Il Green deal, il Piano verde lanciato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, i problemi del mondo produttivo dalla filiera del grano duro a quella del mais, e la strategia Farm to fork. Questi i temi principali al centro del convegno nazionale Compag 'Il mondo produttivo alle prese con le politiche ambientali', l'appuntamento annuale della Federazione nazionale delle rivendite agrarie quest'anno online per via delle restrizioni per contenere l'emergenza sanitaria da coronavirus.

"Gli ambiziosissimi obiettivi della nuova Pac - afferma il presidente di Compag, Fabio Manara - cambieranno le cose per gli agricoltori e per le rivendite agricole, ma soprattutto il modo stesso di fare agricoltura. Questi cambiamenti, dovuti principalmente agli andamenti dei mercati o a nuove normative, pongono certamente enormi sfide ma anche delle grandi opportunità che dovremo saper cogliere. Spetta a noi decidere se limitarci a subirli o convertirli in un vantaggio”.

Sulla questione della filiera del grano duro - osserva Edoardo Musarò, vicepresidente di Compag stoccaggio cereali - si tratta di un sistema già collaudato da diversi anni, un fondo ministeriale istituito nel 2016 e industrie di trasformazione attive da oltre dieci anni con contratti di filiera; per il mais invece si ha a che fare con un territorio del tutto nuovo e la mancanza di coordinamento comporta numerosi problemi che hanno la soluzione nell'attuazione di contratti tra imprese agricole e imprese di commercializzazione e stoccaggio.

Mentre per la strategia Farm to fork - rileva il direttore generale di Compag, Vittorio Ticchiati - che "rientra nel Green deal" si "intende promuovere la sostenibilità ambientale, migliorando stili di vita, salute e ambiente; tra i suoi obiettivi per il 2030 c'è la riduzione del 50% del rischio di agrofarmaci e antimicrobici, la riduzione del 20% del ricorso ai fertilizzanti e il potenziamento dell'agricoltura biologica del 25% entro il 2030". I target vengono però ritenuti "molto ambiziosi" tanto da mettere a rischio il loro raggiungimento; sarà per questo necessario aspettare "le indicazioni pratiche per il loro conseguimento"; ci sono al momento troppe "contraddizioni, assieme ai rischi di eccessiva dipendenza dai sussidi che dovranno essere indirizzati a innescare meccanismi virtuosi di introduzione di nuove tecnologie e non alla decrescita felice".
Secondo il direttore di Compag "l'agricoltura comunitaria si trova a un bivio ma finché non saranno definiti dei regolamenti applicativi chiari e realistici, la strategia continuerà a essere una serie di enunciazioni con tante incongruenze e molti interrogativi".

Sul ruolo dell'agricoltura all'interno della strategia europea sull'ambiente, Centro consumatori Italia con Rosario Trefiletti mette in evidenza come i cittadini oggi siano più consapevoli e proprio per questo chiedono sicurezza e qualità delle produzioni. E allora "serve convergenza non contrapposizione tra chimica e produzione ma gli equilibri devono spostarsi più a favore dei cittadini che della grande distribuzione".

"Apprezziamo le nuove tecniche di ibridazione perché ci permettono di avvicinarci a garantire la sostenibilità ambientale ed economica auspicate - dichiara Matteo Lasagna, vicepresidente di Confagricoltura, che ha anche detto di essere sfavorevole ad alcuni aspetti della strategia definendo preoccupante la richiesta di ridurre antibiotici e agrofarmaci - dobbiamo difenderci da un'importazione incontrollata di materie prime che entrano a far parte delle nostre filiere più importanti. La ricerca, la scienza e la tecnologia saranno sempre più al fianco di consumatori e agricoltori, ma dovremo riuscire a valorizzarle. La strategia Farm to fork sarà una bellissima sfida per gli agricoltori e un distinguo per i paesi che non riconoscono le tecniche che agricoltori italiani ed europei stanno mettendo in campo".

Secondo il direttore di Agrofarma, Lorenzo Faregna, invece "la strategia non è da temere: ha favorito la convergenza di tutti gli attori della filiera sulla necessità di avere obiettivi comuni. Ora però va concertata la strada per raggiungerli. Inoltre, la chimica non è la causa dei problemi ma una parte essenziale della loro soluzione. Bisogna porre fine a questo atteggiamento di contrapposizione tra biologico e chimica, e ragionare in un'ottica di sinergia dei vari modi di fare agricoltura. L'industria è pronta a raccogliere la sfida dello sviluppo sostenibile".

Infine per Fabio Manara sembra non ci siano obiezioni "agli obiettivi che trovano nella nuova Pac il principale strumento finanziario, preoccupano solo i tempi. L'innovazione tecnologica dell'industria deve essere trasmessa agli agricoltori. Non siamo preparati a separare la parte tecnica da quella di vendita, anche se capiamo che in futuro sarà necessario farlo. Condividiamo dunque l'obiettivo ma ci preoccupano le tempistiche considerate le problematiche che si stanno verificando che portano alle deroghe sull'uso degli agrofarmaci".