Le capitali europee rinunciano a difendere le api: non è passata la proposta della Commissione europea di vietare i neonicotinoidi, ovvero gli agrofarmaci responsabili, secondo diversi pareri scientifici, della moria degli insetti.
Nel Comitato permanente europeo per la catena alimentare e la salute animale, in cui siedono esperti che rappresentano i governi nazionali, non è stata raggiunta la maggioranza necessaria ad approvare il bando.

Il divieto dell’uso di neonicotinoidi proposto dall’Esecutivo comunitario
L’iniziativa è arrivata da parte dell’Esecutivo di Bruxelles dopo che diverse analisi scientifiche hanno provato la responsabilità dei neonicotinoidi sul fenomeno dell’aumento della morte di api e altri insetti impollinatori in Europa.
L’idea è quella di vietare per due anni, a partire dal primo luglio, l’uso dei tre insetticidi più tossici per le colture che maggiormente attirano le api: mais, colza, girasole e cotone (quest’ultimo, particolarmente poco incidente nella produzione europea). I tre pesticidi in questione sono quelli prodotti dalla tedesca Bayer e dalla svizzera Syngenta, contenenti i principi attivi Clothianidin, Thiamethoxam nonché il più diffuso al mondo, l’Imidacloprid. Il bando per due anni, nelle intenzioni della Commissione europea, darebbe il tempo di rianalizzare successivamente il dossier, sulla base degli elementi acquisiti sulla salute e la vita delle api nel corso di questo periodo “killer-free”.

Niente maggioranza 
Tredici capitali hanno appoggiato l’iniziativa dell’esecutivo di Bruxelles: il nostro Paese si è schierato a favore del bando, insieme a Francia, Polonia, Belgio, Slovenia, Olanda e Spagna. Un numero non indifferente di voci a favore dell’interdizione ma, a conti fatti, insufficiente per l’approvazione della proposta (per cui erano necessari 255 voti invece dei 173 raccolti).
A pesare sul risultato, non solo i Paesi contrari, tra cui Ungheria, Romania e Finlandia, ma soprattutto i cinque astenuti, tra cui si sono registrati due “grandi” come Germania e Gran Bretagna, che da soli, contando molto nel meccanismo di voto ponderato (calcolato tenendo conto della popolazione di ciascun Paese) potrebbero rovesciare il risultato. C’è da sottolineare, comunque, che l’astensione di Londra è stata una sorpresa, visto che ci si aspettava piuttosto una forte opposizione alla proposta, e che il Paese insiste particolarmente nel dover aspettare i risultati di un’analisi sul tema condotta a livello nazionale prima di potersi esprimere. 

I prossimi passi
Nelle prossime settimane la Commissione europea ripresenterà, con tutta probabilità, la proposta di bando nel cosiddetto “comitato d’appello”, forse apportando qualche modifica che possa andare incontro alle richieste di alcuni Paesi membri per cercare di allargare il consenso tra le capitali.
La procedura all’interno di questi comitati specifici, comunque, prevede che quando non si forma una maggioranza qualificata né a favore né contro la proposta, come in questo caso, l’esecutivo possa decidere di approvarlo lo stesso.
Per ora, il portavoce del Commissario europeo alla Sanità Tonio Borg, Frédéric Vincent, ha espresso soddisfazione per aver costretto le capitali a scoprire le carte, prendendosi le proprie responsabilità, e ha assicurato che l’obiettivo resta l’attuazione di misure legislative ambiziose e proporzionate.