E' Jacques Mézard il nuovo ministro dell'Agricoltura francese. E' senatore dal 2008 e presidente della comunità urbana di Aurillac (dipartimento del Cantal) dal 2001. Il passaggio di consegne al ministero di rue de Varenne è avvenuto nel pomeriggio di ieri, 17 maggio 2017.

Mézard subentra a Stéphane Le Foll, ministro che nell'ultimo anno non ha avuto una vita facile, in particolare all'inizio del 2016, nella fase più acuta della crisi della zootecnia e della cerealicoltura e con l'indice di popolarità del presidente della Repubblica Hollande già in brusca discesa.

"Mi ritengo un uomo pratico, non un uomo dei media - ha esordito ieri pomeriggio Mézard -. Non sarò il portavoce del Governo e credo di conoscere il mondo rurale e agricolo, essendo io parlamentare di un distretto iper-ruralizzato". Il Cantal, infatti, si trova nella Regione Alvernia-Rodano-Alpi.
Mézard è considerato un acceso sostenitore della ruralità, così come della laicità, elemento che non guasta quando si ha a che fare con gli eredi dell'Illuminismo francese.

Per il neo ministro ora l'obiettivo è "mantenere la rotta della politica agricola francese in connessione con l'Europa e attuare le linee guida del presidente Macron e del primo ministro, come erano state indicate durante la campagna". Un programma agricolo, però, un po' vacuo in confronto alla posizione marcatamente sciovinista del candidato di destra, Marine Le Pen.

"Gli agricoltori sono un elemento essenziale, fondamentale per la vita della nazione e noi abbiamo il dovere di proteggerli e di aiutarli a modernizzare il comparto - si è affrettato a rassicurare Mézard -. Per questo, non possiamo lasciare il comparto in difficoltà".

Secondo quanto riportato dal settimanale francese La France Agricole, nessuno si aspettava la nomina di Jacques Mézard come ministro dell'Agricoltura.
Nato ad Aurillac, avvocato, senatore del Cantal, Jacques Mézard è un sostenitore della prima ora di Emmanuel Macron, il più giovane presidente della Repubblica Francese dai tempi di Napoleone.
 

Le reazioni dei sindacati agricoli

Patrick Benezit, responsabile della Fdsea (Federazione dipartimentale dei sindacati degli agricoltori), non nasconde la propria sorpresa, ma accoglie positivamente la nomina del neo ministro, che proviene dalla sua stessa zona: "E' molto pragmatico ed efficace ed è un uomo sul quale si può contare per difendere i nostri temi, in particolare quelli legati all'attuazione delle norme europee e alla battaglia sui prezzi".

L'europarlamentare socialista Michel Dantin, forse convinto di poter occupare lo scranno di ministro, vista la sua esperienza in Commissione Agricoltura all'Europarlamento, non ha dissimulato il proprio disappunto. "Il ministro dell'Agricoltura ha sicuramente qualità, ma ha un compito estremamente difficile: difendere i nostri interessi a Bruxelles e, rispondere al malessere morale e sociale del mondo agricolo - ha affermato Dantin, prima della stoccata finale -. Non dovrà essere semplicemente un ministro della ruralità e del giardinaggio".

Anche la Fnsea augura buona fortuna a Mézard, anticipando che gli agricoltori "apprezzeranno un ministro che affronta i problemi con pragmatismo e buona volontà, anche perché non c'è tempo da perdere di fronte alle crisi economiche e ai cambiamenti climatici". Positivo, poi, per il principale sindacato agricolo francese, l'intenzione di rafforzare la relazione tra agricoltura e l'alimentare.

Il Coordinamento rurale punta sull'esperienza di Mézard e auspica che le esperienze del nuovo ministro nei diversi gruppi di studio del Senato "possano consentirgli di partecipare attivamente alla discussione della Pac, secondo le aspettative degli agricoltori".
Un banco di prova imminente saranno gli Stati generali dell'alimentazione, dove il mondo agricolo si attende una presa di posizione chiara da parte del nuovo inquilino del ministero dell'Agricoltura sui temi legati ai costi di produzione, ai margini di reddito, alla trasparenza nella produzione e sul tema dell'etichettatura.

La Confederazione contadina ha incalzato Mézard sulla questione del reddito agricolo come priorità assoluta. "I contadini sono vittime di ripetute crisi - secondo appunto la Confederazione contadina - causate dalle politiche di liberalizzazione. E' necessario agire in maniera efficace, in modo che i produttori ottengano prezzi remunerativi".

Il Modef, il sindacato delle Famiglie contadine, chiede al ministro una "maggiore giustizia sociale, con la rivalutazione dell'85% del salario minimo della pensione agricola dal prossimo 1° gennaio, la ridistribuzione degli aiuti agli agricoltori, l'equa distribuzione del valore aggiunto, riducendo i margini di guadagno della grande distribuzione e assicurando una maggiore redditività ai contadini, attraverso politiche di adeguamento dei prezzi agricoli".

Il sistema delle cooperative francesi si allinea nella richiesta di "una migliore distribuzione del valore nella filiera, nella promozione di strumenti di gestione del rischio, nelle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici".

Sono già arrivate anche richieste più specifiche, dalle rappresentanze di categoria. La Confederazione generale dei bieticoltori ribadisce la propria ambizione di esportare sui mercati mondiali e chiede di predisporre strumenti adeguati per la gestione del rischio.