Peggiora, anche se di poco, il saldo valutario netto della bilancia commerciale italiana dei cereali nel primo quadrimestre 2016. Infatti, nei primi quattro mesi dell'anno, il deficit è stato pari a 616,8 milioni di euro, quattro milioni in più rispetto ai 612,8 milioni del 2015.

Il motivo sta nella riduzione delle esportazioni e nella crescita delle importazioni. Proprio queste ultime sono aumentate nel primo quadrimestre 2016 di 363mila tonnellate rispetto allo stesso periodo 2015 (+6,1%). A trainare l'import è il grano tenero (+228mila tonnellate), seguito dal mais (+96200 tonnellate) e dal grano duro (+4400 tonnellate). Scendono l'orzo (-3400 tonnellate), il sorgo (-55mila tonnellate) e i trasformati dei cereali (-14400 tonnellate).

Cresce l'import di semi oleosi (+103400 tonnellate, ovvero +22,6%), mentre le farine proteiche si riducono di 21mila tonnellate (-2,2%). Segno più anche per il riso (+41mila tonnellate).
Sul fronte dell'export, in generale nei primi quattro mesi del 2016, il segno negativo si attesta su 110mila tonnellate in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (-7%).

La riduzione è dovuta alle minori vendite all'estero di cereali in granella (-100mila tonnellate, in particolare -60mila tonnellate di grano duro e -22mila tonnellate di mais), oltre alle paste alimentari (-21mila tonnellate), ai mangimi a base di cereali (-9700 tonnellate) e al riso (-28mila tonnellate).
Crescono solo i prodotti trasformati (+46mila tonnellate) e la farina di grano tenero (+3mila tonnellate).
In valore è cresciuto quindi l'esborso per l'import, da oltre 1,732 a 1,841 miliardi di euro, mentre sono diminuiti gli introiti dall'export, ovvero da 1,228 a 1,115 miliardi di euro.