droni sono solo dei mezzi per trasportare sopra i campi, in maniera economica e precisa, qualcosa. Ed è questo qualcosa a determinare la funzione del drone. Vediamo dunque quali possono essere gli usi.


Applicazione di mezzi tecnici

I velivoli senza pilota possono trasportare agrofarmaci, sementi, fertilizzanti, diffusori di feromoni, insetti per il biocontrollo e qualunque altro mezzo tecnico sia disponibile in agricoltura. In questo modo si può procedere ad una applicazione di precisione, magari seguendo delle mappe di prescrizione.

L'ostacolo principale è oggi rappresentato dalla normativa, visto che il Pan (vecchio e nuovo) di fatto vieta l'impiego dei droni per l'applicazione di prodotti fitosanitari. L'attuale normativa concede alcune deroghe per finalità sperimentali ma ad oggi sono poche le aziende che hanno fatto domanda.

Il nuovo Pan apre ai droni, ma rimanda la palla ai Ministeri di Agricoltura e Salute che avranno due anni di tempo dopo l'entrata in vigore del nuovo Piano di Azione Nazionale per decidere come regolare una futura fase di sperimentazione. Mentre da noi si valutano aperture, in Francia è stata varata quest'anno una deroga alla legge sull'agricoltura che autorizza l'impiego dei droni per i trattamenti fitosanitari in aree di montagna con una pendenza superiore al 30%.

 

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Aspettando novità sul fronte legislativo i velivoli senza pilota possono essere usati (e lo sono) per disperdere insetti utili ad esempio su pomodoro e mais, oppure dispenser di feromoni.

Ad oggi sembra invece improbabile il loro utilizzo per la concimazione e la semina a causa del payload limitato (il Dji Agras T30, per fare un esempio, può sollevare al massimo 30 chilogrammi). Il loro uso potrebbe essere conveniente solo in condizioni proibitive per altri mezzi, come ad esempio aree montuose.


Monitoraggio delle colture

Potendo montare sensori di varia natura il drone può sorvolare i campi a differenti altitudini per raccogliere dati utili per prendere decisioni puntuali sulla gestione del campo.

Il livello più semplice riguarda l'impiego di camere Rgb per individuare eventuali problemi, ad esempio smottamenti, danni alle recinzioni causate da animali selvatici o intemperie, fallanze in impianti come frutteti o vigneti.

Grazie a sensori ad infrarosso invece si può misurare la temperatura della coltura e dunque sapere se la pianta è in stress. Se durante l'estate le piante non hanno acqua a sufficienza non riescono ad evapotraspirare e quindi la loro temperatura sale, con ripercussioni negative sulla produttività.

Se invece sul drone sono montati sensori multispettrali o addirittura iperspettrali è possibile indagare la radiazione riflessa da foglie e frutti e dunque ricavare numerose informazioni, la principale delle quali riguarda il vigore vegetativo, quanto efficientemente cioè la pianta utilizza la luce del sole per compiere la fotosintesi.

Da questo dato è poi possibile produrre delle mappe di vigore, che suddividono il campo in aree omogenee, utili per applicare input produttivi a rateo variabile. Ad esempio fornendo più concime alle piante che hanno un vigore minore.


Il futuro per i droni è roseo

Le potenzialità dei droni in agricoltura sono dunque enormi e anche se la normativa è oggi restrittiva è indubbio che i velivoli senza pilota abbiano le potenzialità per rendere l'agricoltura più produttiva e sostenibile.

Da questo punto di vista l'Unione Europea spinge molto sull'impiego dei velivoli senza pilota come valido strumento per raggiungere gli obiettivi delineati nel Green Deal e nella strategia From Farm to Fork, e cioè riduzione dell'impiego di agrofarmaci e fertilizzanti e una maggiore sostenibilità generale del settore primario.

Dalla tavola rotonda è emerso che l'ostacolo legislativo è quello più sentito, segue poi la mancanza di cultura e know how tra gli agricoltori, che in media sono restii ad innovare. Il problema è anche la presenza sul mercato di una gran quantità di soggetti, non sempre specializzati nel settore agricolo, che offrono servizi e prodotti agli agricoltori, ma non sempre riescono a garantire i risultati promessi.