"Il Lambrusco ha un rapporto forte con il territorio, il Sorbara in particolare". Bastano poche parole per sottolineare come la Cantina di Carpi e di Sorbara, in provincia di Modena, guardi con attenzione al rapporto tra vino e territorio, al punto da ricordare come ne scrivesse già nel 1934 Cavazzuti nel suo 'Note enologiche sul lambrusco di Sorbara': "'Si hanno viti di lambrusco a caratteri diversi. Questo è il famoso Lambrusco della viola, e la varietà è indigena di Sorbara, frazione del Comune di Bomporto; e quindi la culla del Lambrusco dista 14 km da Modena ed è incuneata tra i fiumi Secchia e Panaro. Il terreno compreso nella zona classica è formato dalle alluvioni dei due fiumi, specie del primo, ed è a fondo prevalentemente sabbioso, permeabile, ricco di potassio. Nei terreni argillosi questo vino assume un colore più carico che si discosta da quello tipico presentando inoltre al palato un’asprezza più elevata del consueto'".

"Si parla di terroir, con precisione, forse per la prima volta nel mondo del vino italiano
" sottolineano dalla cantina, che a sua volta è tra le più antiche d'Italia: la Cantina di Carpi, che è la più antica del territorio, è stata fondata nel 1903, mentre la Cantina di Sorbara nel 1923. Nel 2012 le due cantine si sono fuse, regalando al territorio modenese una delle realtà più importanti e radicate del mondo cooperativo, con 1100 soci conferitori, sette stabilimenti di produzione e una capacità produttiva basata su ben 2300 ettari di vigneti.

Oggi l’area della Doc, interamente in provincia di Modena, ricopre quei comuni che possono vantare i terreni sciolti adatti al Sorbara: gli interi territori comunali di Bastiglia, Bomporto, Nonantola, Ravarino, San Prospero e parte del territorio dei comuni di Campogalliano, Camposanto, Carpi, Castelfranco Emilia, Modena, Soliera, San Cesario sul Panaro.

"Il Sorbara, tra tutti i lambrusco, è quello con il maggior patrimonio di identità - spiegano dalla Cantina - teso e minerale, scarico di colore e affilato in bocca, austero e profondo nei profumi che rimandano ai fiori e a delicatissime spezie. Di queste uve non si conosce esattamente l’origine, ma è certo che questa famiglia di vitigni autoctoni, diffusi tra le province di Modena e Reggio Emilia, sia antica e diversa da tutti gli altri vitigni italiani. Sono spesso citati con il nome di viti brusche e di fatto testimoniano il loro legame con il territorio con un adattamento preciso ai diversi terreni dell’area di diffusione. Il Sorbara è il più selettivo tra tutti i Lambrusco e chiede con precisione i terreni sciolti e fertili che sono prossimi agli argini di Secchia e Panaro".

Fondamentale, per la crescita delle uve, è il tipo di territorio e il contesto in cui si pratica questa vitivinicoltura. Così come è importante la storia e il solco nella tradizione.
"Siamo in una pianura di campi immensi e argini, di canali nascosti e alberi monumentali che segnano l’orizzonte, di paesaggi segnati dalle nebbie invernali e da giornate estive arroventate dal sole - concludono dalla Cantina di Carpi e Sorbara - Il legame con la terra è l’arma in più che questo vino ha recuperato dal passato, è l’occasione per essere coinvolti in una comunità che riesce a fare festa nascosta tra le leggendarie nebbie della provincia. E che protegge una filiera unica al mondo per varietà e qualità, ostinatamente tramandata e custodita per generazioni".