I pensionati non pagano Imu

Anche i pensionati, se qualificati come coltivati diretti o imprenditori agricoli e continuano svolgere la loro attività e sono iscritti alla previdenza agricola, possono usufruire delle agevolazioni previste per il comparto agricolo in tema di pagamento dell'Imu.
Benefici fiscali dei quali già si era ventilata la possibilità nelle scorse settimane e che “Italia Oggi” del 19 ottobre conferma la applicabilità.
Trovano così risposta i numerosi contenziosi sollevati in passato su questo argomento.
Interessante poi la possibilità per i pensionati, purché in attività, di chiedere il rimborso di quanto pagato in precedenza, vista la retroattività della normativa (articolo 78 bis del decreto "Agosto").
 

Terremoto, fondi in arrivo

Per le aziende agricole coinvolte dai terremoti fra il 2016 e il 2017 arriva la possibilità di accedere a mutui agevolati. E' quanto si apprende il 20 ottobre da “Italia Oggi”, che riferisce le conclusioni della Conferenza Stato Regioni, che ha consentito lo sblocco dei 4 milioni di euro destinati a questa finalità dal decreto 213/2019.
Come precisato nell'articolo, potranno accedere a queste agevolazioni le micro, piccole e medie imprese attive nella produzione primaria, nella trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli. Le regioni interessate sono Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria.
I mutui agevolati saranno concessi per la realizzazione di progetti di sviluppo aziendale della durata massima di trentasei mesi. Gli investimenti potranno riguardare molti aspetti, dal miglioramento della sostenibilità al benessere animale.


Si bisticcia per la carne

Il consumo di carne è sceso a livello mondiale del 3% negli ultimi mesi, mentre dal Parlamento europeo arrivano proposte che danno il via libera a chiamare carne ciò che carne non è, essendo preparazioni ultraprocessate a base di soli vegetali. Ma che nel nome evocano la carne, come la definizione di hamburger o salsiccia e polpetta.
Proposta che ha sollevato molti malumori nel mondo degli allevatori che si oppongono con fermezza a queste ipotesi, in grado di trarre in inganno i consumatori.
Il tema è rimbalzato sulle pagine di molti giornali e fra questi “Repubblica” del 21 ottobre che ricorda come la Corte di Giustizia della Ue già in passato abbia cancellato le denominazioni delle bevande che si richiamano al latte.
Già la Francia, ricorda Repubblica, ha bandito l'utilizzo di definizioni come bistecca, scaloppine o cotolette nei prodotti che non contengono proteine animali. Con multe salate, che partono da un minimo di 300mila euro.
La carne non carne, si ricorda ancora, ha però importanti sostenitori nelle multinazionali e gli interessi in gioco sono enormi.
 

Verso la nuova Pac

Settimana di intenso lavoro per i ministri dell'Agricoltura dell'Unione europea, chiamati ad esprimersi sul futuro della Pac e a tracciare le linee direttrici della sua riforma.
Dalle pagine de “Il Sole 24 Ore” del 22 ottobre arriva la notizia di un primo accordo, con la conferma della maggiore attenzione ai temi ambientali.
Almeno il 20% della dotazione nazionale degli aiuti diretti, si legge nell'articolo, dovrà essere dedicato a incentivi per pratiche agronomiche tese alla riduzione degli agrofarmaci e dei fertilizzanti, incentivando al contempo le pratiche di agricoltura biologica.
Cambiamenti che avranno efficacia a partire dal gennaio del 2023 e per quella data ogni paese dovrà presentare un piano strategico nazionale per la attuazione di tutti gli interventi.
Un capitolo a parte è dedicato ai giovani e ai piccoli agricoltori, con incentivi per i primi e semplificazione per i secondi.
Accolta la richiesta italiana di istituire un fondo per coprire con le assicurazioni gli eventi avversi.


Non è carne se non c'è carne

In questi giorni si è molto discusso delle denominazione dei prodotti vegetali che si richiamano alla carne, argomento che è finito al centro delle discussioni nelle aule del Parlamento europeo.
Così, in questa stagione di contrapposizioni fra onnivori e vegetariani merita una lettura l'articolo a firma di Francesco Bonazzi sulle pagine de “La Verità” del 23 ottobre.
L'autore, che si dichiara vegetariano da trentadue anni, mette alla berlina con grande simpatia e una abbondante dose di humour chi segue una delle tante mode che escludono la carne dalla dieta, pretendendo di essere imitato.
Dopo aver ricordato che "ognuno è padrone del proprio colon" (frase da memorizzare…), conclude il suo articolo così: "Se non ci metti il latte, non si chiama budino. Se non ci metti la carne, non è né ragù né hamburger. Se non usi le uova, non è frittata: Ma perché dobbiamo fregare la gente, dopo avergli fatto anche la lezioncina".
 

Hanno deciso di non decidere

Ed ecco arrivare la "non decisione" del Parlamento europeo, chiamato a votare sulla proposta di concedere ai prodotti vegetali l'uso di definizioni che richiamano alla carne, come hamburger, salsiccia, bistecca o altro.
La proposta era quella di affidare alla Commissione europea il compito di legiferare sulla materia, suggerendo che si concedesse l'impiego di tali definizioni.
Decidendo di non decidere, il Parlamento europeo ha congelato la situazione attuale, dove ogni Stato membro decide per sé.
Immediate le proteste degli allevatori, raccolte da molti quotidiani in edicola il 24 ottobre, all'indomani della votazione a Bruxelles. Fra questi anche “La Stampa”, che si sofferma sul valore raggiunto sul mercato dalla "carne non carne", di fatto intenzionata a conquistare altre fette di mercato.
Molti i protagonisti del mondo della carne che hanno espresso il loro parere su questo argomento. Tutti concordi nel criticare il vantaggio concesso alle grandi multinazionali del cibo e della chimica.
Come pure a sottolineare il danno per i consumatori, indotti a credere che un preparato vegetale abbia lo stesso valore nutrizionale di una bistecca o di un hamburger "vero".
Soddisfatti invece gli attivisti di Greenpeace, che avrebbero comunque preferito una decisione netta a favore dei prodotti vegetali.
 

L'exploit del grano

Fra gli effetti secondari dell'emergenza sanitaria va annoverato anche quello sui mercati dei cereali e del grano in particolare.
Così, sebbene le scorte non manchino e magazzini e silos sparsi nel mondo siano pieni di grano, il prezzo è schizzato verso l'alto.
Da giugno a oggi il Chicago board of trade (Cbot), mercato di riferimento mondiale per il grano, ha registrato aumenti del 30%.
All'Euronext di Parigi, per la prima volta dal 2016, il frumento da macina ha superato i 210 euro per tonnellata. E' quanto si apprende il 25 ottobre da “Il Sole 24 Ore”, che ricorda come ad infiammare i prezzi del grano siano anche i capricci del clima, con una scarsità di pioggia che mette in forse le produzioni di alcune aree meridionali della Russia, paese che figura fra i primi fornitori mondiali di grano.
Situazione analoga si registra per le grandi pianure degli Usa, altro granaio mondiale.
Rincari così forti non erano tuttavia attesi, visto che la domanda si mantiene stabile. Sebbene sia da segnalare l'aumentata richiesta da paesi tradizionalmente forti importatori, come l'Egitto e l'Algeria.
A fare la differenza, conclude l'articolo, è però la Cina e tutto lascia pensare che Pechino abbia in animo di accumulare riserve strategiche di grano e di soia, preziosa per la rinascita degli allevamenti suini falcidiati della peste suina africana dei mesi scorsi.
"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell'agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.

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